«Féerique»

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Marco1971
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«Féerique»

Intervento di Marco1971 »

Mi riallaccio alla discussione cominciata qui.
Incarcato ha scritto:Féerique : immagino il termine faccia riferimento all'immaginario mitico di provenienza celtica.
Fiabesco può andar bene, ma solo come termine generico.
Il GRADIT ha scritto:féerique fiabesco: spettacolo, immagine f.. VAR. feerico
Il TLFi ha scritto:féerique A. Qui a trait au monde des fées.

B. Magnifique, merveilleux.
Féerique e fiabesco sono sinonimi, entrambi di senso generico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Non capisco questa discussione. Perché l'avete iniziata? In portoghese e in spagnolo si usa la parola feérico e non ci vedo alcun problema.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non ci vedo nulla di strano neanch’io. :) Ma la discussione è nata dalla citazione di Migliorini riportata da Freelancer.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Il punto era, semplicemente, che c'è chi si accontenta di un adattamento mentre una persona di grande sensibilità linguistica come Migliorini ci mostra che è possibile non accontentarsene.

Ad esempio, in italiano prima si usava boxeur e boxe. Magari qualcuno avrebbe detto: facciamo bocse o bosse o che so io, è perfetto, non crea problemi, rispetta il nostro sistema fonomorfologico ecc. ecc. Poi invece sono stati esumati pugile, pugilato per sostituirli.

In Purismo e neopurismo Migliorini, parlando di questi e altri vocaboli nuovi di zecca, riaccenna a féerique in questi termini:
Qualcuna di queste formazioni è singolarmente felice; ricordiamo fiabesco, coniato da non molti anni per rendere il francese féerique. Qui non c'è imitazione, qui non c'è servilità: circola, in Europa, una nozione per la quale l'italiano non ha finora avuto occasione d'usare un termine, e il miglior modo d'esprimerla è quello di foggiare un vocabolo con i mezzi propri.
È un approccio che mi trova completamente d'accordo.
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Sono anch’io del parere che la lingua dovrebbe prima di tutto cercare di rendere il forestierismo coi suoi propri mezzi, sfruttando il proprio lessico e le proprie regole di derivazione e formazione – quando ciò è possibile, come per il facile concetto espresso dal francese féerique.

Ma per molti termini, in particolare tecnico-specialistici, ciò non è facile, soprattutto se indicano oggetti o costumi strettamente legati a una cultura, come boomerang o wok, ad esempio. In casi simili, invece di prendere la parola cruda cruda, bisognerebbe darle un abito consono e adattarla (bumerango, guò).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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