Etimologia del verbo "appicciare"
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Etimologia del verbo "appicciare"
Mi piacerebbe conoscere l'etimologia del verbo "appicciare" (inteso sia nel senso di "bruciare, bruciarsi", che nel senso di "accendere"). Mi chiedevo, inoltre, se esso fosse usato con gli stessi significati anche in regioni diverse dalla Campania e se ci fosse qualche esempio letterario che ne attesti l'uso. Grazie.
Nel dizionario della Crusca si trova questo (non ho accesso al Battaglia perché trasloco lunedí ed è nelle scatole):
§. II. Appicciare il fuoco, il lume, e simili, si dice delle materie combustibili, quando si dà loro fuoco. Lat. accendere. Gr. καίειν.
Esempio: Tratt. segr. cos. donn. Allora quando appicciano la lucerna col zolfanello, o che appicciano il fuoco.
Per l’etimologia non so.
§. II. Appicciare il fuoco, il lume, e simili, si dice delle materie combustibili, quando si dà loro fuoco. Lat. accendere. Gr. καίειν.
Esempio: Tratt. segr. cos. donn. Allora quando appicciano la lucerna col zolfanello, o che appicciano il fuoco.
Per l’etimologia non so.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aggiungo l’esemplificazione tratta dalla BIZ[a].
La non finisce qui: anzi il crudelaccio fece appicciare un gran fuoco e trarvela drento per forza: ma non abbrusciò, perché in quello che ella ci fu per cader sopra, il cielo che ne ebbe misericordia, oscuratosi in un tratto, versò tanta acqua che aría spento le fornaci de lo inferno, non che un capannello di scope e di frasconi. (Aretino, Dialogo)
Come suol ne la Puglia, su il Picano
monte appicciare il cacciator la fiamma,
perch’indi le fiere escano nel piano
ed il cervo il covil lasci e la damma,
cosí Ercol quivi fa, con pronta mano,
onde il fiero leon sí a sdegno infiamma,
che per l’opposta parte esce del monte
e vien contr’Ercol, con altiera fronte. (Giambattista Giraldi Cinzio, Ercole)
E quello che glie l’acrebbe infinito, fu che il Duca d’Urbino gli fece dipignere un par di barde da cavallo, nelle quali fece una selva grandissima d’alberi, che vi era appicciato il fuoco, e fuor di quella usciva quantità grande di tutti gli animali aerei e terrestri, et alcune figure... (Vasari, Vite...)
...e non possendo aspettare che l’ora venisse, pianamente levatasi da canto al marito, se n’andò in cucina e con il fuoco appicciò un lume... (Fortini, Le giornate delle novelle dei novizi)
La non finisce qui: anzi il crudelaccio fece appicciare un gran fuoco e trarvela drento per forza: ma non abbrusciò, perché in quello che ella ci fu per cader sopra, il cielo che ne ebbe misericordia, oscuratosi in un tratto, versò tanta acqua che aría spento le fornaci de lo inferno, non che un capannello di scope e di frasconi. (Aretino, Dialogo)
Come suol ne la Puglia, su il Picano
monte appicciare il cacciator la fiamma,
perch’indi le fiere escano nel piano
ed il cervo il covil lasci e la damma,
cosí Ercol quivi fa, con pronta mano,
onde il fiero leon sí a sdegno infiamma,
che per l’opposta parte esce del monte
e vien contr’Ercol, con altiera fronte. (Giambattista Giraldi Cinzio, Ercole)
E quello che glie l’acrebbe infinito, fu che il Duca d’Urbino gli fece dipignere un par di barde da cavallo, nelle quali fece una selva grandissima d’alberi, che vi era appicciato il fuoco, e fuor di quella usciva quantità grande di tutti gli animali aerei e terrestri, et alcune figure... (Vasari, Vite...)
...e non possendo aspettare che l’ora venisse, pianamente levatasi da canto al marito, se n’andò in cucina e con il fuoco appicciò un lume... (Fortini, Le giornate delle novelle dei novizi)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
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Nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani (Cortellazzo-Marcato) abbiamo:
appiccià v. (marchigiano; laziale; abruzzese; molisano; campano; pugliese; lucano; sardo). 'Accendere', con varianti appaceà, appeccià, mpicciari, picciare ecc. e appicciare nel toscano.
Si ritiene che siano sviluppi di appiccare 'attaccare' (DEI), verbo già testimoniato da Dante e di etimo incerto. Sarebbero da collegare al tipo centromeridionale appicciare le forme settentrionali (del piemontese, lombardo, emiliano, romagnolo, veneto, triestino) impizzare, pizzare, pizzà 'accendere' con sostituzione di prefisso, mentre altri ritiene che si debba partire dal settentrionale ---> impjar adattato alla fonetica di appicciare (Marcato 1982)
impjàr v. (lombardo; veneto con varianti, a Grado impigià, nel veneto bisiacco impjà; friulano impjà. 'Accendere'.
Dal latino parlato *piliare per il latino tardo pilare 'rubare, pigliare', da cui l'italiano pigliare, con prefisso; la formazione è analoga all'italiano impigliare 'arrestare avviluppando'. la variante gradese si deve al passaggio della semivocale all'affricata palatale sonora. Pigliare nel significato di 'prendere fuoco, accendere' su usa in friulano (pjà), in emiliano (pjèr, apjèr), romagnolo (pjèr, ma anche ampjèr) AIS; DEI
impizar v. (veneto; veneto giuliano; lombardo orientale; trentino; emiliano; con varianti come impisàr ecc. 'Accendere'.
Forme da tenere distinte da ---> impjàr, sono di etimologia discussa; secondo Prati (1968) da una radice onomatopeica *picc(i). Tale ipotesi etimologica sarebbe da scartare per Doria (1987) perché non rende ragione delle varianti venete impigià (a Grado) impjàr (veneto bisiacco), varianti che, a nostro avviso, non rientrano nella serie di impizàr ma di ---> impjàr.
Personalmente terrei conto della possibilità, almeno per il tipo appicciare, di una derivazione da adpiceare, da pix-picis 'pece', anche se vi sono dei problemi di carattere fonetico, in quanto la -i- di pice(m) è breve e in molti dialetti, compreso il toscano, l'esito è -e- (pece) e non -i-.
appiccià v. (marchigiano; laziale; abruzzese; molisano; campano; pugliese; lucano; sardo). 'Accendere', con varianti appaceà, appeccià, mpicciari, picciare ecc. e appicciare nel toscano.
Si ritiene che siano sviluppi di appiccare 'attaccare' (DEI), verbo già testimoniato da Dante e di etimo incerto. Sarebbero da collegare al tipo centromeridionale appicciare le forme settentrionali (del piemontese, lombardo, emiliano, romagnolo, veneto, triestino) impizzare, pizzare, pizzà 'accendere' con sostituzione di prefisso, mentre altri ritiene che si debba partire dal settentrionale ---> impjar adattato alla fonetica di appicciare (Marcato 1982)
impjàr v. (lombardo; veneto con varianti, a Grado impigià, nel veneto bisiacco impjà; friulano impjà. 'Accendere'.
Dal latino parlato *piliare per il latino tardo pilare 'rubare, pigliare', da cui l'italiano pigliare, con prefisso; la formazione è analoga all'italiano impigliare 'arrestare avviluppando'. la variante gradese si deve al passaggio della semivocale all'affricata palatale sonora. Pigliare nel significato di 'prendere fuoco, accendere' su usa in friulano (pjà), in emiliano (pjèr, apjèr), romagnolo (pjèr, ma anche ampjèr) AIS; DEI
impizar v. (veneto; veneto giuliano; lombardo orientale; trentino; emiliano; con varianti come impisàr ecc. 'Accendere'.
Forme da tenere distinte da ---> impjàr, sono di etimologia discussa; secondo Prati (1968) da una radice onomatopeica *picc(i). Tale ipotesi etimologica sarebbe da scartare per Doria (1987) perché non rende ragione delle varianti venete impigià (a Grado) impjàr (veneto bisiacco), varianti che, a nostro avviso, non rientrano nella serie di impizàr ma di ---> impjàr.
Personalmente terrei conto della possibilità, almeno per il tipo appicciare, di una derivazione da adpiceare, da pix-picis 'pece', anche se vi sono dei problemi di carattere fonetico, in quanto la -i- di pice(m) è breve e in molti dialetti, compreso il toscano, l'esito è -e- (pece) e non -i-.
Riporto quanto dicono Carlo Battisti–Giovanni Alessio (DEI) e Giacomo Devoto (Avviamento all'etimologia italiana):
Come si può notare rimanda appicciare (e appiccicare) ad appiccare.Il DEI ha scritto:appiccare tr. (Dante), -àgnolo (XIV sec.). -amento (XIV sec.), -aticcio (XV sec.), -atoio (XIV sec.), -atura (XVI sec.). -o; attaccare, affiggere, sospendere, 'impiccare'; attribuire; etim. discussa, presuppone un *pīccāre.
appicciare tr., XIV sec., -atura; attaccarci, ampiamente rappresentato nei dial. anche tosc., nel significato di «accendere» che ha pure fino dal principio la v. letteraria; cfr. attaccare (il fuoco); per l'etim., vedi 'appiccare'.
appiccicare tr., XIV sec., -atura, -hino, -oso; attaccare, unire; intr., 'essere appiccicoso'; da 'appicciare'.. Nell'it. merid. rifl. vale «abbaruffarsi, azzufarsi».
Devoto invece separa appicciare (e appiccicare) da appiccare.Giacomo Devoto ha scritto:appiccare, incr. di appèndere e picca.
appicciare, lat. volg. *adpicjare, v. denom. da piceus col pref. a(d)-.
appiccicare, forma intens. o diminutiva di appicciare (v.).
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