Non so come "la pensano" altri vocabolari.La forma plurale marroni è d'uso popolare
Il plurale di "marrone"
Moderatore: Cruscanti
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Il plurale di "marrone"
Mi capita spesso di leggere o sentire scarpe marroni, pantaloni marroni. A mio avviso gli aggettivi che indicano colori derivati da sostantivi (rosa, viola, arancio, pisello, marrone, etc.) debbono rimanere invariati: scarpe (del color del) marrone; maglioni (del color della) viola. Anche in questo caso, non tutti i vocabolari concordano. Per il Treccani in linea è invariabile; per il DOP si può o no "pluralizzare"; sulla stessa "lunghezza d'onda" il sito garzantiano. Il De Mauro in linea non si pronuncia, il che significa che si può fare il normale plurale. Per il Sandron, infine, marrone è indeclinabile. Il Gabrielli, nel suo 'Dizionario linguistico Moderno', scrive
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Per il Sabatini-Coletti, a mio avviso il miglior vocabolario monovolume attualmente in commercio, sono accettabili, per il plurale, entrambe le soluzioni.
Il GRADIT dà solo il plurale in -i.
Il plurale regolare mi sembra giustificato dal fatto che nella coscienza di molti (del popolo, come dice il Gabrielli) non s’avverte più la derivazione del colore dal nome del frutto.
Personalmente sottoscrivo le indicazioni del Sabatini-Coletti.
Il GRADIT dà solo il plurale in -i.
Il plurale regolare mi sembra giustificato dal fatto che nella coscienza di molti (del popolo, come dice il Gabrielli) non s’avverte più la derivazione del colore dal nome del frutto.
Personalmente sottoscrivo le indicazioni del Sabatini-Coletti.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
- Ferdinand Bardamu
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Nel Corriere della Sera di ieri, domenica 28 agosto, a pagina 42, Federico Roncoroni polemizza sull'uso declinabile dell'aggettivo marrone.
«Ho comprato una maglietta e una camicetta gialle, due gonne verdi e un paio di guanti marroni». Una persona dai gusti piuttosto eccentrici? Forse. Certamente una che non conosce bene la grammatica. In italiano «marrone» — il colore della buccia del marrone, il frutto simile alla castagna — è un aggettivo indeclinabile. È vero che nella lingua di oggi il suo rapporto con la castagna si è affievolito e il poveretto viene strapazzato come se fosse un aggettivo qualsiasi, ma, per favore, lasciatelo vivere invariato, come «rosa», «viola», «indaco» e, ovviamente, «verde bottiglia», «rosso scuro», «grigio perla». E se proprio volete comprarvi un paio di guanti di quel colore, che siano «guanti marrone».
Come disse Fausto Raso nel primo intervento, come altri nomi di colori che derivano dal nome di un oggetto che possiede quel colore (viola, rosa, carta da zucchero, ecc.), nemmeno marrone si dovrebbe declinare.
È vero, tuttavia, che, se si cerca, per esempio, «scarpe marrone» e «scarpe marroni» su Google Libri, si ottengono risultati leggermente favorevoli per la forma declinabile (i risultati delle ricerche gugoliane, però, sono sempre da prendere cum grano salis).
Io credo si possa impiegare la forma declinata in un registro medio-basso (o popolare, come avverte il Treccani in linea), riservando invece la forma invariabile a contesti piú sorvegliati. Che ne pensate?
«Ho comprato una maglietta e una camicetta gialle, due gonne verdi e un paio di guanti marroni». Una persona dai gusti piuttosto eccentrici? Forse. Certamente una che non conosce bene la grammatica. In italiano «marrone» — il colore della buccia del marrone, il frutto simile alla castagna — è un aggettivo indeclinabile. È vero che nella lingua di oggi il suo rapporto con la castagna si è affievolito e il poveretto viene strapazzato come se fosse un aggettivo qualsiasi, ma, per favore, lasciatelo vivere invariato, come «rosa», «viola», «indaco» e, ovviamente, «verde bottiglia», «rosso scuro», «grigio perla». E se proprio volete comprarvi un paio di guanti di quel colore, che siano «guanti marrone».
Come disse Fausto Raso nel primo intervento, come altri nomi di colori che derivano dal nome di un oggetto che possiede quel colore (viola, rosa, carta da zucchero, ecc.), nemmeno marrone si dovrebbe declinare.
È vero, tuttavia, che, se si cerca, per esempio, «scarpe marrone» e «scarpe marroni» su Google Libri, si ottengono risultati leggermente favorevoli per la forma declinabile (i risultati delle ricerche gugoliane, però, sono sempre da prendere cum grano salis).
Io credo si possa impiegare la forma declinata in un registro medio-basso (o popolare, come avverte il Treccani in linea), riservando invece la forma invariabile a contesti piú sorvegliati. Che ne pensate?
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data lun, 29 ago 2011 22:50, modificato 2 volte in totale.
Ne convengo. Ma al registro medio-basso appartiene la forma declinata.Ferdinand Bardamu ha scritto:Io credo si possa impiegare la forma indeclinabile in un registro medio-basso (o popolare, come avverte il Treccani in linea), riservando invece la forma invariabile a contesti piú sorvegliati. Che ne pensate?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Perdonatemi se mi intrometto. Indeclinabile e invariabile non sono la stessa cosa?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
- Ferdinand Bardamu
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- u merlu rucà
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