«Ebére»
Moderatore: Cruscanti
«Ebére»
Scoperto ora ora mentre proseguivo nella lettura della Lingua poetica italiana (Luca Serianni, Roma, Carocci, 2009), il verbo ebére (o èbere come spontaneamente m’era venuto di pronunciarlo) ha per me il dolce sapore dei cultismi aerei.
La definizione del Treccani si può leggere qui; riporto invece dal Battaglia, non accessibile in linea.
Ebére, intr. (usato soltanto nella terza persona singolare dell’indic. presente: ebe). Ant. Letter. Languire, infiacchirsi; stare in ozio, inattivo. [Tralascio le citazioni.]
2. Cedere, venir meno. [...]
= Vc. dotta, lat. hebēre ‘essere ottuso’ (in senso fisico e morale); cfr. EBETE.
La definizione del Treccani si può leggere qui; riporto invece dal Battaglia, non accessibile in linea.
Ebére, intr. (usato soltanto nella terza persona singolare dell’indic. presente: ebe). Ant. Letter. Languire, infiacchirsi; stare in ozio, inattivo. [Tralascio le citazioni.]
2. Cedere, venir meno. [...]
= Vc. dotta, lat. hebēre ‘essere ottuso’ (in senso fisico e morale); cfr. EBETE.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Ho trovato un paio d'esempi illustri:
Poi vidi un grande con atti soavi,
e, se non che 'l suo lume all'estremo ebe,
forse era il primo, e certo fu fra noi
qual Bacco, Alcide, Epaminonda a Tebe:
ma 'l peggio è viver troppo! [Petrarca, Triumphus Fame, I]
La spada di Medoro anco non ebe;
ma si sdegna ferir l'ignobil plebe. [Ariosto, Orlando furioso, XVIII, 178]
Poi vidi un grande con atti soavi,
e, se non che 'l suo lume all'estremo ebe,
forse era il primo, e certo fu fra noi
qual Bacco, Alcide, Epaminonda a Tebe:
ma 'l peggio è viver troppo! [Petrarca, Triumphus Fame, I]
La spada di Medoro anco non ebe;
ma si sdegna ferir l'ignobil plebe. [Ariosto, Orlando furioso, XVIII, 178]
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
È veramente strano che il Treccani non attesti questo verbo come arcaico, al contrario del Tommaseo. Il Pianigiani, invece, lo ignora.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Mi perdoni, Fausto, credo che non abbia letto bene:Fausto Raso ha scritto:È veramente strano che il Treccani non attesti questo verbo come arcaico, al contrario del Tommaseo. Il Pianigiani, invece, lo ignora.
ebére (o èbere) v. intr. [dal lat. hebēre «essere ottuso»], ant. [...]
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Ha ragione, gentile Luca, vado a mettermi in punizione.Luca86 ha scritto: Mi perdoni, Fausto, credo che non abbia letto bene:
ebére (o èbere) v. intr. [dal lat. hebēre «essere ottuso»], ant. [...]
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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