Trascrizione fonetica delle affricate geminate

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Carnby
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Trascrizione fonetica delle affricate geminate

Intervento di Carnby »

A mio avviso, la trascrizione delle affricate (o «occlucostrittive») suggerita da Luciano Canepari è fuorviante. Sono d'accordo per l'uso del monogramma (che complica, è vero, la composizione tipografica ma è esteticamente migliore dei vari «ombrelloni» e «barchette») per le affricate scempie ma non per le geminate. In italiano abbiamo due tipi di geminate: la dentale e la postalveolare (canepariamente «postalveo-palato-labiale»). Nel primo caso, come primo elemento dell'affricata geminata bastano senza dubbio /t, d/. Nel caso delle postalveolari, la trascrizione più esatta sarebbe con il simbolo dell'occlusiva corrispondente, che tuttavia non fa parte dell'insieme di simboli ufficiali dell'Alfabeto fonetico internazionale. Tuttavia Canepari ha creato la t (e la d) con la coda girata che ricorda la parte finale della fricativa (o «costrittiva») corrispondente e quindi si può usare quello. In testi meno approfonditi, specie per le trascrizioni fonemiche tra barre oblique, si useranno semplicemente /t, d/ seguite dal monogramma, avvertendo esplicitamente che quel simbolo è una semplificazione e che foneticamente è un fono postalveolare con caratteristiche palatali e labiali.
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Ferdinand Bardamu
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Re: Trascrizione fonetica delle affricate geminate

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Perdoni la serie di domande, ma vorrei chiarirmi il suo intervento.
Carnby ha scritto:In italiano abbiamo due tipi di geminate: la dentale e la postalveolare (canepariamente «postalveo-palato-labiale»).
Esemplificando e semplificando, le geminate dentali sono le zeta in mazzo /'mattso/ e razzo /'raddzo/; le postalveolari («postalveo-palato-labiali») le ci in laccio /'lattSo/ e le gi in faggio /'faddZo/?
Carnby ha scritto:Nel caso delle postalveolari, la trascrizione più esatta sarebbe con il simbolo dell'occlusiva corrispondente[.]
Quale sarebbe l'occlusiva corrispondente?

Grazie dell'attenzione e della pazienza. :)
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Carnby
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Re: Trascrizione fonetica delle affricate geminate

Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Esemplificando e semplificando, le geminate dentali sono le zeta in mazzo /'mattso/ e razzo /'raddzo/; le postalveolari («postalveo-palato-labiali») le ci in laccio /'lattSo/ e le gi in faggio /'faddZo/?
Esattamente.:)
Carnby ha scritto:Quale sarebbe l'occlusiva corrispondente?
L'occlusiva con lo stesso punto di articolazione della c in laccio e che non fa parte dell'insieme dei simboli ufficiali dell'Alfabeto fonetico internazionale (ma Canepari l'ha previsto nel suo canIPA). Allego un'immagine con la mia proposta di trascrizione (si noti anche, nelle trascrizioni fonetiche, l'allungamento in tonia del primo elemento della geminata).

Immagine
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Infarinato
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Re: Trascrizione fonetica delle affricate geminate

Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:A mio avviso, la trascrizione delle affricate (o «occlucostrittive») suggerita da Luciano Canepari è fuorviante. Sono d'accordo per l'uso del monogramma […] per le affricate scempie ma non per le geminate. In italiano abbiamo due tipi di geminate: la dentale e la postalveolare […]. Nel primo caso, come primo elemento dell'affricata geminata bastano senza dubbio /t, d/. Nel caso delle postalveolari […] Canepari ha creato la t (e la d) con la coda girata che ricorda la parte finale della fricativa (o «costrittiva») corrispondente e quindi si può usare quello. In testi meno approfonditi, specie per le trascrizioni fonemiche tra barre oblique, si useranno semplicemente /t, d/ seguite dal monogramma…
Per le ragioni già parzialmente espresse qui, potrei essere d’accordo in linea di principio per le trascrizioni fonetiche, ma non sono assolutamente d’accordo per quelle fonem[at]iche (…a meno di non intendere quest’ultime come semplici trascrizioni fonetiche larghe), e [quindi] in definitiva non sono nemmeno d’accordo per le prime. :P

Senza ripeter quello che ho già scritto in precedenza, mi limiterò semplicemente a citare l’esempio di Muljačić (1972:16, 44), che, pur usando, e.g., la sequenza (grafica) [ddz] per il [dz] geminato in trascrizione fonetica (e.g., [adˈdzjɛn(ː)da]), nelle trascrizioni fonematiche correttamente raddoppia il fonema /dz/: e.g., /adzdzjɛ́nda/ (…e si noti anche l’accento opportunamente posto direttamente sulla vocale, visto che fonematicamente si prescinde dalla scansione sillabica ;)).

Per quelle fonetiche, poi, rimando a Bertinetto (1981), Ladefoged & Maddieson (1996) e Muljačić (1972), locis citatis, dove si sottolinea il fatto che, sebbene alcuni fonetisti [acustici] sostengano di poter suddividere una geminata in due fasi (impostazione/implosione + tenuta e tenuta + soluzione/rilascio/esplosione), la cosa è tutt’altro che provata per le stesse occlusive (…per le fricative/costrittive non se ne parla nemmeno), anche a ritmo lento.

Per le affricate si potrebbe pensare che le due fasi fossero piú facilmente individuabili, ma uno studio recente dimostra (S. Faluschi & M.-G. Di Benedetto, «Acoustic analysis of singleton and geminate affricates in Italian», WEB-SLS: The European Journal of Language and Speech 201 [2001], 1–13) che ad allungarsi sono sia l’elemento occlusivo sia quello costrittivo (anche se il primo di piú del secondo), quindi una trascrizione fonetica stretta per, e.g., bracci /ˈbraʧʧi/ non sarebbe (tassofoni postalveolari a parte) né [ˈbraʧːi] né [ˈbrat(ː)ʧi], ma (opportuna «barchetta» sottintesa) [ˈbratːʃˑi] (~ braci /ˈbraʧi/ [ˈbraːʧi])… In conclusione, le uniche due «fasi» chiaramente individuabili sono quella occlusiva e quella costrittiva, ma nulla ci autorizza a spezzare l’occlusiva in una fase puramente occlusiva e un’altra occlucostrittiva.

Il «successo» d’una scrizione del tipo [K(ː)KX] (K = occlusiva, X = costrittiva) per rappresentare un nesso affricato geminato si spiega, a mio avviso, con almeno tre ragioni:
  1. comodità tipografica, soprattutto in mancanza (specialmente in passato) di monogrammi appositi;
  2. insistenza sul fatto che è la fase di tenuta, non certo la soluzione, a essere rafforzata;
  3. «ragioni storiche»: diacronicamente è l’elemento occlusivo a essersi rafforzato.
Una volta, però, che il monogramma si è reso disponibile e accettato che la soggiacente rappresentazione fonologica è —analogamente a ogni altro nesso geminato italiano— /KXKX/ (dove KX è qui da intendersi opportunamente «monogrammato»), una scrizione [KX(ː)KX] risulta (a mio avviso) molto piú coerente e perspicua. :)
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