«Peritarsi»

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Ferdinand Bardamu
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«Peritarsi»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Il verbo peritarsi, in sé, non merita grande attenzione. Proprio di un registro elevato – il Treccani in linea («peritarsi») lo marca come letterario –, è usato prevalentemente in frasi negative, col significato di «non esitare a fare qualcosa».

Sennonché ultimamente ho notato un uso, a mio parere, improprio e non vorrei prendesse piede. Cito da un articolo del Corriere della Sera (sottolineatura mia):

«Vendite fantastiche, strabilianti, il disco è al primo posto a un giorno dalla sua uscita»: gli uffici stampa son soliti urlare, così ai quattro venti, i numeri dell'album appena uscito del loro artista X. Nessuno che si periti di andare a controllare, mentre il suddetto artista è costretto a confermare i roboanti annunci dei suoi addetti.

Messa cosí, la frase sembra suggerire che sarebbe il caso che qualcuno esitasse a controllare ecc., mentre il contesto porta a interpretare quel «si periti di» come «si prenda la briga di».

È legittimo quest’uso secondo voi?
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

E con roboanti, cortese Bardamu, come la mettiamo? Gliela lasciamo passare liscia?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Beh, quello per me è un peccato sí, ma veniale (lo pensa anche la Crusca), anche se dubito che la scelta di roboante per reboante sia stata ponderata.

Trovo però piú grave un errore sul piano semantico, che mostra scarsa dimestichezza con la lingua, con le sue sfumature e… col vocabolario.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

In quanto al sostantivo peritanza, invece, penso sia elegante e, s’è usato ammodo, di grand’effetto anche in prosa.

A ogni modo, quale reggenza preferire in questo caso: non mi perito a/di contraddirlo. La scelta segue una data regola?
Fausto Raso
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Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

Sandro1991 ha scritto:A ogni modo, quale reggenza preferire in questo caso: non mi perito a/di contraddirlo. La scelta segue una data regola?
Non credo ci sia una regola, mi sembra prevalga, però, la preposizione DI.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sono ben documentate tutt’e due le costruzioni, ma mi sembra piú comune con la preposizione di. Quando non c’è vera e propria sfumatura semantica nella scelta del costrutto, la doppia possibilità consente di scegliere la preposizione che suona meglio nel contesto: per esempio, se già ci sono molti di nella frase, si può optare per a (e viceversa). :)

P.S. Fausto Raso mi ha preceduto. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Un po’ alla stregua di s’ha a/da fare. Capito, grazie a entrambi. :)
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Sandro1991 ha scritto:In quanto al sostantivo peritanza, invece, penso sia elegante e, s’è usato ammodo, di grand’effetto anche in prosa.
Scusate se vado fuori tema, ma quel s'è sarebbe un se è giusto? Tralasciando il fatto che il DOP considera l'elisione di se congiunzione come letteraria, non sarebbe da evitare anche per evitare ambiguità con si è (impersonale)?
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Sí. :) Qui si poteva anche tralasciare il verbo, scrivendo ...e, se usato ammodo...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sandro1991
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Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Ripensandoci sono decisamente d’accordo anch’io, non ho mai eliso se, e peraltro si è lo elido spesso in s’è. Ho sbagliato evidentemente. :)
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Grazie per le risposte! :wink:
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Che questo verbo sia usato spesso a sproposito, anche da chi si vanta di parlar bene e ostenta un italiano forbito, è fuori di dubbio, credo. Alle difficoltà semantiche si aggiungono gli errori di pronuncia: l’accostamento con il sostantivo e aggettivo perito ha generato l’erronea pronuncia piana del congiuntivo e dell’indicativo presenti.

Un esempio notevole del doppio malinteso semantico e ortoepico si può sentire qui.
Teo
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Intervento di Teo »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Un esempio notevole del doppio malinteso semantico e ortoepico si può sentire qui.
L'arrogantissimo Diego Fusaro, a cui feci presente invano la cosa, anche perché aveva provveduto a "bloccarmi" dalla sua pagina fb. Il quale Fusaro pensa di parlare un italiano forbito solo perché predilige la grafia "Aristotile" o premette l'articolo al cognome di un filosofo tedesco: "lo Hegel", come faceva a suo tempo Benedetto Croce.
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