Questo mi ricorda il portoghese. Le parole uscenti in L perdono questa consonante: animal (sing.) - animais (pl.).Per i plurali, in antico avevamo forme come capéi, tai (‘capelli, tali’) e simili, che ovviamente non sono apocopi ma contrazioni.
«Po’», «qual è»
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Guardando la voce quale del DOP, mi sono imbattuto in affermazioni di cui non capisco l'utilità.
Innanzitutto, non capisco perché si segnali, dopo aver indicato la forma corretta qual è, la forma qual'è solo come «meno bene». Non dovrebbe essere errata?!
Piú sotto inoltre si dice:
«come conseguenza del tronc. divenuto oggi raro davanti a cons. [...], una tendenza di molti a segnare l'apostrofo in qual'è o qual'era [...], visto che davanti alle cons. iniziali d'altre forme verbali di essere il tronc. non si farebbe più (es. quale fu [...])».
Si tratta d'una tendenza, ma se (come dovrebbe essere) le forme con apostrofo sono errate, per qual motivo viene inserita? Per confondere chi consulta il dizionario o per registrare un uso errato ma in crescita e che inizia – ahimè – a essere accettato (come sembrano fare alcuni dizionari moderni)?
Innanzitutto, non capisco perché si segnali, dopo aver indicato la forma corretta qual è, la forma qual'è solo come «meno bene». Non dovrebbe essere errata?!
Piú sotto inoltre si dice:
«come conseguenza del tronc. divenuto oggi raro davanti a cons. [...], una tendenza di molti a segnare l'apostrofo in qual'è o qual'era [...], visto che davanti alle cons. iniziali d'altre forme verbali di essere il tronc. non si farebbe più (es. quale fu [...])».
Si tratta d'una tendenza, ma se (come dovrebbe essere) le forme con apostrofo sono errate, per qual motivo viene inserita? Per confondere chi consulta il dizionario o per registrare un uso errato ma in crescita e che inizia – ahimè – a essere accettato (come sembrano fare alcuni dizionari moderni)?
Quindi l'espressione qual buon vento sarebbe rara o antiquata per il DOP?Andrea Russo ha scritto:«come conseguenza del tronc. divenuto oggi raro davanti a cons. [...], una tendenza di molti a segnare l'apostrofo in qual'è o qual'era [...], visto che davanti alle cons. iniziali d'altre forme verbali di essere il tronc. non si farebbe più (es. quale fu [...])».
No: bisogna leggere tutta la voce.Carnby ha scritto:Quindi l'espressione qual buon vento sarebbe rara o antiquata per il DOP?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Va bene, ma non trova un po' contraddittoria questa frase?Marco1971 ha scritto:No: bisogna leggere tutta la voce.
il DOP ha scritto:[...] tronc. (sempre senz'apostrofo anche davanti a vocale) qual è (meno bene qual'è) [...]
Mah, non ne farei un affare di Stato: il DOP indica la forma corretta e dice che la grafia con l’apostrofo è «meno bene»; certo, avrebbe potuto essere piú reciso con «errato», ma non ci vedrei una reale contraddizione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Probabilmente, insieme a pover'uomo, è uno dei casi più dibattuti di elisione vs troncamento dell'ortografia italiana.
Il Gabrielli, in Si dice o non si dice riporta questa citazione di Migliorini:
Che si scriva un uomo e non un’uomo, un enorme peso e invece un’enorme ingiustizia è una distinzione non fondata sulla fonetica ma su una schematizzazione dei grammatici. Distinzione artificiale è perciò quella fra troncamento e elisione, ma una volta che questa distinzione si accetti come la pratica esige che si faccia, ne discende come un corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è, qual è.
Su pover’uomo/pover uomo conclude il Gabrielli, nello stesso libro:
Ci sarebbe un modo, tuttavia, per evitare la contestazione: rifarsi alla forma intera, poveruomo, nell’uso popolare anche poveromo («Oh! Il poveromo!» leggiamo nel Pascoli), col suo bravo plurale poveruomini.
Per chiarezza di chi legge mi sento in dovere di esplicitare che la forma corretta è pover’uomo con l’apostrofo.
Che si scriva un uomo e non un’uomo, un enorme peso e invece un’enorme ingiustizia è una distinzione non fondata sulla fonetica ma su una schematizzazione dei grammatici. Distinzione artificiale è perciò quella fra troncamento e elisione, ma una volta che questa distinzione si accetti come la pratica esige che si faccia, ne discende come un corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è, qual è.
Su pover’uomo/pover uomo conclude il Gabrielli, nello stesso libro:
Ci sarebbe un modo, tuttavia, per evitare la contestazione: rifarsi alla forma intera, poveruomo, nell’uso popolare anche poveromo («Oh! Il poveromo!» leggiamo nel Pascoli), col suo bravo plurale poveruomini.
Per chiarezza di chi legge mi sento in dovere di esplicitare che la forma corretta è pover’uomo con l’apostrofo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi meraviglio che il Pascoli non lo sapesse.Marco1971 ha scritto:Su pover’uomo/pover uomo conclude il Gabrielli, nello stesso libro:
Ci sarebbe un modo, tuttavia, per evitare la contestazione: rifarsi alla forma intera, poveruomo, nell’uso popolare anche poveromo («Oh! Il poveromo!» leggiamo nel Pascoli), col suo bravo plurale poveruomini.
Per chiarezza di chi legge mi sento in dovere di esplicitare che la forma corretta è pover’uomo con l’apostrofo.
Nessun problema per la forma univerbata. Per chi voglia scriverla staccata, è necessario l’apostrofo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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