Pronunce regionali di «periodo»
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Pronunce regionali di «periodo»
La pronunzia normale di periodo è, per dirla in maniera grossolana, quella sdrucciola, con l'accento sulla i. Dalle mie parti, nel veronese, esiste anche una pronuncia alternativa, particolarmente distinta diastraticamente, con l'accento sulla penultima e l'o chiusa: /pe'rjodo/. Marco m'ha fatto notare che in francese période è /pe'rjOd/, la qual cosa mi fa sospettare o che ci sia un'influenza francese o che questa sia una resa comune nel Nord Italia, nei dialetti galloromanzi. Voi del Nord come pronunciate periodo? Avete mai sentito pronunce eterodosse?
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Ne abbiamo parlato un po' qui.
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Frequentando sia la provincia di Cremona sia quella di Milano, posso garantirLe con una certa sicurezza che la pronuncia “periódo” non è presente in Lombardia. Per quanto riguarda il resto dello Stivale, posso dire quantomeno di non averla mai sentita alla tivvú, di qualsiasi provenienza fosse il parlante interpellato/intervistato &c.
L’unica pronuncia “eterodossa” che può star certo di trovare un po’ in tutto il Nord Italia è [peˈɾiˑodo] anziché [peˈriˑodo], cioè cólla «monovibrante» anziché cólla «plurivibrante».
(Chiaramente, per il fenomeno dell’«adeguamento vocalico di semi-apertura», l’ultima /o/ di periodo sarebbe medio-bassa, non medio-alta; ma, coll’IPA ufficiale, si fa quel che si può…)
L’unica pronuncia “eterodossa” che può star certo di trovare un po’ in tutto il Nord Italia è [peˈɾiˑodo] anziché [peˈriˑodo], cioè cólla «monovibrante» anziché cólla «plurivibrante».
(Chiaramente, per il fenomeno dell’«adeguamento vocalico di semi-apertura», l’ultima /o/ di periodo sarebbe medio-bassa, non medio-alta; ma, coll’IPA ufficiale, si fa quel che si può…)
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La ringrazio, Souchou-sama, e le do il benvenuto. Certamente si tratta di una pronuncia sottostàndara e diastraticamente (e, forse, diatopicamente) marcata, quindi sarà difficile udirla in tivvú o alla radio.
Le chiedo una piccola spiegazione, da ignorante pressoché totale di fonetica e fonologia: a che cosa si riferisce con «adeguamento vocalico di semi-apertura»? «Adeguamento» rispetto a quale suono? Grazie ancora.
Le chiedo una piccola spiegazione, da ignorante pressoché totale di fonetica e fonologia: a che cosa si riferisce con «adeguamento vocalico di semi-apertura»? «Adeguamento» rispetto a quale suono? Grazie ancora.
A dire il vero, la pronuncio spesso anch'io con la monovibrante. In questo caso non sono d'accordo con la descrizione di Canepari delle varie pronunce neutre e regionali.Ferdinand Bardamu ha scritto:La ringrazio, Souchou-sama, e le do il benvenuto. Certamente si tratta di una pronuncia sottostàndara e diastraticamente (e, forse, diatopicamente) marcata, quindi sarà difficile udirla in tivvú o alla radio.
Sempre secondo Canepari, quando una parola italiana ha /i, u/ accentate non finali e termina per /e, o/, quest'ultime non sono proprio [e, o] ma due foni più bassi [e̞, o̞], che lui trascrive [E, σ].Ferdinand Bardamu ha scritto:Le chiedo una piccola spiegazione, da ignorante pressoché totale di fonetica e fonologia: a che cosa si riferisce con «adeguamento vocalico di semi-apertura»? «Adeguamento» rispetto a quale suono? Grazie ancora.
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Io però intendevo la pronuncia /pe'rjodo/…Carnby ha scritto:A dire il vero, la pronuncio spesso anch'io con la monovibrante. In questo caso non sono d'accordo con la descrizione di Canepari delle varie pronunce neutre e regionali.Ferdinand Bardamu ha scritto:La ringrazio, Souchou-sama, e le do il benvenuto. Certamente si tratta di una pronuncia sottostàndara e diastraticamente (e, forse, diatopicamente) marcata, quindi sarà difficile udirla in tivvú o alla radio.
Benissimo, la ringrazio.Carnby ha scritto:Sempre secondo Canepari, quando una parola italiana ha /i, u/ accentate non finali e termina per /e, o/, quest'ultime non sono proprio [e, o] ma due foni più bassi [e̞, o̞], che lui trascrive [E, σ].
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