Sulla dizione «attoriale»

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

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Sulla dizione «attoriale»

Intervento di CoRbAcCiO »

Salve! Seguo da un po' il vostro foro, essendomi sempre dilettato di questioni linguistiche e di fonologia, e non posso che giudicarlo un autentico punto di riferimento e di eccellenza nel marasma della rete!

Leggendolo ho imparato tante cose, e, dato che mi diletto anche nella recitazione, volevo avere i vostri autorevoli pareri su come possa sembrarvi la mia dizione!
Da notare che non seguo proprio il modello fiorentino, sonorizzando sempre le "s" intervocaliche in "-oso" o "-eso" e non raddoppiando mai dopo il "da"...insomma, seguo più che altro il modello di doppiatori e attori, non quello tradizionale e peraltro corretto.

Qui ci sono alcuni miei lavori:

L'Infinito - Giacomo Leopardi

A se stesso - Giacomo Leopardi

E, per i più pazienti, questo di quasi 7 minuti, in prosa: Zarathustra annunzia il Superuomo


Se poi voleste ascoltar altro, sebbene alcuni monologhi siano meno curati quanto a dizione, questo è il mio canale sul...tubo!
Grazie in anticipo per i pareri, confido nella franchezza più assoluta...certo che, se non sarò stato bravo, capirete la mia provenienza geografica! :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Benvenuto fra noi, Corbaccio! :)

Ho ascoltato queste sue tre registrazioni e posso dire con franchezza che, quanto a dizione, lei è molto bravo. Siccome ci chiede pareri, le do il mio. In maniera generale, credo che, in prosa, il ritmo sia forse un po’ troppo lento; e qui cercherei di aumentare l’agilità o la scioltezza, anche con variazioni ritmiche per maggior contrasto. La poesia è senz’altro quanto di piú difficile ci sia da leggere e interpretare, perché oltre al tono (qui secondo me eccessivamente teatrale), bisogna rispettare anche la metrica (lei non fa sentire le inarcature). Mi permetto di segnalarle alcuni errori qui sotto (faccio precedere dall’asterisco la sua resa, seguíta dalla correzione).

L’Infinito:

*quésto èrmo > quést’érmo
*orizzónte /orits'tsonte/ > orizzónte /oridz'dzonte/
*di là di quélla > di là da quélla
*ódo > òdo
*mi è dólce > m’è dólce

(Talvolta la ‘o’ in fin di parola è poco chiara, un po’ evanescente; dovrebbe essere piú netta.)

A se stesso:

*che eterno > ch’eterno
*spénto > spènto (rima con sènto, sicché la pronuncia moderna qui va evitata)

(Alcune pause non sono giustificate.)

Zarathustra:

*tòrbido > tórbido
*gli uomini /Li'wOmini/ > gli uomini /'LjwOmini/ (mi sembra preferibile il legato)

Ecco quel che ho notato a un primo ascolto. Ma ripeto: lei è bravo! (E certamente non si avverte la provenienza; intuisco però che lei non è settentrionale ;)) :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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CoRbAcCiO
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Intervento di CoRbAcCiO »

La ringrazio, Marco, per il parere puntuale e competente: il tòrbido di Zarathustra e l'ódo dell'Infinito li avevo già notati, non così lo spénto di A se stesso né tantomeno la preferibile pronuncia chiusa della 'e' di ermo, che però m'accorgo, sul DOP, essere accettata così come l'altra.

Ha ragione sulla provenienza geografica: si potrebbe anzi dire, a ragione, che una mia particolare attenzione alla geminazione, non essendo toscano, possa solo nascere partendo dall'estremo meridione, e dunque essendo già portato, per ambiente di provenienza, a raddoppiare anche più del necessario :D
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :) Ha ragione, è accettato anche èrmo. Però, leggendo il classico dei classici, è sempre meglio seguire la pronuncia piú scelta. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Sebbene dalla pronuncia non traspaia l'inflessione (regionale), caro Corbaccio, quell'‘orits'tsonte’ mi fa pensare al capoluogo della Calabria: non sarà mica catanzarese?
Avatara utente
CoRbAcCiO
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Intervento di CoRbAcCiO »

Caro Gianluca, le potrei rispondere che non c'è proprio andato lontano (geograficamente), essendo io di Reggio Calabria, ma quanto a inflessione sì: nella mia terra, al contrario di quanto normalmente si pensi, non v'è l'inflessione calabrese pura, quella di Catanzaro cui faceva riferimento, bensì, essendo l'area particolarmente "sicilianizzata", sia il dialetto che l'accento messinese.
Tanto che quell' orits'tsonte possa essere errore puramente mio, pronunciandosi correttamente, nel mio ambiente natìo, proprio oridz'dzonte :wink:
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non vorrei sembrare presuntuoso o esibizionista, ragion per cui non do qui i collegamenti, anche perché le mie rese sono lungi dall’esser perfette. Intendo solo far sapere che ho messo su YouTube alcune mie letture di poesie (in pronuncia tradizionale). C’è anche un confronto fra pronuncia tradizionale e moderna (canepariana) e un’interpretazione parodica dell’inizio del canto XXVI dell’Inferno. Chi fosse interessato può contattarmi per messaggio privato.

Tutto questo è solo per «far sentire» come «suona» (almeno credo) l’ormai scomparsa pronuncia tradizionale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
fiorentino90
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Re: Sulla dizione «attoriale»

Intervento di fiorentino90 »

CoRbAcCiO ha scritto: Da notare che non seguo proprio il modello fiorentino, sonorizzando sempre le "s" intervocaliche in "-oso" o "-eso" e non raddoppiando mai dopo il "da"...insomma, seguo più che altro il modello di doppiatori e attori, non quello tradizionale e peraltro corretto.
Approfitto del suo intervento per riassumere cose già dette in questo fòro, sperando che gli aspiranti attori faccianno tesoro di queste osservazioni. Ho notato, infatti, che cercando su gúgol "dizione attoriale" ci s'imbatte súbito nel suo intervento.

I professionisti della voce t'insegnano che esiste un solo modo di pronunciare le parole, il piú bello e quello corretto. Essi fanno riferimento al DOP, ma se ne discostano per alcune regole:

- realizzano la s intervocalica sempre come sonora, eccetto nei composti (girasole, affittasi, disegno);
- non raddoppiano dopo come, qualche, sopra, dove, da;
- non assimilano le nasali;
- non applicano il legato.

Mentre della s intervocalica e del raddoppiamento fonosintattico ne sono consapevoli, ignorano completamente la regola del legato e quella secondo cui prima d'una consonante si può trovare solo la nasale omorganica (eccetto Amleto, omnibus e quache altro caso).

Si può (ovviamente, il tutto è relativo perché non si potrebbe!) decidere di sonorizzare la s in casa, cosa, eccetera, ma trans- va letto anche in una pronuncia moderna con la esse sorda: transoceanico, transito e transalpino con la esse sonora sono pronunce estranee all'italiano. Fanno eccezione: transgenico, Transgiordania , translucido e altre parole simili.

Per quanto riguarda il raddoppiamento fonosintattico, lo si deve applicare sempre dopo qualche analogamente a quanto avviene con gli altri composti di che. Stesso discorso per come, soprattutto se ha valore comparativo. Diversa è la situazione di dove e sopra, dopo i quali il raddoppiamento è consigliato ma non obbligatorio.

La dizione <<attoriale>>, in sostanza, non ségue alla lèttera il DOP e non coincide neppure con la dizione <<moderna>> di Luciano Canepàri. Del resto, i professionisti della voce a volte non sono d'accordo neanche tra di loro, in particolare nell'uso della cogeminazione. Non è mancanza di coerenza consigliare a scuola di recitazione il DOP e poi seguirne le indicazioni a proprio piacimento o addirittura inventando regole inesistenti?. Non è il DOP il libro sacro di tutti i professionisti della voce? Bene, allora va seguito alla lèttera onde non essere blasfemi nei confronti dell'italiano <<nazionale>> :D
valerio_vanni
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Re: Sulla dizione «attoriale»

Intervento di valerio_vanni »

fiorentino90 ha scritto: - non assimilano le nasali;
- non applicano il legato.

Mentre della s intervocalica e del raddoppiamento fonosintattico ne sono consapevoli, ignorano completamente la regola del legato e quella secondo cui prima d'una consonante si può trovare solo la nasale omorganica
Secondo me non è corretto parlare di "legato", perché questo indica la continuità del suono (il fatto che non si interrompe). Più che altro non troncano alcune vocali finali.

Ma sia questa cosa che quella delle consonanti nasali mi sa che non avvengano inconsapevolmente. Piuttosto questi attori o doppiatori scelgono di fare così per dire "tutte le lettere scritte": insomma quella che gli inglesi chiamano "spelling pronounciation".
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Carnby
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Re: Sulla dizione «attoriale»

Intervento di Carnby »

fiorentino90 ha scritto:Fanno eccezione: transgenico, Transgiordania, translucido e altre parole simili.
Io spontaneamente le pronuncio tutte con /ns/ [n(t)s(ə̻)]; confermo che in alcune zone della Toscana -sg- (che ovviamente compare in parole dotte) è [ʒʒ].
ippogrifo
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èrmo? érmo et c. ...

Intervento di ippogrifo »

Faccio riferimento alle ottime indicazioni fornite - quale quella in oggetto - e, per chiarezza di tutti i lettori, mi permetto di ritrascrivere "gli uomini" in pronuncia tradizionale come " 'LwOmini " . In realtà, non c'è alcuna "j", l'unica approssimante presente è "w". Come si può ancora ascoltare - ma, ormai, sempre meno - nelle pronunce tradizionali e verificare anche nelle trascrizioni di Canepari.
Come dato personale posso citare il caso della mia famiglia, che evidenzia bene il divario generazionale. A me venne ancora insegnato a pronunciare in modo "legato" " 'LwOmini " e simili occorrenze, mi venne spiegato - in seguito - che "gli uomini" derivava da "li uomini" e tante altre belle cose. A mio figlio - anni dopo, ovviamente - venne insegnato l'italiano "pigro" - mi scuso per l'aggettivo nei confronti di chi non condivide questa opinione - in cui si legge e si pronuncia in modo "staccato" proprio come si scrive e come, ormai, pronunciano quasi tutti, convinti, inoltre, che pronunce quali " 'LwOmini " vel sim. possano essere reputate plausibili solo nell'ambito di pellicole di Pieraccioni, ma mai in ambiti "seri" né da parte di persone colte che sappiano parlare "bene". Il tutto pienamente avallato dalla scuola attuale - dalle elementari all'università - . Ovviamente, ora, mio figlio, forte della formazione scolastica ricevuta, corregge me e i miei coetanei si peritano - mi scuso, si vergognano - a usare in famiglia "simili grossolani regionalismi" - perché, ormai, così vengono mediamente intesi - .
fiorentino90
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Iscritto in data: lun, 09 apr 2012 1:22

Re: Sulla dizione «attoriale»

Intervento di fiorentino90 »

Carnby ha scritto:
fiorentino90 ha scritto:Fanno eccezione: transgenico, Transgiordania, translucido e altre parole simili.
Io spontaneamente le pronuncio tutte con /ns/
Anche io spontaneamente! Tuttavia, il DOP e il DiPI una volta tanto sono d'accordo: questi termini devono essere pronunciati con la s sonora. Secondo LuCa, è tollerata anche la s sorda per translucido: tranzˈluʧido; -sˈl-
valerio_vanni ha scritto:Secondo me non è corretto parlare di "legato", perché questo indica la continuità del suono (il fatto che non si interrompe). Più che altro non troncano alcune vocali finali.
Ho utilizzato la terminologia usata in questa piazza, nel fòro della Crusca e, mi pare, anche su un altro sito. Non evitano solo l'elisione (es. leggere una sola e in signore e signori o in fiore eterno), ma pronunciano mi aspetta /mias'pɛtta/ in luogo di /masˈpɛtta/ (con elisione), o quantomeno /mjasˈpɛtta/, oppure separano del da lunedí. S'ascolti come il lettore pubblicitario pronuncia Quelli del lunedí (non so in rete è possibile ascoltarlo) e si confronti la pronuncia di del loco tratta dal DOP. Quest'ultimo è pronunciato come se fosse scritto dell'oco o dellòco, mentre il professionista della voce fa una pausa, se pur breve e non necessariamente accompagnata da presa di fiato, tra la l finale di del e quella di lunedí. Ciò lo si può notare anche in tutte le presentazioni pubblicitarie che contengono frasi del tipo Dal lunedí al venerdí.
valerio_vanni ha scritto:Ma sia questa cosa che quella delle consonanti nasali mi sa che non avvengano inconsapevolmente. Piuttosto questi attori o doppiatori scelgono di fare così per dire "tutte le lettere scritte": insomma quella che gli inglesi chiamano "spelling pronounciation".
La regola non viene insegnata né nei manuali di dizione né nei corsi di recitazione: la ignorano semplicemente. Del raddoppiamento e della scelta di sostituire la s sorda intervocalica invece ne parlano, anche se non in egual misura.

All'interno d'una frase le parole non possono essere lette cosí come sono lette isolatamente. In inglese, l'assimilazione e l'elisione sono fenomeni tipici del parlato rapido e, di conseguenza, sono da evitare in un eloquio accurato a favore della "pronuncia da vocabolario"; al contrario, l'italiano neutro nazionale - preferisco questo termine a <<standard>> e sono contro la distinzione canepariana tra <<tradizionale>> e <<moderno>> - richiede il legato e l'assimilazione, altrimenti la fonotassi che fine dovrebbe fare? 8) In sostanza, non mi sembra che ne siano consapevoli e, anche se lo fossero, è contro la natura dell'italiano pronunciare un pane con la nasale alveo-dentale.
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Re: [FT] «Spelling pronunciation»

Intervento di Infarinato »

valerio_vanni ha scritto:Piuttosto questi attori o doppiatori scelgono di fare così per dire "tutte le lettere scritte": insomma quella che gli inglesi chiamano "spelling pronounciation".
No, spelling pronunciation :P, che però in inglese è una cosa un po’ diversa…
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Re: Sulla dizione «attoriale»

Intervento di valerio_vanni »

fiorentino90 ha scritto:
Carnby ha scritto:
fiorentino90 ha scritto:Fanno eccezione: transgenico, Transgiordania, translucido e altre parole simili.
Io spontaneamente le pronuncio tutte con /ns/
Anche io spontaneamente!
Mi aggiungo anch'io.
Probabilmente dipende da quanto si sente forte il prefisso in se, al punto da bloccare l'assimilazione di sonorità della "s" con la consonante che segue.

fiorentino90 ha scritto:Ho utilizzato la terminologia usata in questa piazza, nel fòro della Crusca e, mi pare, anche su un altro sito. Non evitano solo l'elisione (es. leggere una sola e in signore e signori o in fiore eterno), ma pronunciano mi aspetta in luogo di /masˈpɛtta/ (con elisione), o quantomeno /mjasˈpɛtta/, oppure separano del da lunedí. S'ascolti come il lettore pubblicitario pronuncia Quelli del lunedí (non so in rete è possibile ascoltarlo) e si confronti la pronuncia di del loco tratta dal DOP. Quest'ultimo è pronunciato come se fosse scritto dell'oco o dellòco, mentre il professionista della voce fa una pausa…
Ah, ok.
L'ultima cosa mi pare effettivamente una mancanza di legato, tenevo a precisare che la prima è semplicemente una mancanza d'elisione e che sono due fenomeni distinti.
/mias'pɛtta/ è legabile tranquillamente [1]
fiorentino90 ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Ma sia questa cosa che quella delle consonanti nasali mi sa che non avvengano inconsapevolmente. Piuttosto questi attori o doppiatori scelgono di fare così per dire "tutte le lettere scritte": insomma quella che gli inglesi chiamano "spelling pronounciation".
La regola non viene insegnata né nei manuali di dizione né nei corsi di recitazione: la ignorano semplicemente
[...]
In sostanza, non mi sembra che ne siano consapevoli e, anche se lo fossero, è contro la natura dell'italiano pronunciare un pane con la nasale alveo-dentale.
Quello che volevo dire è che secondo me è più spontanea l'assimilazione, è più "economica" come sequenza e che quindi senza un'azione volontaria si vada in quella direzione e non verso /np/ /nv/ etc.
Insomma, non tanto ignorano una regola ma piuttosto ne seguono un'altra "se sono scritte quelle lettere devo leggerle tutte, che non ne scappi nessuna".

[1] Con un po' d'impegno (o di impegno, senza pausa tra le due "i" ;-) ) è possibile legare anche più a lungo. Ad esempio cito la seconda strofa della "Donna Cannone", che recita: "in faccia ai maligni e ai superbi" (volendo si può legare il tutto).
Ultima modifica di valerio_vanni in data sab, 23 feb 2013 23:33, modificato 1 volta in totale.
valerio_vanni
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Re: [FT] «Spelling pronunciation»

Intervento di valerio_vanni »

Infarinato ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Piuttosto questi attori o doppiatori scelgono di fare così per dire "tutte le lettere scritte": insomma quella che gli inglesi chiamano "spelling pronounciation".
No, spelling pronunciation :P, che però in inglese è una cosa un po’ diversa…
In che senso?

Io con l'espressione che ho scritto male [1] intendevo quel meccanismo che porta le parole a venire pronunciate con lettere tradizonalmente non pronunciate (per il semplice fatto che "sono scritte").
Classico e noto esempio "often" con la /t/.
Un meccanismo favorito dalla diffusione della lingua scritta.
E penso che possa valere anche per la nostra lingua, cioè che attori e doppiatori cerchino di pronunciare tutte le lettere che vedono scritte, o che "se c'è scritta una enne devo cercare di far capire ad ogni costo che si tratta di una enne" (anche a costo di far fatica nell'articolazione).

[1] A proposito, quale può essere una traduzione valida?
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