Questo accade ad esempio per follower, parola in uso nel linguaggio delle reti sociali (e di Twitter in particolare). Il traducente naturale, seguace, è respinto adducendo la scusa che riporto su. Si veda questo passo di un articolo del Corriere:
Forse l’incomprensione nasce dal modo in cui traduciamo la parola follower. Forse non vuol dire seguaci, ma segugi. Follower non equivale a fan, e neanche ad audience.
Di là dalle vicende contingenti cui fa riferimento l’articolista, forse giova fare chiarezza rimanendo ancorati alle parole. Stando a questo dizionario, follower ha queste accezioni principali:
- a person or thing that follows. [Chi o ciò che segue.]
- a person who follows another in regard to his or her ideas or belief; disciple or adherent. [Chi segue le idee o le credenze di un’altra persona; discepolo o adepto.]
- a person who imitates, copies, or takes as a model or ideal. [Chi imita, copia o riprende un modello o un ideale.]
Escludiamo pure altre soluzioni morfologicamente piú fedeli alla parola inglese, ma molto meno comuni, come seguitore o secutore. Ci rimane allora solo seguace, il cui effetto sull’utente italiano non dev’essere tanto dissimile da quello che ebbe follower sugli utenti anglofoni, quando fu impiegato per la prima volta nel neonato contesto sociale. Che ne pensate?