Il livello culturale degl’italiani

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

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Marco1971
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Il livello culturale degl’italiani

Intervento di Marco1971 »

Scrive G. L. Beccaria nel suo recentissimo Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi (p. 119):
La competenza linguistica (stando a ricerche fatte nella scuola media sulle piú giovani generazioni) è in calo.
E Tullio De Mauro, nell’introduzione alle Nuove parole italiane dell’uso (p. XVI):
Una recente indagine sui livelli di comprensione dei testi svolta dall’IEA in oltre trenta paesi, Progress in International Reading Literacy Studies-PIRLS, mostra che tra 1991 e 2002 bambine e bambini italiani nelle scuole pubbliche elementari sono e restano ai primi posti nel mondo e, rispetto alla media internazionale di 500 punti, hanno migliorato da 525 a 541 il loro punteggio medio. A questo eccellente andamento [trend? dinamica? ;)] della scuola elementare non corrisponde, come mostra un’altra indagine internazionale, PISA, un altrettanto buon risultato in uscita dalle scuole medie superiori. Ma ancora piú grave è la situazione complessiva della popolazione adulta. Una terza indagine, condotta in Italia dal CEDE (Centro Europeo dell’Educazione), conclusa nel 2001 e, dopo un primo annunzio, circondata dal silenzio, Second International Adult Literacy Survey-SIALS, informa che il 5% degli adulti e delle adulte non è assolutamente in grado di accedere alla lettura e il 33% ha gravi difficoltà a leggere, scrivere e svolgere calcoli elementari e un secondo 33% supera di assai poco questo livello. Soltanto meno di un terzo della popolazione adulta mostra una buona capacità di lettura, produzione scritta e calcolo. Dunque piú della metà di coloro che pur parlano italiano devono farlo senza un retroterra [background? ;)] di conoscenze e letture adeguato al controllo pieno di una lingua antica e nuova, carica di tradizioni e insieme, come si è visto, vitalmente aperta a innovazioni.
È piú facile e consolante gridare per un apostrofo o un congiuntivo che manchino o per un esotismo magari effettivamente ridondante che incidere su queste premesse profonde del buon uso linguistico. Coloro che si professano amanti della buona lingua [i.e. little me :lol:] e noi con loro (qualche prova di ciò questo dizionario e queste Parole nuove la danno) bisognerebbe che manifestassero il loro amore lavorando perché anche in Italia si affermi, come negli altri paesi ad alto sviluppo, un sistema di educazione ricorrente degli adulti, e si diffonda, come in paesi anche non ad alto sviluppo, un’efficiente rete [network? ;)] di centri di pubblica lettura. La relazione 2002 dell’ISTAT ci ha detto che solo il 19% delle famiglie italiane di alto reddito spende in un anno qualche euro per acquistare libri non scolastici e l’81% spende zero. Anche da questo solo dato ricaviamo abbastanza per capire quanto è difficile realizzare l’obiettivo di un generalizzato uso responsabile e consapevole della nostra lingua.
Eppure le potenzialità ci sono: lo attestano, per fermarci solo a qualche aspetto, gli ottimi risultati delle nostre scuole elementari, alunni, alunne, maestre e maestri, ed episodi come l’eccezionale successo delle letture dantesche di Roberto Benigni o delle campagne di promozione della lettura della Fondazione Bellonci o dei Presidi del Libro. Da queste potenzialità occorrerà che muovano gli amanti della buona lingua “per correr miglior acque”.

Tullio De Mauro

Roma, 25 aprile 2003
Nulla di nuovo: il problema di fondo risiederebbe in massima parte nella scuola, che dovrebbe incoraggiare la lettura e sensibilizzare gl’italiani di domani al nostro patrimonio linguistico e culturale affinché il mirabile edificio della lingua regga, almeno ancora per un po’, alle pressioni, esogene e endogene, che lo scompaginano.

Ma già in questo senso ci adoperiamo, nel nostro piccolo, in questo forum. :D
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Usare l'acquisto di libri come indicatore di lettura è fuorviante. Bisogna vedere anche l'accesso alle biblioteche pubbliche. Cosí, infatti, si tende a sottostimare il fenomeno.
Io, per esempio, per ogni libro che compro, ne leggo in media quattro o cinque presi a prestito dalle biblioteche.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, ma il De Mauro sfuma il suo pensiero con «Anche da questo solo dato...».
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Certo, lo so bene.
Era solo la mia puntigliosa pedanteria che una volta ancora m'ha presa la mano.
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Federico
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Intervento di Federico »

Intanto, bisogna dire che il problema non è solo nostro: leggevo recentemente che negli Stati Uniti sono preoccupati per il terrificante calo delle competenze linguistiche dei laureati (misurato in quel caso col numero di parole conosciute).

Devo dire che non mi ha mai convinto molto la tesi per cui le colpe maggiori sono della scuola...
Mi piacerebbe sapere, concretamente, cosa dovrebbe o potrebbe fare la scuola per migliorare la situazione...

Volendo guardare ai fatti puri e semplici, non posso che guardare a me stesso, e concludo che quel poco di competenze linguistiche che ho non derivano dalla scuola. Ho avuto sempre eccellenti insegnanti di italiano (tranne in prima media e in prima liceo), ma piú che insegnare qualche nozione – importantissima, per carità – sull'analisi logica, sulla morfologia, su qualche regoletta grammaticale ecc. non hanno fatto e non potevano fare...
Spiccano due eccezioni: le mie maestre in prima elementare portarono tutta la classe nella vicina biblioteca rionale per un'iscrizione in massa; una professoressa con cui ero e sono particolarmente in sintonia mi ha suggerito autori a me particolarmente congeniali.
Ma solo su un terreno fertile pratiche come questa possono dare frutti (mentre le nozioni in qualche modo le si inculca, anche se non in modo sicuro)...

Insomma, la scuola non può fare altro che stimolare alla lettura, compito improbo: bisogna sicuramente arricchire le biblioteche scolastiche, dotare ogni comune di una biblioteca comunale ragionevolmente fornita e in teoria cercare di diminuire il costo dei libri (cosa possibile però solo coll'aumento delle tirature, anche se l'abolizione dell'Iva un po' aiuterebbe), ma mi chiedo a quanto possa servire, nel nostro mondo dominato dall'"alta tecnologia", dalla frenesia consumistica, dalla tv, che ha generato i "lestini" di cui si parlava ecc. ecc.
In definitiva, un vero cambiamento è possibile solo con una rivoluzione del nostro mondo, della nostra economia (e qui ci fermiamo).


Questa almeno è la mia impressione.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Tra il molto che potrebbe fare, con insegnanti competenti possibilmente, la scuola almeno dovrebbe cercare di valorizzare la cultura italiana fin nelle sue ultime propaggini, e cercare di sgominare quell’assurdo senso d’inferiorità (presente, pare, in molti italiani), a cui molti utenti hanno ripetutamente accennato. AMMA.
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arianna
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Intervento di arianna »

Io credo molto nel potere (educativo) della scuola, piú di quanto creda al potere (ahinoi non educativo) dei media.

Non dimentichiamo che la scuola assieme alla famiglia sono i principali pilastri della formazione della personalità.
La scuola è un'"agenzia" educativa formalizzata in modo piú rigido rispetto alla famiglia e pertanto ha dei doveri (che non sto a elencare...).

Quando studiavo sociologia al liceo lessi un articolo sulla scuola di Noberto Bottani "A che cosa serve la scuola?" e tale articolo riporta gli obblighi della scuola concepiti dopo la rivoluzione scientifica del primo novecento,
in particolare la scuola dovrebbe:
- fornire, oltre alle conoscenze di base, capacità analitiche da esercitare su conoscenze precise;
- dare priorità al sapere che esige tempi lunghi di apprendimento, perseveranza, esercitazione (vedi l'insegnamento della madrelingua, le discipline artistiche, ...).

E mi fermo su quest'ultimo punto ricollegandomi al discorso di Marco sopra: sensibilizzare gli italiani, non si tratta solo di stimolare la lettura ma soprattutto di dare un insegnamento approfondito della lingua e di sviluppare uno spirito critico negli alunni, in tutte le discipline e, per quanto concerne la lingua, sviluppare uno spirito critico nei confronti dei media, degli anglicismi e della loro influenza (fenomeno che non si può ignorare, soprattutto nell'ambito scolastico).
AMMA.
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________

Arianna
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Federico
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Intervento di Federico »

E lei davvero crede che per una simile rivoluzione culturale possa bastare la scuola? Crede che la scuola possa valere piú di verità evidenti e oggettive come la subalternità politica, economica, militare, tecnologica, commerciale e culturale (nel senso dei costumi) dell'Italia rispetto al mondo anglosassone (specie statunitense)?

No, io ritengo che prima sarebbe necessario quantomeno cambiare il metro di valutazione...
Ho parlato sopra di subalternità culturale: qualcuno potrebbe non essere d'accordo, ma io ritengo sia innegabile, dato che non facciamo altro che adeguarci alla "cultura" statunitense, inseguendoli su questa strada (consumistica ecc.) che abbiamo imboccato da tempo senza neanche pensare a un'alternativa... È qui che servirebbe un cambiamento.

Oppure chissà, l'Unione Europea potrebbe essere una via traversa per apprezzare di piú la nostra italianità...


Assodato che su questo fronte non possiamo nulla (cioè non può nulla la scuola: è di questo che stiamo parlando), è pur sempre vero che qualcosa si può fare. Sappiamo che le persone piú colte e quelle che conoscono meglio l'inglese sono meno soggette all'abuso di forestierismi.
E allora poniamoci obiettivi piú modesti, che attualmente sono comunque miraggi: favorire la lettura e incrementare la conoscenza dell'inglese (obiettivi naturalmente non raggiungibili solo colla scuola...).

P.s.: ho dimenticato un luminoso esempio, sopra: alle elementari la maestra ci fece usare spesso il vocabolario.
P.p.s.: vedo solo ora il messaggio di arianna. Continuo a non capire in cosa consista questo studio approfondito della lingua (regole grammaticali? Elenchi di parole di cui imparare il significato? approfondimento su che fronte e come, insomma?) e a cosa potrebbe servire.
Sono invece come ovvio pienamente d'accordo per quanto riguarda lo spirito critico, ma questo è un altro obiettivo troppo elevato... o forse no, qualcosa si può fare anche a scuola: per questo però non bastano programmi o leggi, servono insegnanti disponibili. Che sono molti e bravi, aggiungo io. Comunque, si potrebbe pensare a un'Educazione civica piú sviluppata, integrata colla Storia e che faccia ampio uso di dibattiti in classe, anche sulla base della lettura di quotidiani. Questo ritengo possa essere molto istruttivo (ovvio che abbia effetti positivi su tutti i fronti, compreso quello linguistico).
P.p.p.s.: noto di sfuggita che tutte le soluzioni al problema passano per vie traverse: questo a dimostrare ulteriormente che l'abuso di forestierismi in italiano è provocato da fattori esterni alla lingua...
Ultima modifica di Federico in data mer, 19 apr 2006 0:24, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Secondo me lei sottovaluta l’influenza formativa che la scuola può avere sul singolo. La scuola, specie nei ragazzini ma direi anche fino all’università, è secondo me, come dice Arianna, un pilastro formativo che va oltre il mero nozionismo. Naturalmente poi ci si trova confrontati con la gente adulta «contaminata» da tutto quanto da lei descritto, ma se non si parte da solide basi e conoscenze, la lingua, in Italia, ha poche speranze di mantenersi strumento atto a «discorrere di tutte le facoltadi», come diceva Galileo, che cito a memoria (e chiedo venia se non è esatta la citazione).
Ultima modifica di Marco1971 in data gio, 20 apr 2006 23:49, modificato 1 volta in totale.
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arianna
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Intervento di arianna »

Federico ha scritto:
Crede che la scuola possa valere piú di verità evidenti e oggettive come la subalternità politica, economica, militare, tecnologica, commerciale e culturale (nel senso dei costumi) dell'Italia rispetto al mondo anglosassone (specie statunitense)?
Non sto sottovaluando queste realtà, ho solo voluto evidenziare che a esse si affianca il ruolo della scuola, che non va sottovalutato; quest'ultima, forma in parte i futuri giornalisti, insegnanti, eccetera che dovrebbero essere già sensibilizzati al problema linguistico, AMMA.
Felice chi con ali vigorose
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Arianna
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Federico
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Intervento di Federico »

Io non sottovaluto l'influenza formativa della scuola; dico solo che non si può opporre all'evidenza (giudicata con parametri immodificabili) ed eliminare da sola il complesso d'inferiorità...
Non nego poi che la scuola può e deve essere il primo tassello di varie battaglie su altri fronti...

Continua ad accennare a "solide basi e conoscenze" della lingua. Ora, a tutti voi sembra a quanto pare lapalissiano, ma io non capisco di cosa si stia parlando...

P.s.:
arianna ha scritto:Non sto sottovaluando queste realtà, ho solo voluto evidenziare che a esse si affianca il ruolo della scuola, che non va sottovalutato; quest'ultima, forma in parte i futuri giornalisti, insegnanti, eccetera che dovrebbero essere già sensibilizzati al problema linguistico, AMMA.
Quella era una frase diretta a Marco (ho iniziato a scrivere il messaggio prima che lei inserisse il suo – e vale anche per questo –)...
Ecco, qui lei parla di sensibilizzazione al problema linguistico (che è ben diversa dalle competenze). Ha ragione, perché in Italia si sottovaluta ampiamente l'importanza della lingua...
Sarebbe interessante indagare l'origine di questa svalutazione; la scuola qualcosa potrebbe probabilmente fare su questo fronte, anche se non so cosa né come, ma comunque non sarebbe certo determinante (dopotutto anche chi non ignora del tutto la lingua poi finisce per sostenere che tutti i forestierismi sono un arricchimento, che l'italiano non può esprimere certe cose ecc., e questo è dovuto a quel complesso di inferiorità contro cui non possiamo nulla).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Federico ha scritto:Continua ad accennare a "solide basi e conoscenze" della lingua. Ora, a tutti voi sembra a quanto pare lapalissiano, ma io non capisco di cosa si stia parlando...
Oltre all’evidente insegnamento della grammatica e dell’ortografia, mi riferisco in particolar modo a quanto scritto dal Castellani in quell’articolo ormai storico che piú non si nomina (grassetti miei):
I principali responsabili delle violazioni subite dalle regole fondamentali dell’italiano son forse i giornalisti (compresi naturalmente quelli televisivi). [...] Io aggiungerei un altro motivo: perché nella gran maggioranza dei casi non si rendono ben conto di come stiano le cose; perché al liceo nessuno gli ha detto quali sono i caratteri fondamentali dell’italiano, quali sono i cambiamenti ch’esso può subire e quali invece sono contrari alla sua natura.
Federico ha scritto:...e questo è dovuto a quel complesso di inferiorità contro cui non possiamo nulla).
O devo dirlo anche a lei, dopo averlo ripetuto a Giulia Tonelli? Òmo di poha fede! ;)
Ultima modifica di Marco1971 in data gio, 20 apr 2006 23:50, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ho ritrovato il passo di Galileo (che avevo citato male :() [grassetto mio]:
Dispiacemi ancora della difficoltà che apporta ad Apelle l’aver io scritto nella nostra favella fiorentina; il che ho fatto per diversi rispetti, uno dei quali il non volere in certo modo abusare la ricchezza e perfezion di tal lingua, bastevole a trattare e spiegar e’ concetti di tutte le facoltadi; e per dalle nostre Accademie e da tutta la città vien gradito lo scrivere più in questo che in altro idioma. Ma in oltre ci ho auto un altro mio particolar interesse, ed il non privarmi delle risposte di V. S. in tal lingua, vedute da me e dagli amici miei con molto maggior diletto e meraviglia che se fossero scritte del più purgato stile latino; e parci, nel leggere lettere di locuzione tanto propria, che Firenze estenda i suoi confini, anzi il recinto delle sue mura, sino in Augusta.
Tratto da questo documento.

Rileggere l’italiano di Galileo, ora, è una gran boccata d’aria fresca!
LCS
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Iscritto in data: ven, 16 set 2005 12:32

Intervento di LCS »

Federico ha scritto:E lei davvero crede che per una simile rivoluzione culturale possa bastare la scuola? Crede che la scuola possa valere piú di verità evidenti e oggettive come la subalternità politica, economica, militare, tecnologica, commerciale e culturale (nel senso dei costumi) dell'Italia rispetto al mondo anglosassone (specie statunitense)?
Solo per guardare le cose un poco ottimisticamente, ricorderei la storia italiana tra xv e xvi secolo. Politicamente la nostra Penisola era nulla, eppure il Rinascimento non è opera forestiera... :D

Cordiali saluti
ECG
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Federico
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Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:mi riferisco in particolar modo a quanto scritto dal Castellani [...]
[...] nella gran maggioranza dei casi non si rendono ben conto di come stiano le cose; perché al liceo nessuno gli ha detto quali sono i caratteri fondamentali dell’italiano, quali sono i cambiamenti ch’esso può subire e quali invece sono contrari alla sua natura.
[...]
Non posso credere che davvero la gente, apprendendo che l'italiano con certi suoni e strutture non sarebbe piú italiano, deciderebbe di fare a meno dei forestierismi e abbraccerebbe con entusiasmo gli adattamenti.
Questa argomentazione è piuttosto fragile – non convince anche molti linguisti (il che metterebbe in imbarazzo la pubblica opinione, oltre ad essere dimostrazione che l'erudizione non basta) –, e perdipiú è relativamente "astratta", rispetto ad altre, perciò ritengo che non possa minimamente far breccia.
Spero di sbagliarmi, ovviamente.
LCS ha scritto:Solo per guardare le cose un poco ottimisticamente, ricorderei la storia italiana tra xv e xvi secolo. Politicamente la nostra Penisola era nulla, eppure il Rinascimento non è opera forestiera... :D
Già, ma non era culturalmente povera come ora. E poi, c'è da ricordare che se non ci sono riusciti gli spagnoli, quando abbiamo voluto distruggere il Rinascimento noi l'abbiamo fatto alla grande (Controriforma)...
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