Modi di dire
Moderatore: Cruscanti
Modi di dire
Ci sono alcuni modi di dire che, non so per quale motivo, quando li sento mi irritano particolarmente.
Es.: "Cosa hai fatto di bello Domenica?" "Niente di che. Ho guardato la TV tutta notte."
Qualcuno mi sa gentilmente dire se quel "di che" e quel "tutta notte", che leggo e sento continuamente, sono corretti e se sono io pertanto, ad essere irragionevolmente affetto da strane fobie?
Mi scuso per la futilità della domanda e vi ringrazio fin d'ora per il tempo dedicatomi.
Cordiali saluti a tutti.
Es.: "Cosa hai fatto di bello Domenica?" "Niente di che. Ho guardato la TV tutta notte."
Qualcuno mi sa gentilmente dire se quel "di che" e quel "tutta notte", che leggo e sento continuamente, sono corretti e se sono io pertanto, ad essere irragionevolmente affetto da strane fobie?
Mi scuso per la futilità della domanda e vi ringrazio fin d'ora per il tempo dedicatomi.
Cordiali saluti a tutti.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
il qual sorride a non so che Gentucca.
Re: Modi di dire
Innanzitutto, come sa, bisogna distinguere il parlato dallo scritto: il primo è molto più permissivo del secondo.Fabio48 ha scritto:Ci sono alcuni modi di dire che, non so per quale motivo, quando li sento mi irritano particolarmente.
Es.: "Cosa hai fatto di bello Domenica?" "Niente di che. Ho guardato la TV tutta notte."
Qualcuno mi sa gentilmente dire se quel "di che" e quel "tutta notte", che leggo e sento continuamente, sono corretti e se sono io pertanto, ad essere irragionevolmente affetto da strane fobie?
Mi scuso per la futilità della domanda e vi ringrazio fin d'ora per il tempo dedicatomi.
Cordiali saluti a tutti.
Si tratta, in entrambi i casi, di espressioni ellittiche.
Nella prima il che sta, ad esempio, per "di cui valga la pena parlare" e mi sembra ammissibile.
Nel secondo caso si tratta di un'estensione di espressioni ammissibili come "tutto lunedì" per "tutto il giorno di lunedì".
A me suona ancora male ma non è detto che non sia solo una questione di abitudine.
Secondo me è usata al nord... io la ricordo come espressione comune anche in dialetto (tüta nòt). Stranamente, però, in "tutto il giorno" (tüt al dì) l'articolo c'è . Ricordo anche un uso analogo in "tutta sera" (e anche forse in "tutta mattina"). Non invece in "tutto il pomeriggio".Federico ha scritto:Quel "tutta notte" mi sembra terribile [...] ma ho come l'impressione che qualcosa del genere esista, forse in un'altra lingua, perché la costruzione mi risulta vagamente familiare.
Azzardo un' ipotesi fonetica, almeno per il dialetto. Le espressioni in cui si elimina l'articolo hanno il sostantivo femminile e dunque l'aggettivo finisce per vocale: aggiungere l'articolo significherebbe aggiungere una sillaba. Invece nel caso di giorno (dì) e pomeriggio (dommesdì), togliere l'articolo significha far collidere la "t" finale di tüt con la "d" iniziale del sostantivo: aggiungere l'articolo (tüt al dì , tüt al dommesdì) aggiunge una vocale e rende l'espressione sillabicamente e foneticamente molto più simile a quella femminile (tüt al dì, tüta nòt).
Che ne dicono gli esperti linguisti?
Non ho dubbi che l'espressione le risulti familiare. Alcuni degli scrittori che hanno usato la terribile espressione sono, per esempio: Petrarca, Boccaccio, Lorenzo dei Medici, Poliziano, Boiardo, Ariosto... solo per citare i più famosi.Federico ha scritto:Quel "tutta notte" mi sembra terribile (normalissimo invece "niente di che"), ma ho come l'impressione che qualcosa del genere esista, forse in un'altra lingua, perché la costruzione mi risulta vagamente familiare.
Non ci sono esempi, nella LIZ 4.0, in autori recenti.
Sembra quindi che il costrutto sia poco utilizzato nello scritto anche se può vantare testimonianze letterarie antiche.
Una ricerca con Google dà circa 66.000 occorrenze.
Più che di riutilizzo di un costrutto arcaico mi sembra un caso di affioramento del fiume sotterraneo della lingua parlata.
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