Interiezioni, fonosimboli, onomatopee…
Moderatore: Cruscanti
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Interiezioni, fonosimboli, onomatopee…
Chiedo aiuto ai cruscanti per venirci a capo: stavo cercando nei dizionari in rete il significato della parola boh e mi sono ritrovato stordito dalla rigandola di classificazioni che ogni dizionario offre, e più mi addentravo nella definizione di ogni denominazione, più di dubbi si accumulavano, finché ho pensato a voi.
E' possibile avere una definizione per le seguenti parole: interiezione, fonosimbolo, onomatopea, ideofono. Vorrei capire in che relazione sono fra loro queste classi linguistiche, come si sovrappongono, che cosa hanno di particolare, eventualmente se ne esistono altre, grazie.
E' possibile avere una definizione per le seguenti parole: interiezione, fonosimbolo, onomatopea, ideofono. Vorrei capire in che relazione sono fra loro queste classi linguistiche, come si sovrappongono, che cosa hanno di particolare, eventualmente se ne esistono altre, grazie.
Le definizioni del Treccani, che riporto qui sotto, dovrebbero chiarire un po’ le cose.
interiezione In grammatica, sinon. di esclamazione, come parte del discorso.
fonosimbolo In linguistica, ogni manifestazione fonica non riconducibile alle strutture fonematiche e morfematiche proprie di una data lingua, e dotata di valore olofrastico, come per es. varie forme esclamative o espressive quali uffa, uh, mah, bah, talora non ben rappresentabili con segni grafici tradizionali (per es., la m prolungata a bocca chiusa per indicare dubbio, incredulità, ecc.).
onomatopea In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac; bau bau, tic tac; din don dan), in una serie di sillabe in unità grafica (patapum, taratatà, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche, per es. interi versi (costituendo in tal caso un accorgimento retorico, comunem. detto armonia imitativa: v. ARMONIA, n. 2). In senso più concr., la serie fonica stessa, o la parola, la locuzione formate in seguito a tale procedimento, alcune delle quali subiscono un completo adattamento grammaticale, con l’aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili (soprattutto sostantivi e verbi) del lessico della lingua (così bisbigliare, chioccolare e chioccolìo, tentennare, ecc.); per questi, non si parla più di onomatopea ma di origine onomatopeica, e il fenomeno rientra nel più vasto ambito dell’etimologia. Un particolare tipo di onomatopea è il fonosimbolismo (v. FONOSIMBOLICO).
ideofono In linguistica, termine con cui si indicano le parole, particolarmente numerose nelle lingue di tradizione esclusivamente orale e anche in alcune di quelle con tradizione scritta (come il coreano e il giapponese), con le quali si esprimono le sensazioni relative alle varie sfere sensoriali; in italiano gli ideofoni (più comunem. detti voci fonosimboliche) si concentrano nella varietà informale della lingua (ciuf ciuf, glu glu, splash, zac, patapùnfete, ecc.). Un caso particolare sono gli ideofoni diffusisi nel linguaggio giovanile grazie ai fumetti tradotti dall’inglese (gulp, roar, sigh, ecc.) che non si è ritenuto opportuno accogliere in questo Vocabolario. (:D)
interiezione In grammatica, sinon. di esclamazione, come parte del discorso.
fonosimbolo In linguistica, ogni manifestazione fonica non riconducibile alle strutture fonematiche e morfematiche proprie di una data lingua, e dotata di valore olofrastico, come per es. varie forme esclamative o espressive quali uffa, uh, mah, bah, talora non ben rappresentabili con segni grafici tradizionali (per es., la m prolungata a bocca chiusa per indicare dubbio, incredulità, ecc.).
onomatopea In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac; bau bau, tic tac; din don dan), in una serie di sillabe in unità grafica (patapum, taratatà, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche, per es. interi versi (costituendo in tal caso un accorgimento retorico, comunem. detto armonia imitativa: v. ARMONIA, n. 2). In senso più concr., la serie fonica stessa, o la parola, la locuzione formate in seguito a tale procedimento, alcune delle quali subiscono un completo adattamento grammaticale, con l’aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili (soprattutto sostantivi e verbi) del lessico della lingua (così bisbigliare, chioccolare e chioccolìo, tentennare, ecc.); per questi, non si parla più di onomatopea ma di origine onomatopeica, e il fenomeno rientra nel più vasto ambito dell’etimologia. Un particolare tipo di onomatopea è il fonosimbolismo (v. FONOSIMBOLICO).
ideofono In linguistica, termine con cui si indicano le parole, particolarmente numerose nelle lingue di tradizione esclusivamente orale e anche in alcune di quelle con tradizione scritta (come il coreano e il giapponese), con le quali si esprimono le sensazioni relative alle varie sfere sensoriali; in italiano gli ideofoni (più comunem. detti voci fonosimboliche) si concentrano nella varietà informale della lingua (ciuf ciuf, glu glu, splash, zac, patapùnfete, ecc.). Un caso particolare sono gli ideofoni diffusisi nel linguaggio giovanile grazie ai fumetti tradotti dall’inglese (gulp, roar, sigh, ecc.) che non si è ritenuto opportuno accogliere in questo Vocabolario. (:D)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Quindi i fonosimboli non sono una classe grammaticale a parte! Lo chiedo perché il DeMauro, ad esempio, classifica "bah" come interiezione e "brr" come fonosimbolo, quasi fossero appunto due classi grammaticali distinte. Invece, da quanto da lei riportato dal Treccani, ne deduco che gli ideofoni sono tutti onomatopee primarie, le quali assieme ai fonosimboli rientrano indistintamente nella classe grammaticale delle interiezioni.
Sarei anch’io per considerare bah interiezione, riservando fonosimbolo a quelle interiezioni che tentano di riprodurre, d’imitare un rumore o una sensazione in maniera espressiva, come appunto brr. L’interiezione, insomma, – in senso stretto – esprimerebbe un’esclamazione generalmente costituita da una parola di senso compiuto (evviva! cavolo!, ecc.) o convenzionalmente associata a uno stato d’animo (bah); mentre un fonosimbolo esprimerebbe la stessa cosa ma attraverso combinazioni di suoni che rispecchiano suoni naturalmente emessi. Ma in effetti sembra regnare alquanta confusione da un vocabolario all’altro...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Interiezioni, fonosimboli, onomatopee...
Mi scusi (ho dimenticato prima), ma è un errore comune la confusione tra ci e ne, quindi questa segnalazione potrebbe essere utile a molti: quando un verbo o un’espressione verbale si costruisce colla preposizione di o da, si pronominalizza in ne. Venire a capo di qualcosa > venirne a capo; Allontanarsi da un luogo > allontanarsene.PersOnLine ha scritto:Chiedo aiuto ai cruscanti per venirci a capo...
Ci si usa quando le preposizioni sono a, con, in, su (e forse qualche altra): Contare su qualcosa > Contarci; Andare in un luogo > andarci, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
onomatopee
E' possibile ricondurre "le onomatopee" ad una dimensione di variazione linguistica? Diamesica? Diafasica?
Grazie.
Grazie.
- Black Mamba
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- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
"Op", oppure "Hop"
Buonasera!
Qual è la corretta espressione da reiterare quando si vuole incitare qualcuno a muoversi, a correre o a saltellare, ad esempio nel corso di un allenamento sportivo?
Op Op Op, oppure Hop Hop Hop?
Io opterei per la scrittura senza h, come nel caso di Óp là.
Grazie.
Qual è la corretta espressione da reiterare quando si vuole incitare qualcuno a muoversi, a correre o a saltellare, ad esempio nel corso di un allenamento sportivo?
Op Op Op, oppure Hop Hop Hop?
Io opterei per la scrittura senza h, come nel caso di Óp là.
Grazie.
Hoc unum scio, me nihil scire.
- Animo Grato
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- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Hop fa parte di quegli ideofoni, citati da Marco1971 nel suo primo intervento in questo filone, "diffusisi nel linguaggio giovanile grazie ai fumetti tradotti dall’inglese (gulp, roar, sigh, ecc.)". È una voce inglese che può fungere sia da verbo sia da sostantivo, significando rispettivamente "saltellare" e "saltello".
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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