«Inzupposo»

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Lizard
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«Inzupposo»

Intervento di Lizard »

Nella pubblicità televisiva di una nota industria alimentare, compare un nuovo termine ad accompagnare un biscotto da prima colazione, particolarmente idoneo da inzuppare nel latte.
Sbaglio se forse inzuppabile sarebbe stato più corretto?
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Il suffisso -oso è usato per formare aggettivi che indicano «per lo più presenza o abbondanza della qualità o della condizione espresse dal sostantivo da cui derivano» (Vocabolario Treccani, «-oso»).

Inzupposo mostra dunque un abuso del suffisso: anche ammettendo l’esistenza di inzuppo (confermata per lo meno dall’uso piú recente), un biscotto non è *«pieno o ricco di inzuppi» ma piuttosto «adatto a essere inzuppato», ossia inzuppabile.

Per conto mio, la parola è destinata a rimanere un occasionalismo pubblicitario, sicché l’improprietà è resa accettabile dall’effetto retorico che si vuole ottenere. Del resto, il suffisso -oso è adoperato in maniera simile in altre parole «pubblicitarie», come comodoso e morbidoso, anch’esse, a quanto mi risulta, scomparse con la fine della messa in onda della pubblicità. (Comodoso sembra essere però morfologicamente giustificato dal sostantivo comodo.)
domna charola
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Intervento di domna charola »

Su quell'aggettivo, a me appunto è sorto il dubbio che si tratti solo di un banale calco su altri aggettivi già presenti in pubblicità.
L'alternativa sarebbe una scelta precisa per un aggettivo inesistente o scorretto, perché questo serve a destare l'attenzione, i commenti, e in definitiva a far rimanere in mente il prodotto.
Tecnica classica e collaudata, quindi quasi "normale" in pubblicità.
Anche se qui temo non ci abbiano nemmeno pensato su tanto, e abbiano copiato dai casi precedenti.

Comunque... di biscotti "inzuppabili" il mercato è pieno. E per far risaltare un nuovo prodotto in modo che sia notato dal consumatore, occorre inventare qualcosa che spicchi. Anche sgrammatico, anzi, proprio per questo sarà efficace.

Molti parti di questo tipo sono assoutamente orripilanti, disdicevoli, riprovevoli. A volte però sono saltate fuori cose interessanti...
Avatara utente
Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Secondo me si tratta di un occasionalismo in cui convergono due elementi: il primo è la bonaria presa in giro dello straniero (in questo caso, lo spagnolo Banderas) che, non conoscendo un vocabolo italiano adatto alla bisogna, ne conia uno su due piedi, con un effetto comico (almeno nelle intenzioni degli autori); il secondo è il richiamo alla famiglia degli aggettivi in -oso che, anche (se non soprattutto) grazie a formazioni ad hoc, ha goduto di una certa fortuna in ambito pubblicitario. Se non ricordo male, uno dei primi casi (che anche all'epoca suscitò il malumore dei "puristi") fu la campagna pubblicitaria della Fiat Uno, nei primi anni ottanta.
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Lizard
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Intervento di Lizard »

Anche io, come Animo Grato, ho avuto l'impressione che molto fosse giocato sulla non perfetta dizione del protagonista, il quale rimane quasi sorpreso dal fatto che il termine dato al biscotto centri appieno la qualità del prodotto, visto il consenso datogli dall'interlocutrice.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

C’è da dire, però, che Banderas è spagnolo, e in spagnolo gli aggettivi in -oso sono comuni tanto quanto in italiano.

Nella pubblicità, il cui filmato si può facilmente trovare in rete, una donna assaggia il biscotto ed esita un po’ cercando una parola per descriverlo. Banderas le suggerisce inzupposo. La donna ripete il neologismo, sorride e assente. L’impressione è che si sia formata una nuova parola, in modo improprio e quindi imprevedibile, per indicare che il biscotto ha caratteristiche che lo distinguono dagli altri biscotti semplicemente inzuppabili.

Insomma, come ha detto giustamente Domna Charola, siamo di fronte a un espediente retorico teso a «destare l’attenzione» e «far rimanere in mente il prodotto».
domna charola
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Intervento di domna charola »

Fra l'altro, io non possiedo tivù, quindi non sapevo nulla della pubblicità con Banderas e del suo contesto.
Ho visto il termine sulle confezioni al supermercato, e l'ho preso come termine scritto. Abbastanza chiaro da capire cosa volesse dire, abbastanza "unico" da attirare la mia attenzione mentre stavo cercando biscotti. Detesto quelli che resistono a qualsiasi tentativo e subiscono indenni ore di bagnetto nel caffelatte, quindi quel vocabolo, denso di promesse nella sua novità, mi ha attratto.
...poi ho comperato tutt'altro...
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sembra proprio che il suffisso -oso piaccia tantissimo ai nostri pubblicitari. In quest’altra vecchia pubblicità compaiono tre aggettivi in -oso, coniati per l’occasione.
Lizard
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Intervento di Lizard »

C'è persino un ammorbidente per indumenti con il nome commerciale costruito con il suffisso in oggetto
(http://www.colgate.it/app/Colgate/IT/HC ... uloso.cvsp)
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Lizard ha scritto:C'è persino un ammorbidente per indumenti con il nome commerciale costruito con il suffisso in oggetto
(http://www.colgate.it/app/Colgate/IT/HC ... uloso.cvsp)
Quella è una storpiatura etimologica di favoloso; in compenso possiamo citare gli attestati morbidoso e puccioso :lol:.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Questo facile ricorrere, da parte dei pubblicitari, al suffisso in oggetto sta, invero, divenendo noiOSO!!!!

... :D
Lizard
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Intervento di Lizard »

Totò, ne La banda degli onesti, coniò vitaminoso:

...broccoletti e patate, un cibo vitaminoso e corroborante.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Vorrei tornare sull’argomento per riportare un brano di Sociologia dell’italiano contemporaneo di Gaetano Berruto, Roma: «Carocci editore», p. 96:

Con suffissi molto produttivi e polisemici si creano a volte neologismi che non rientrano bene negli schemi derivazionali previsti dalla norma; è il caso per es. del denominale aggettivale -oso, che fu usato nella pubblicità di automobili per coniare aggettivi come risparmiosa o comodosa (quest’ultimo termine viola le regole di derivazione, giacché parte da una base aggettivale; a meno che non lo intendiamo costruito sull’astratto comodo per “comodità”).

Neologismi come comodoso, risparmioso, inzupposo mostrano una piú profonda impronta di novità, rispetto a coniazioni inusitate ma regolari (es. il «miglioriniano» arabescatore), proprio per l’imprevedibilità, e improprietà, della loro formazione.

Berruto include questi esempi nel capitolo dedicato alle «tendenze di ristandardizzazione», ossia ai tratti che sono stati o stanno per essere «sdoganati» e accolti nella nuova norma. In realtà la derivazione irregolare con il suffisso -oso sembra essere relegata, implicitamente anche nella trattazione di Berruto, alla pubblicità e alla prosa giornalistica brillante: non a caso, l’autore porta due esempi tratti dalla cronaca sportiva:

il Napoli […] ha battuto quella [scil. squadra] ricca, quella imbattibile, quella recordosa (“La Repubblica”, 5 novembre 1985); Brekink [corridore ciclista] attaccoso ma non convincente (“La Stampa”, 11 giugno 1987). (ibidem)
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