domna charola ha scritto:Casomai con l'asterisco, come "parola inesistente" (per ora), ma secondo me in tondo…
Ch’io sappia, in realtà, l’asterisco si usa soltanto in linguistica storica per le parole non attestate ma ricostruite sulla base di congetture, o in linguistica sincronica per i costrutti o le parole agrammaticali.
Per i neologismi, i dialettalismi o le parole straniere non adattate io userei o le virgolette o, come ha detto Millermann, il corsivo.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Ch’io sappia, in realtà, l’asterisco si usa soltanto in linguistica storica per le parole non attestate ma ricostruite sulla base di congetture, o in linguistica sincronica per i costrutti o le parole agrammaticali.
Non c'è quindi un modo «normale» per segnalare un occasionalismo?
Ferdinand Bardamu ha scritto:Per i neologismi, i dialettalismi o le parole straniere non adattate io userei o le virgolette o, come ha detto Millermann, il corsivo.
Per i neologismi ho sempre usato il tondo o le virgolette (sergenti) per segnalare un uso scherzoso o comunque non del tutto accettabile; lo stesso per i dialettalismi, mentre per i forestierismi crudi (xenismi) conviene usare il corsivo (e usarne pochi comunque).
Carnby ha scritto:Non c'è quindi un modo «normale» per segnalare un occasionalismo?
Non saprei dirle se esista una norma tipografica al riguardo. Io lo segnalerei o col corsivo o con le virgolette, con una leggera preferenza per le seconde, che mi paiono piú utili a mettere in evidenza un uso ironico o intenzionale di una neoformazione, di un neologismo occasionale, o anche di uno strafalcione. Il guzzantiano «imperativo imperfetto», sapevatelo!, lo scriverei in corsivo o lo metterei fra virgolette.
Mi sembra la soluzione normale. Tipograficamente, il corsivo esclude le virgolette, quindi o l'uno o l'altro.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
In ambito scientifico, molti editori richiedono espressamente il corsivo per i termini stranieri; probabile che sia una convenzione del settore, però è quello che viene richiesto nei testi agli studenti anche a Lettere in Statale a Milano. Per questo l'ho presa come regola "buona".
Per i termini usati in senso traslato, improprio, colloquiale etc. invece vedo richiedere le virgolette.
A questo punto, una parola nuova può rientrare nel secondo caso, quello dei sensi non propri o degli usi anomali, secondo me.