«Uva» e sue parti
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- Millermann
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«Uva» e sue parti
La stagione autunnale è, da sempre, il periodo dell'uva e della vendemmia. Cosí ho ripensato ai diversi nomi dialettali legati a quest'importantissima pianta, e ho ricercato la loro origine, quasi sempre vicinissima al latino, facendo delle (per me) interessanti scoperte!
Ecco, dunque, alcuni dei nomi che si usano nel mio dialetto per l'uva (e... compagnia).
Uva: uva (júva) [lat. ūva]. In altre zone della Calabria è anche detta àcina [dal lat. acĭnus] e, nella parte meridionale, racína [dal lat. racēmus, francese raisin ] .
Grappolo: píënnicia [forse dal lat. pīnea, «pigna», o dal lat. *pendix, -īcis, der. di pendēre «pendere», cosí chiamata perché pende ]
Acino, chicco: cúëcciu [dal De Mauro: còccio, voce merid., propr. “granello, acino”, forse retroformazione dal pl., dal lat. coccum “nocciolo dei frutti”]
Vinacciolo: aríllu [dal latino medievale arillus, «vinacciolo»]
Vigna: vígna [lat. vīnea] e pàstinu [dal latino pastinum, «pàstino», vedi anche qui]
Pergolato: píërgula [dal latino pergula, «pergola»]
Pampino: pàmpana [dal latino pampinus e spagnolo pámpana, «foglia della vite»]
Naturalmente ve ne sono anche altri (penso a raspo, tralcio, viticcio): se mi verranno in mente le corrispondenti voci dialettali, le scriverò.
E nel vostro dialetto quali termini si usa(va)no, in questo periodo dell'anno, per indicare l'uva e le sue parti?
Ecco, dunque, alcuni dei nomi che si usano nel mio dialetto per l'uva (e... compagnia).
Uva: uva (júva) [lat. ūva]. In altre zone della Calabria è anche detta àcina [dal lat. acĭnus] e, nella parte meridionale, racína [dal lat. racēmus, francese raisin ] .
Grappolo: píënnicia [forse dal lat. pīnea, «pigna», o dal lat. *pendix, -īcis, der. di pendēre «pendere», cosí chiamata perché pende ]
Acino, chicco: cúëcciu [dal De Mauro: còccio, voce merid., propr. “granello, acino”, forse retroformazione dal pl., dal lat. coccum “nocciolo dei frutti”]
Vinacciolo: aríllu [dal latino medievale arillus, «vinacciolo»]
Vigna: vígna [lat. vīnea] e pàstinu [dal latino pastinum, «pàstino», vedi anche qui]
Pergolato: píërgula [dal latino pergula, «pergola»]
Pampino: pàmpana [dal latino pampinus e spagnolo pámpana, «foglia della vite»]
Naturalmente ve ne sono anche altri (penso a raspo, tralcio, viticcio): se mi verranno in mente le corrispondenti voci dialettali, le scriverò.
E nel vostro dialetto quali termini si usa(va)no, in questo periodo dell'anno, per indicare l'uva e le sue parti?
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Benvenuto!AttritoLinguistico ha scritto:Questo è il mio primo intervento.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
- u merlu rucà
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Liguria estremo Ponente.
Uva: üa [lat. ūva].
Grappolo: ràpu [Dal gotico *krappa ‘uncino’ o germanico raspon 'grattare']
Acino, chicco: auxinélu [lat. acinellus]
Vinacciolo: granèla [lat. grānu(m) neutro plur. grana + suff.dim.ellu]
Vigna: vígna [lat. vīnea]
Pergolato: tópia [latino topĭa -ōrum ‘paesaggi dipinti, giardini ornamentali’, dal gr. tópion ‘campo’]
Pampino: föja [dal latino folia]
Raspo: rapüja [derivato da rapu]
Tralcio: traja[dal latino trădux –ĭcis 'tralcio' + talea 'pezzo di ramo']
Viticcio: grenghîa [dal latino cancricula]
Racimolo: sc-ciancu [da una voce onomatopeica che indica strappare]
Vinaccia: rapa [vedi rapu]
Uva: üa [lat. ūva].
Grappolo: ràpu [Dal gotico *krappa ‘uncino’ o germanico raspon 'grattare']
Acino, chicco: auxinélu [lat. acinellus]
Vinacciolo: granèla [lat. grānu(m) neutro plur. grana + suff.dim.ellu]
Vigna: vígna [lat. vīnea]
Pergolato: tópia [latino topĭa -ōrum ‘paesaggi dipinti, giardini ornamentali’, dal gr. tópion ‘campo’]
Pampino: föja [dal latino folia]
Raspo: rapüja [derivato da rapu]
Tralcio: traja[dal latino trădux –ĭcis 'tralcio' + talea 'pezzo di ramo']
Viticcio: grenghîa [dal latino cancricula]
Racimolo: sc-ciancu [da una voce onomatopeica che indica strappare]
Vinaccia: rapa [vedi rapu]
Largu de farina e strentu de brenu.
- Ferdinand Bardamu
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Benvenuto ad AttritoLinguistico anche da parte mia.
Quanto alla domanda di Millermann, riporto le parole che conosco:
Quanto alla domanda di Millermann, riporto le parole che conosco:
- uva: úa
- grappolo: zimo (con ‹z› non sonora)
- àcino: gran
- vigna: vegna
- pampino: pànpano (usato anche nell’espressione star lí come un pànpano, ‹rimanere di sasso, attoniti› o anche ‹star fermi senza far nulla›)
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Nel contado empolese poche differenze con la lingua normale anche nel vecchio vernacolo.
Uva: uva
Grappolo: ciocca; nel caso di due grappoli prènzolo
Acino: chicco (plurale le chicca)
Vinacciolo: vinacciolo
Vigna: vigna
Pergolato: pergola
Pampino: pàmpano
Raspo: ràspolo
Tralcio: tralcio
Vinaccia: vinaccia
Uva: uva
Grappolo: ciocca; nel caso di due grappoli prènzolo
Acino: chicco (plurale le chicca)
Vinacciolo: vinacciolo
Vigna: vigna
Pergolato: pergola
Pampino: pàmpano
Raspo: ràspolo
Tralcio: tralcio
Vinaccia: vinaccia
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
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A Buti il grappolo lo chiamano pigna, lo ricordo bene in quanto ho vendemmiato dai parenti di un mio amico. In quell'occasione commisi un tragico errore: a cena mi ero seduto vicino al padrone di casa. In poche parole, la più grande sbornia della mia vita. Ogni volta che vedeva il mio bicchiere vuoto lo riempiva.
Largu de farina e strentu de brenu.
Qui pigna non si usa nemmeno per il cono del pino che si chiama pina.u merlu rucà ha scritto:A Buti il grappolo lo chiamano pigna
u merlu rucà ha scritto:In poche parole, la più grande sbornia della mia vita. Ogni volta che vedeva il mio bicchiere vuoto lo riempiva.
Confermo quanto già riportato da Ferdinand, con qualche aggiunta e specificazione.
Ùa e gràpo de ùa; il tsìmo indica una parte del gràpo, ciascuno dei piccoli gruppi di acini - gran - che compongono il grappolo d'uva, che si possono definire anche récio, récio de ùa.
I tsìmi o réci sono i grappoli d'uva, i racimoli, rimasti qua e là fra i pànpani della vegna una volta ultimata la raccolta. I bambini allora, ma anche gli adulti, passavano a cercare gli ultimi grappoli sfuggiti alla vendemmia, così come si faceva dopo la mietitura per le ultime spighe di frumento.
Gramostìn è il termine per indicare i vinacciuoli; graspo o grapàia è quanto rimane del gràpo mondato degli acini. Le gràpe sono le vinacce, l'insieme dei raspi e delle bucce che vengono distillate per produrre l'acquavite o gràpa.
Benvenuto ad AttritoLinguistico anche da parte mia.
Ùa e gràpo de ùa; il tsìmo indica una parte del gràpo, ciascuno dei piccoli gruppi di acini - gran - che compongono il grappolo d'uva, che si possono definire anche récio, récio de ùa.
I tsìmi o réci sono i grappoli d'uva, i racimoli, rimasti qua e là fra i pànpani della vegna una volta ultimata la raccolta. I bambini allora, ma anche gli adulti, passavano a cercare gli ultimi grappoli sfuggiti alla vendemmia, così come si faceva dopo la mietitura per le ultime spighe di frumento.
Gramostìn è il termine per indicare i vinacciuoli; graspo o grapàia è quanto rimane del gràpo mondato degli acini. Le gràpe sono le vinacce, l'insieme dei raspi e delle bucce che vengono distillate per produrre l'acquavite o gràpa.
Benvenuto ad AttritoLinguistico anche da parte mia.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Mi ha incuriosito questo termine, la cui origine viene definita ignota o sconosciuta. Sono state formulate in realtà delle proposte etimologiche: arenula "granello di sabbia" in A Comprehensive Etymological Dictionary of the Spanish Language di Edward A. Roberts; gryllus secondo il Rohlfs nel suo Dizionario Dialettale delle Tre Calabrie alla voce ariddu "grillo". A queste proposte si potrebbe aggiungere, considerato il valore di "anello" che assume il termine aro in spagnolo, un'origine dal latino arvum "terra da arare" inteso come terreno coltivabile che circonda la città, come un anello. Il passaggio semantico sarebbe dunque "cerchio di terra coltivabile intorno alla città" → "anello" → "anellino" (con dim. -illu) → "vinacciolo".Millermann ha scritto:Vinacciolo: aríllu [dal latino medievale arillus, «vinacciolo»]
Largu de farina e strentu de brenu.
- Millermann
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- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Eppure questa parola latina medievale, arillus, d'origine non univocamente riconosciuta, è poi entrata in tutte le lingue moderne: italiano (arillo), francese (arille), spagnolo (arilo) e anche inglese (aril)!
Personalmente, l'origine che trovo più credibile è quella legata al granello di sabbia, di cui cito una delle tante versioni in rete:
Non mi convince troppo, invece quella legata al grillo (gryllus in latino), perché non vedo alcuna analogia coi semini dell'uva, anche se ho scoperto che in Sicilia esiste un antico vitigno chiamato ariddu, cioè grillo, dal quale si produce il vino omonimo.
Comunque in rete ho trovato altre due possibili etimologie (riferite al termine inglese aril), differenti da quelle finora citate.
Su diversi dizionari d'inglese in rete, tra cui dictionary.com e WordReference, si afferma che il latino medievale arillus, «vinacciolo», deriverebbe da un erroneo armillus, da accostare ai termini dialettali settentrionali armella e arma, indicanti la parte piú interna dei frutti, a loro volta derivanti dal latino anima, con suffisso diminutivo -illa.
A questo punto m'è venuto subito in mente il nome armellina, dato al seme dell'albicocca, ma invece pare che non c'entri nulla: si tratterebbe addirittura d'un "nome commerciale" ripreso da armellino, che è una denominazione usata localmente in veneto per l'albicocco, e che deriva da Armenia. Che strana, però, questa somiglianza!
Infine, secondo il "Collaborative International Dictionary of English", questa parola (l'inglese aril) deriverebbe dal latino medievale arilli (al plurale) che avrebbe indicato l'uva passa (cioè secca), derivando a sua volta dal latino aridus.
Anche queste due possibili origini, comunque, mi sembrano meno probabili della prima (quella del granello di sabbia).
A proposito di arillo (nel senso botanico del termine), sapevate che diversi frutti tropicali che noi mangiamo (almeno qualche volta, perché non sono diffusissimi) sono in realtà degli arilli? Tra i piú noti, il frutto della passione e il lici (o licci), anche detto "ciliegia cinese", entrambi molto più conosciuti con i loro nomi d'importazione. Un altro esempio d'arillo è il "guscio" che ricopre il seme della noce moscata, da cui si ricava, a sua volta, un'altra spezia: il mace.
Personalmente, l'origine che trovo più credibile è quella legata al granello di sabbia, di cui cito una delle tante versioni in rete:
Tra l'altro, nel mio dialetto la sabbia si chiama proprio arína, come in latino!The Free Dictionary, [i]s.v. [/i]«[url=http://www.thefreedictionary.com/aril]Aril[/url]», ha scritto:[Medieval Latin arillus, grape seed, from a Romance source akin to Italian arillo, seed coat, from Vulgar Latin *arēnula, grain of sand, from diminutive of Latin arēna, sand]
[Latino medievale arillus, vinacciolo, da una fonte romanza affine all'italiano arillo, rivestimento del seme, dal Latino volgare *arēnula, granello di sabbia, dal diminutivo del Latino arēna, sabbia]
Non mi convince troppo, invece quella legata al grillo (gryllus in latino), perché non vedo alcuna analogia coi semini dell'uva, anche se ho scoperto che in Sicilia esiste un antico vitigno chiamato ariddu, cioè grillo, dal quale si produce il vino omonimo.
Comunque in rete ho trovato altre due possibili etimologie (riferite al termine inglese aril), differenti da quelle finora citate.
Su diversi dizionari d'inglese in rete, tra cui dictionary.com e WordReference, si afferma che il latino medievale arillus, «vinacciolo», deriverebbe da un erroneo armillus, da accostare ai termini dialettali settentrionali armella e arma, indicanti la parte piú interna dei frutti, a loro volta derivanti dal latino anima, con suffisso diminutivo -illa.
A questo punto m'è venuto subito in mente il nome armellina, dato al seme dell'albicocca, ma invece pare che non c'entri nulla: si tratterebbe addirittura d'un "nome commerciale" ripreso da armellino, che è una denominazione usata localmente in veneto per l'albicocco, e che deriva da Armenia. Che strana, però, questa somiglianza!
Infine, secondo il "Collaborative International Dictionary of English", questa parola (l'inglese aril) deriverebbe dal latino medievale arilli (al plurale) che avrebbe indicato l'uva passa (cioè secca), derivando a sua volta dal latino aridus.
Anche queste due possibili origini, comunque, mi sembrano meno probabili della prima (quella del granello di sabbia).
A proposito di arillo (nel senso botanico del termine), sapevate che diversi frutti tropicali che noi mangiamo (almeno qualche volta, perché non sono diffusissimi) sono in realtà degli arilli? Tra i piú noti, il frutto della passione e il lici (o licci), anche detto "ciliegia cinese", entrambi molto più conosciuti con i loro nomi d'importazione. Un altro esempio d'arillo è il "guscio" che ricopre il seme della noce moscata, da cui si ricava, a sua volta, un'altra spezia: il mace.
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
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