«Fare il risotto»

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Olya
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«Fare il risotto»

Intervento di Olya »

Buongiorno a tutti!
Vorrei chiedere il vostro parere sui modi di dire che non riesco a capire.
Di recente ho letto una novella di Giovanni Verga, “Il tramonto di Venere”, l'opera bellissima, divertente e spiritosa, ma non troppo facile da leggere, almeno per gli stranieri. E spero che mi potreste aiutare a capire due passaggi che mi paiono particolarmente difficili.

Nel primo si tratta di un litigio tra la protagonista (Leda, famosa ballerina) e il suo amante Bibì. A Bibì piace una giovane promettente ballerina Noemi, lui assiste spesso ai suoi spettacoli e batte le mani “senza secondi fini”. Leda è gelosa e dopo un insuccesso particolarmente grave (la beneficiata di Leda, dove c'erano quattro gatti) lei comincia a insultare il suo amante e Noemi tanto per trovare un po' di sfogo. Qui devo citare un pezzo:
Ella cercò di sfogarsi con Bibì «il quale faceva il risotto» alla Noemi, invece! lui e i suoi amici! bestie e animali tutti quanti, che non sapevano neppure dove stesse di casa il vero merito! e si lasciavano prendere all'amo dalle grazie di quella diva, la quale rideva di loro, poi — sicuro! — di lui pel primo!
Non riesco a capire cosa significa "fare il risotto a qd".
Non credo che si tratti di un piatto di riso. Cucinava per lei? Mi sembra strano.
Sul sito https://it.wiktionary.org/wiki/risotto ho visto che un senso figurato del “risotto” potrebbe essere “confusione, pasticcio”. Ma anche questo mi sembra un po’ sforzato. Secondo il contesto qui dovrebbe essere qualcosa tipo “lustrava le scarpe a Noemi”, o “si faceva in quattro per lei”, o, che ne so, “la salutava con inchini e riverenze”, una cosa del genere, ammirazione e corteggiamento.
Voi che ne pensate?

E la seconda domanda riguarda una conversazione tra Leda, Bibì e i suoi amici. Stanno seduti al bar e dicono cose brutte su Noemi, “che non aveva scuola — che non aveva grazia — che non aveva questo e non aveva quest'altro” per far piacere a Leda.
Ecco allora un'altra citazione:
Poi, dopo che l'amorosa coppia si fu congedata, fra grandi inchini e scappellate — Bibì stavolta volle accompagnare la sua signora per sentir bene come era andata a finire, un po' inquieto e nervoso in fondo, ma disinvolto, giocherellando colla mazzettina, lei tutta arzilla e saltellante, col sorriso di cinabro e le rose sulle guance (quantunque si sentisse soffocare nella giacchetta attillata) per non dar gusto ai colleghi, Scamboletti, il celebre buffo, ch'era anche il burlone della compagnia, mandò loro dietro questo saluto:
Lei sì che n'ha della grazia di Dio!... Una balena! — Anzi citò un'altra bestia. — Senza invidia però, Bibì! —
Senza invidia, a lui, Bibì, ch'era un pascià a tre code, e di donne ne aveva sino ai capelli, damone e titolate?...
A chi si riferisce la battuta di Scamboletti, a Leda o a Noemi? O a Bibì dandogli del Lei?
E non so se sia stato detto sul serio oppure con sarcasmo avendo in mente “non ha un briciolo di grazia!”
Cioè le versioni sono molte. O Scamboletti cerca di insultare Leda (o Noemi) dicendo che la grazia davvero non ne ha. O esprime la propria approvazione per Noemi o Leda ("dite quello che volete, ma lei, ne ha!") e poi rivolge con “balena” a Leda insultandola (“ma guarda chi parla! Lei invece è una balena...”). O le lusinga ("Lei – Leda – invece la grazia ne ha... E Noemi è una balena, non c'è che dire"). O forse rivolge a Bibì ("Lei, Bibì sì che n'ha della grazia di Dio! Lei ha Leda. È una grazia di Dio. Beato Lei...")?
A chi si riferisce secondo voi?
E che altra bestia ha citato Scamboletti così terribile da non poter essere neppure nominata? Un elefante? Una cagna?

Vi sarei infinitamente grata per qualsiasi risposta che potesse aiutarmi a chiarire i miei dubbi. Grazie in anticipo!
Avatara utente
Sixie
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Intervento di Sixie »

La battuta di Scamboletti è riferita a Leda, uscita di scena con Bibi che l'accompagna. Poco prima, nel corso della conversazione fra amici al Biffi,
"Tutti quanti ad uno ad uno per far la corte a lei e a lui cominciarono a dire ira di Dio della Noemi - che non aveva scuola - che non aveva grazia - che non aveva questo e non aveva quest'altro", si era parlato male di Noemi per far piacere a Leda e Bibi; ora che Leda si è allontanata con Bibi, Scamboletti le manda dietro quel saluto " Lei sì che n'ha della grazia di Dio!... Una balena.", evidentemente sarcastico, forse un accenno all'abbondanza delle sue forme.
L'espressione fare il risotto a qualcuno mi è del tutto nuova sebbene possa immaginare sia da intendere in senso figurato come adulare.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Olya
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Intervento di Olya »

Grazie mille, Sixie, ho capito!
Avatara utente
GFR
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Intervento di GFR »

Se le capitasse di parlare con un milanese, soprattutto di una certa età, dica pure (in dialetto): “L’è un gran risòtt”, per significare una grande confusione (volgarmente un “casino”). :)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

In Toscana si direbbe «una frittata» o «un arrosto». :)
Avatara utente
Sixie
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Intervento di Sixie »

GFR ha scritto:Se le capitasse di parlare con un milanese, soprattutto di una certa età, dica pure (in dialetto): “L’è un gran risòtt”, per significare una grande confusione (volgarmente un “casino”). :)
Sì, capisco il significato dell'espressione far su un risòtt, ma non sembra adattarsi a quanto scritto dal Verga:

Infine tanto tuonò che piovve, la sera stessa della beneficiata di Leda, che non c'erano duecento persone al Carcano. Ella cercò di sfogarsi con Bibì "il quale faceva il risotto" alla Noemi, invece! lui e i suoi amici! bestie e animali tutti quanti, che non sapevano neppure dove stesse di casa il vero merito! e si lasciavano prendere all'amo dalle grazie di quella diva, la quale rideva di loro, poi - sicuro! - di lui pel primo! - Gonzo!

in Il tramonto di Venere.
Modi di dire sul (fare) risotto non mi risultano in Veneto; forse diremmo (far) casotto per (fare) confusione.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Forse bisogna tenere conto del luogo e del tempo in cui si svolge l'azione. In Sicilia, all'epoca, il risotto doveva essere un piatto raro ed esotico e, quindi, fare il risotto potrebbe voler dire colmare di attenzioni e riguardi.
Largu de farina e strentu de brenu.
Avatara utente
GFR
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Intervento di GFR »

Nel precedente intervento non sono stato chiaro. Condivido l’idea di Sixie (e di u merlu rucà) del “risotto” del Verga inteso come una forma di adulazione; pure io non l’ho mai sentita o letta una simile figura.
Invece ho segnalato che è abbastanza noto nel linguaggio familiare di chi ha avuto a che fare col dialetto “milanese” (da Milano fino al Canton Ticino) il “risotto” inteso come confusione. Quello che per il toscano Carnby diventa arrosto o frittata.

Fuori tema: come mi piace ascoltare le voci di persone sconosciute e indovinare di che parte d’Italia siano originari, così mi diverte chiedere: come si dice da voi…?
Avatara utente
u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

"Risotto" (risotu) è usato anche nel ligure nel significato di pasticcio, imbroglio.
Largu de farina e strentu de brenu.
Avatara utente
Sixie
Interventi: 317
Iscritto in data: lun, 18 mag 2015 19:18
Località: Polesine

Intervento di Sixie »

Io direi pastròcio per imbroglio, pasticcio, pastròcchio, ma, di nuovo, non è il senso che il Verga ha dato alla frase in questione.
A questo punto, penso che davvero Bibì stesse " facendo il risotto alla Noemi " e agli altri amici mentre Leda ballava in un teatro semivuoto. :?
Comunque, restando nell'ambito dei modi di dire sul riso, o meglio i risi, si potrebbe dire che la Noemi la ghe magna i risi in testa a Bibì e compagnia, nel senso che li sovrasta in (altezza) sapienza, scaltrezza e così via.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sixie ha scritto:Comunque, restando nell'ambito dei modi di dire sul riso, o meglio i risi, si potrebbe dire che la Noemi la ghe magna i risi in testa a Bibì e compagnia, nel senso che li sovrasta in (altezza) sapienza, scaltrezza e così via.
Interessante. Io direi invece «La ghe magna i gnochi in testa».
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