«Kite surf»
Moderatore: Cruscanti
«Kite surf»
Detto anche fly surf, è una «pratica sportiva che consiste nel muoversi sulla superficie dell’acqua su una tavola da surf sfruttando la spinta di una sorta di grosso aquilone» (GRADIT, Supplemento).
Sul modello del castellaniano velopattino (windsurf), proporrei deltapattino. In fondo abbiamo già il deltaplano, oltre al ciclopattino e al monopattino...
Sul modello del castellaniano velopattino (windsurf), proporrei deltapattino. In fondo abbiamo già il deltaplano, oltre al ciclopattino e al monopattino...
È rassicurante che ci siano persone come lei, pronte a adottare anche le circonlocuzioni. Ma non le sembra che tavola a aquilone (per me la d eufonica qui è disfonica) sia un po’ pesante? Ci sarebbero gli appassionati, ma come chiamerebbe i professionisti? Bisogna trovare un termine che incontri il favore del pubblico e che questo lo giudichi adatto a sostituire kite surf. Di solito, i sostituti che, storicamente, hanno attecchito (o dobbiamo, anche qui, ammettere l’ausiliare ‘essere’?) sono stati concisi. Deltapattino, secondo me, còniuga il breve col tecnico.
«Coloro che vanno in tavola a[d] aquilone», semplicemente.Marco1971 ha scritto:È rassicurante che ci siano persone come lei, pronte a adottare anche le circonlocuzioni. Ma non le sembra che tavola a aquilone (per me la d eufonica qui è disfonica) sia un po’ pesante? Ci sarebbero gli appassionati, ma come chiamerebbe i professionisti?
Ma io sono perfettamente d'accordo: la sua proposta è ottima proprio per questo.Marco1971 ha scritto:Bisogna trovare un termine che incontri il favore del pubblico e che questo lo giudichi adatto a sostituire kite surf. Di solito, i sostituti che, storicamente, hanno attecchito (o dobbiamo, anche qui, ammettere l’ausiliare ‘essere’?) sono stati concisi. Deltapattino, secondo me, còniuga il breve col tecnico.
Solo che a me va benissimo anche usare qualche parola in piú, perciò mi sembra opportuno aggiungere alla lista la circonlocuzione per coloro che come me non ritengono tanto preziosi i propri polmoni.
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Ma cosa c'entra la modernità con l'eufonia? Mi sembra che lei faccia confusione.Marco1971 ha scritto:Come a lei suona antiquato l’adattamento, cosí a me suona poco moderna quest’aggiunta. E Manzoni le tolse quasi tutte nella revisione del suo romanzo.
Relatività del tutto, onda dopo onda.
Devo premettere che io sono per l'eliminazione della d (dis/eu)fonica quanto più possibile. È però anche vero che si contano sulle punta delle dita le persone che non la usano mai eccetto nell'incontro tra due vocali identiche, come nel nostro caso. Bruno Migliorini stesso, che ha proposto la regola, ogni tanto inserisce la d eufonica anche nell'incontro tra vocali diverse. Insomma, la d eufonica scappa ogni tanto al 99% degli scriventi. Mi è capitato di vederla anche negli scritti di Giacomo Devoto, che non la usa quasi mai e il più delle volte non la usa neanche nell'incontro tra vocali identiche. Che però la si trovi disfonica in un caso come questo dove di disfonia non se ne vede traccia - a meno che lei non mi dimostri il contrario - è un po' buffo.
P.S. A me l'adattamento non suona antiquato, bensì semplicemente strano. Ma pur essendo impressione soggettiva, mi conforta il pensiero che è condivisa dalla maggior parte dei parlanti, che infatti non lo praticano.
Ma quale confusione? Direi che si tratta di gusto, o, piú precisamente, di buon gusto.
Non vedo cosa ci sia di buffo, ma certamente me lo espliciterà.
Vede, io sono condizionato dalla mia formazione, e dalle cose apprese dal mio maestro, allievo proprio del Migliorini, come ho ripetuto oltre il dovuto. E il mio maestro diceva proprio che le d eufoniche non si usano piú.
P.S. Sugli adattamenti, allora, ha già fatto (per me) un passo avanti!
P.P.S. La maggior parte dei parlanti non è un punto di riferimento, mi scusi, ma dovevo aggiungerlo: che una moda sia in corso è innegabile; ma che si accetti cosí senza reagire, per me è un segno di povertà spirituale, prima che linguistica.
Non vedo cosa ci sia di buffo, ma certamente me lo espliciterà.
Vede, io sono condizionato dalla mia formazione, e dalle cose apprese dal mio maestro, allievo proprio del Migliorini, come ho ripetuto oltre il dovuto. E il mio maestro diceva proprio che le d eufoniche non si usano piú.
P.S. Sugli adattamenti, allora, ha già fatto (per me) un passo avanti!
P.P.S. La maggior parte dei parlanti non è un punto di riferimento, mi scusi, ma dovevo aggiungerlo: che una moda sia in corso è innegabile; ma che si accetti cosí senza reagire, per me è un segno di povertà spirituale, prima che linguistica.
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Continuo a non capire: se è questione di gusto, mi sa spiegare o no in base a quale criterio cassa la la d eufonica nel caso in oggetto? Stride forse? O che altro? Se invece lo fa solo per applicazione automatica di una regola appresa da un insegnante (vedi sotto) allora mi accontento di questa spiegazione.Marco1971 ha scritto:Ma quale confusione? Direi che si tratta di gusto, o, piú precisamente, di buon gusto.
Mi sembra che assomigli a uno di quelle tante regole senza fondamento che venivano (vengono?) insegnate: non si comincia un periodo con il gerundio, non si comincia con una E e così via.Marco1971 ha scritto:E il mio maestro diceva proprio che le d eufoniche non si usano piú.
Non bisogna mai essere assolutisti. Migliorini non ha detto che la d eufonica non si deve mai usare, bensì ha suggerito - e concordo con lui - che sarebbe bene usarla solo nell'incontro tra vocali uguali. Ripeto, Migliorini stesso la usa ogni tanto, sembra quindi che non riuscisse a conformarsi sempre alla regola da lui stesso proposta!
Questa non l'ho capita.Marco1971 ha scritto:P.S. Sugli adattamenti, allora, ha già fatto (per me) un passo avanti!
Invece la maggior parte dei parlanti è senz'altro un punto di riferimento, quando la maggior parte si identifica con l'uso. Lo diceva - sono sicuro che lei lo sa - lo stesso Manzoni che lei porta a esempio.Marco1971 ha scritto:P.P.S. La maggior parte dei parlanti non è un punto di riferimento, mi scusi, ma dovevo aggiungerlo: che una moda sia in corso è innegabile; ma che si accetti cosí senza reagire, per me è un segno di povertà spirituale, prima che linguistica.
E lo scomparsa dell'adattamento non è una moda, è una tendenza, rilevata e riconosciuta da tutti - o dovrei dire quasi tutti? - gli osservatori della lingua.
Non confonda la scomparsa dell'adattamento con l'abuso degli anglismi, so che ha questo in mente, certamente tra i due esiste una relazione, ma è di causa ed effetto, di influenza reciproca o di semplice concomitanza? Ecco qualcosa che varrebbe la pena di studiare, anziché lanciarsi in geremiadi sulla povertà linguistica e spirituale dei parlanti.
A me sembra che la d eufonica sia questione di gusti: attualmente sembra che sia obbligatorio metterla praticamente sempre (e per non sbagliare la si mette anche prima dei segni di punteggiatura), ma non credo che Marco applichi una regola uguale e opposta; nel mezzo c'è tutta una varietà di preferenze personali.
Ad esempio, a me danno un po' fastidio quelle tra a di fila; se non vogliamo mettere la d e rinunciamo a mantenere una separazione netta, tanto vale compiere un'univerbazione: tavolaquilone; ma abbiamo già deltapattino, perciò non ci servono altri sostantivi.
Ad esempio, a me danno un po' fastidio quelle tra a di fila; se non vogliamo mettere la d e rinunciamo a mantenere una separazione netta, tanto vale compiere un'univerbazione: tavolaquilone; ma abbiamo già deltapattino, perciò non ci servono altri sostantivi.
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Infantilismi? Se non ha le risposte, Marco, almeno cerchi di mantenere la calma.Marco1971 ha scritto:No: è un trend.Freelancer ha scritto:E lo scomparsa dell'adattamento non è una moda, è una tendenza...
Comunque qui siamo fuori tema. Se vuole una mia risposta alle sue domande, apra un nuovo filone nell’apposita sezione. Altrimenti, qui, mi parli di deltapattino – senza infantilismi.
Su *deltapattino, ossia sulla solita solfa, non ho niente che voglia dire.
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