Queste considerazioni mi paiono in diretto contrasto con quelle del Sabatini, che invece si è spinto a dire che la lingua italiana gode ora di una salute migliore che cent'anni fa. Se da un lato mi trovo generalmente d'accordo con quanto espresso dal Coletti, dall'altro spero che la differenza di vedute manifestata dai due, poiché io la interpreto come una differenza di vedute, nasca effettivamente da una pluralità di idee ed ideali all'interno dell'Accademia della Crusca, piuttosto che da un posizionamento opportunistico a seconda dell'oggetto della polemica.Ora, il vero guaio della letteratura del nuovo secolo sta proprio nell’assenza di uno stile, nell’adozione di una lingua senza qualità perché banale, povera di idee, o, all’opposto, molto esibizionistica, più impegnata a sfoggiare la propria estrosità che a esprimere idee. Non è il caso di fare nomi. Lo stile zero (che non è quello semplice, ma quello assente) lascia vedere una lingua gremita di stereotipi, luoghi comuni, frasi fatte oppure segnata da un narcisismo verbale che parla troppo e sopra le righe per le povere cose che ha da dire. L’esatto contrario di quello che servirebbe a un giovane, cui si propone, attraverso la letteratura, un approccio più meditato, autentico e originale alla realtà. Questo limite riguarda soprattutto la nostra narrativa, dove, dopo Calvino, Levi e Sciascia e tolti pochi autori di particolare pregio, l’offerta più recente non è purtroppo quasi mai all’altezza di quella di altre culture coeve (anche quella, vicinissima, francese), nelle quali, forse, latitano come da noi i capolavori, ma la media è alta e di grande valore intellettuale e linguistico, attestato dal grande successo delle traduzioni.
Infatti, c'è un passaggio in particolare sul quale le mie opinioni divergono da quelle del professore, il seguente:
[...] Tamaro ha ragione se lamenta una troppo scarsa attenzione della scuola alla letteratura più recente. Questo è certamente un limite del nostro sistema scolastico, che, invece di percorrere il passato passando solo per le principali vette, e dedicare parecchio tempo anche al presente (o al passato prossimo), si attarda su percorsi e autori antichi meno rilevanti, arrivando tardi o poco a quelli contemporanei.