Per una volta un francesismo
Moderatore: Cruscanti
Per una volta un francesismo
La Repubblica, edizione di Bologna, riportava, una decina di giorni fa, la notizia dell'aggressione a un clochard, definito tale nel titolo e più volte nel corso dell'articolo, qualche volta alternato però a senzatetto.
Il Secolo XIX di Genova riferiva ieri di un'altra aggressione, stavolta a un clochard locale: poiché lo faceva in un trafiletto non c'era bisogno di usare alcun traducente per scansare le ripetizioni di vocaboli.
Il vecchio termine barbone è caduto ormai in disuso, probabilmente perché considerato offensivo. Senzatetto sarebbe un traducente del tutto adeguato e perfettamente neutro. Ma forse clochard conferisce un'aura bohémienne alla infelicissima condizione di queste persone epperò si introduce sempre più di frequente nella prosa giornalistica.
Una volta tanto non è un anglismo. Ma forse è ancora peggio degli anglismi "tecnici", perché suona come un eufemismo un po' ipocrita. O no?
Il Secolo XIX di Genova riferiva ieri di un'altra aggressione, stavolta a un clochard locale: poiché lo faceva in un trafiletto non c'era bisogno di usare alcun traducente per scansare le ripetizioni di vocaboli.
Il vecchio termine barbone è caduto ormai in disuso, probabilmente perché considerato offensivo. Senzatetto sarebbe un traducente del tutto adeguato e perfettamente neutro. Ma forse clochard conferisce un'aura bohémienne alla infelicissima condizione di queste persone epperò si introduce sempre più di frequente nella prosa giornalistica.
Una volta tanto non è un anglismo. Ma forse è ancora peggio degli anglismi "tecnici", perché suona come un eufemismo un po' ipocrita. O no?
Sinceramente non penso che barbone sia caduto in disuso: una ricerca sul sito del Corriere dà 1341 occorrenze di barbone contro 948 di clochard. Concordo invece sull’uso [pseudo]eufemistico del termine straniero...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Beh mi sembra che l'uso del forestierismo (in particolare francese) in senso eufemistico non sia certo una novità, bensì una lunga e radicata tradizione (non credo solo italiana e non strettamente lessicale, si pensi al mal francese, alla capote anglaise che in Inghilterra diventa French letter e così via), solo di recente resa invisibile dall'ondata di anglismi.
Basta ricordare la toilette, il bidet, le entraineuses, il gigolo, la maîtresse, eccetera
Basta ricordare la toilette, il bidet, le entraineuses, il gigolo, la maîtresse, eccetera
Ringrazio Marco e Bue, con i quali concordo.
Mi sembra pero' che quello di clochard (che negli ultimi tempi sul Secolo XIX e su Repubblica prevale su barbone, soprattutto nei titoli) sia un caso leggemente diverso dagli esempi citati da Bue. Questi si riferiscono a oggetti, persone e situazioni attinenti la sfera intima e quella della sessualità: sono eufemismi rivolti a occultare parole e concetti che le zie di Voghera di arbasiniana memoria reputavano disdicevoli o imbarazzanti da menzionare in società. Un po' come, senza ricorrere a forestierismi, le stesse zie avrebbero consigliato di dire estremità invece di piedi e svestita/o invece di nuda/o.
Nel caso di clochard vale il ricorso all'eufemismo per sostituire barbone, che per altro seguita imperterrito a vivere nel dialetto (penso al genovese) e nella lingua di tutti i giorni. Non vale però per sostituire senzatetto, che è asettico, non offensivo e preciso. Il che, mi pare, rende clochard del tutto inutile.
Mi sembra pero' che quello di clochard (che negli ultimi tempi sul Secolo XIX e su Repubblica prevale su barbone, soprattutto nei titoli) sia un caso leggemente diverso dagli esempi citati da Bue. Questi si riferiscono a oggetti, persone e situazioni attinenti la sfera intima e quella della sessualità: sono eufemismi rivolti a occultare parole e concetti che le zie di Voghera di arbasiniana memoria reputavano disdicevoli o imbarazzanti da menzionare in società. Un po' come, senza ricorrere a forestierismi, le stesse zie avrebbero consigliato di dire estremità invece di piedi e svestita/o invece di nuda/o.
Nel caso di clochard vale il ricorso all'eufemismo per sostituire barbone, che per altro seguita imperterrito a vivere nel dialetto (penso al genovese) e nella lingua di tutti i giorni. Non vale però per sostituire senzatetto, che è asettico, non offensivo e preciso. Il che, mi pare, rende clochard del tutto inutile.
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Re: Per una volta un francesismo
Sono d'accordo che i forestierismi "homeless" e "clochard" siano del tutto inutili. Tuttavia gugolando "closciardo", in un elibro vien fuori il plurale di questo mio adattamento improvvisato: "closciardi": https://books.google.it/books?id=E6ssDw ... do&f=false .
Re: Per una volta un francesismo
Boh, io ho sempre detto barbone.
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Re: Per una volta un francesismo
Perché mai dovremmo adattare quando abbiamo gli italiani barbone e senzatetto da tutti compresi?SamueleBozzato ha scritto: ↑sab, 21 ott 2023 9:06 Tuttavia gugolando "closciardo", in un elibro vien fuori il plurale di questo mio adattamento improvvisato: "closciardi": https://books.google.it/books?id=E6ssDw ... do&f=false .
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Re: Per una volta un francesismo
Vagabondo?
Re: Per una volta un francesismo
No, non è la stessa cosa.
Re: Per una volta un francesismo
Dal dizionario Treccani alla voce clochard:
È indubbio che "barbone" sia un termine gergale di diffusione moderna e che storicamente si definissero "vagabondi" o "mendicanti", poi "senzatetto", i senza fissa dimora. La differenza di denominazione è solamente figlia di una diversa sensibilità; chiamiamola, se vogliamo, politicamente corretto. Dal "Programma del corso di diritto criminale" di Francesco Carrara:Nel linguaggio giornalistico, barbone, mendicante, vagabondo.
Il vagabondo in senso volgare è quello che gira qua e là sfaccendato senza darsi cura di nulla: il vagabondo in senso giuridico è quello che non ha domicilio fisso, o che (in senso canonico) non è ascritto a nessuna parrocchia.
Re: Per una volta un francesismo
Un vagabondo è una figura storicamente diversa dal clochard/homeless/barbone. Ridurre il lessico significa darla vinta al forestierismo. I vagabondi (veri) continueranno a essere chiamati così e i senzatetto/barboni clochard.
Re: Per una volta un francesismo
In cosa consiste qui la riduzione di lessico?
In che cosa consiste questa differenza semantica fondamentale tra "vagabondo", "barbone", "mendico" e "girovago"? A me personalmente paiono tutte sfumature di uno stesso concetto e proprio l'uso storico non mi dà adito a dubbi a tal proposito. D'altra parte io non tradurrei mai "homeless" con "barbone", ma con il neutro e neutralizzante "senzatetto". In inglese "barbone" diventerebbe "bum" o "tramp", nome peraltro del famoso Vagabondo di "Lilli e il Vagabondo", nonché attributo di Charlot. I lessicografi italiani così definiscono il barbone:
(Treccani)In partic. (e usato anche al femm., barbona), vagabondo che vive ai margini della vita cittadina senza dimora né occupazione definita (è sinon. di mendicante, clochard)
(GDLI)Vecchio mendicante e vagabondo che a Milano vive ai margini della città
Ecco, semmai il "barbone" a differenza degli altri termini dà l'idea di essere un po' in là con gli anni, ma niente di più ai miei occhi.
Re: Per una volta un francesismo
Per quanto la Guichipedia possa sembrare inaffidabile, l’uso moderno (inglese) di tramp è «a long-term homeless person who travels from place to place as a vagrant, traditionally walking all year round». Un vagrant o vagabond è «a homeless person without regular employment or income, living in poverty and support themselves by begging, scavenging, petty theft, temporary work, or social security». Io riserverei senzatetto a homeless, personaggio generalmente più «stanziale». C’è un tizio francese che girovaga tra le panchine del posto dove sto io da dieci anni e più, rifiutando qualsivoglia aiuto: non lo definirei un tramp o vagrant.
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