Dai dizionari ai «puffizionari»

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Marco1971
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Dai dizionari ai «puffizionari»

Intervento di Marco1971 »

Un tempo – e non cosí distante da noi – i dizionari erano compilati da persone competenti, cioè da lessicografi che avevano un senso del passato, del presente e del futuro. La mia impressione è che oggi, invece, si sia caduti nella «puffolessicografia», che inevitabilmente produce «puffizionari», ossia raccolte alfabetiche di parole non (o mal) selezionate, prodotte da persone che sembrano avere un senso molto ristretto del passato e del futuro e che si concentrano sul presente senza valutare, con buon senso e sensibilità estrema, le conseguenze storiche del loro operato.

Potrei sbagliarmi – e spero che sia cosí. Chiedo pertanto al foro quel che ne pensa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Intanto, grazie a Fausto Raso, che mi ha fatto notare una cosa davvero fuori di questo mondo nel titolo dell’ultimo articolo pubblicato sul sito della Crusca:

Alcuni utenti hanno chiesto delucidazioni riguardo al suffisso italiano anti-...
Il suffisso (o i suffissi) anti-


L’autrice dell’articolo, Raffaella Setti, parla di prefisso, ma chi ha scritto l’introduzione e il titolo ha fatto una grave confusione!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Volendo fare un confronto con un periodo storico, direi che il più adatto è il V sec. d.C.. All'epoca scorazzavano i barbari, l'esercito imperiale era impotente e la classe intellettuale sempre più ridotta e ignorante. Ora scorazzano i barbarismi, la Crusca è impotente e vengono confusi i prefissi con i suffissi. :D
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Il cortese u merlu rucà mi perdonerà se mi permetto di fargli notare che il verbo "scorrazzare" si scrive, appunto, con due "R". La corazza non c'entra nulla.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

:shock: E' vero. Ho qualche problema con il tasto della -r- ed evidentemente non ho riletto :roll: .
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

L’Accademia della Crusca ha scritto:Alcuni utenti hanno chiesto delucidazioni riguardo al suffisso italiano anti-...
Il suffisso (o i suffissi) anti-
Ho segnalato l’errore. Mi è stato risposto con un ringraziamento da parte di Vera Gheno, e l’errore è stato corretto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
Interventi: 927
Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

In Google Libri trovo "scorazzare" usato da Calvino (in Prima che tu dica «Pronto»); in La comunicazione pubblica del Comune di Milano. Analisi linguistica (1859-1890) di Enrica Atzori (sempre rinvenuto su Google Libri) si trova che «la forma secondaria scempia [scorazzare, NdZ] è attestata in autori ottocenteschi (Manzoni Fermo e Lucia, Nievo, Verga) e nella stampa milanese della seconda metà del secolo».
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Novizio
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Iscritto in data: mar, 14 mag 2013 18:47

Intervento di Novizio »

Per lo Zingarelli del 2008, scorazzare è letterario, per il DOP è «meno bene», per altri sarà sbagliatissimo e per altri ancóra − il signor De Mauro, suppongo − andrà piú che bene. Già. A ogni modo, poniamo che sia piú coerente, filogeneticamente appropriata, e quindi corretta, la grafia con due erre; poiché si tratta d’una formazione moderna (1600) e va pertanto analizzata come scorrere legato al suffisso verbale -azzare. Ma, per motivi sociolinguistici o strettamente fonetici* è comparsa la forma scempia, ed essa s’aggira come uno spettro per le vie del Paese.

Io mi e vi chiedo: qual è, o cos’è, quella soglia varcata la quale una forma deviante dalla norma ritorna a far parte di quest’ultima? In verità, esiste un sistema normativo che sia chiaro e chiarificante in tutti i casi che si presentano e a tutti i livelli linguistici? E se sí, sarà per caso destinato a mutare nel corso del tempo assieme alla lingua?... La grammatica, forse?

Sia chiaro, non sono domande retoriche, quelle di sopra; bensí pungoli genuini di uno che vorrebbe vederci piú chiaro.

I limiti strutturali tra corretto-e-sbagliato-nel-linguaggio son cosí netti? Non si tratta forse di un gradiente difficilmente discretizzabile? Ecco, che mi dite su discretizzabile? Sembra ben formato (forse qualcuno preferirebbe discretabile): è corretto?


*S’ipotizza l’analogia con corazza.

P.S. Se qualcuno lo ritenesse necessario sposti pure e renda autonomo il filone.
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Scilens
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Iscritto in data: dom, 28 ott 2012 15:31

Intervento di Scilens »

Scorrazzare è composto come s-copi-azzare, s-bev-azzare, s-tromb-azzare e via di seguito, la forma con una sola erre non ha la minima giustificazione.
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