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Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

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Narsete
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Iscritto in data: gio, 15 feb 2007 16:42

Re: BAR

Intervento di Narsete »

Infarinato ha scritto:
Narsete ha scritto:Dal dizionario "Il Ragazzini 2005; IT-EN: EN-IT":
Bar: banco o locale, bar, sala bar (dove si consuma un dato cibo o bevanda)…
Guardi che Uri lo sa cosa vuol dire bar in inglese: come il sottoscritto, è da «un po’» che ci vive in Inghilterra. ;)
Narsete ha scritto:Intanto rilancio con "puntatore tattile".
:? Ma [quasi] tutt’i dispositivi di puntamento sono «tattili»… o no?

Grazie a Bubu dell’approvazione… Non so: quadro mi pareva meno equivocabile, ancorché (forse) meno immediato…
Non mi riferivo a Uri, ma alla citazione precedente... Mai mi sognerei di insegnare a qualcuno cosa sia un bar! :D scusate per il fraintendimento.

Per quanto riguarda tattile, lo intendo piu come una cosa inerente allo sfioramento, al tocco; non come nel caso di un mouse che si impugna e non si muove di certo grazie al tatto.
Mi sbaglio? :shock:
Ultima modifica di Narsete in data ven, 16 feb 2007 19:24, modificato 2 volte in totale.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Tappetino tattile o sensibile (e, assolutamente, tappetino) mi pare la soluzione piú piana. Non vedo per ora nulla di meglio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Uri Burton
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Re: BAR

Intervento di Uri Burton »

Freelancer ha scritto:Non mi è chiaro cosa si voglia dimostrare riportando questo articolo...
Scherzavo, caro Crivello: mi sembrava che quei traduttori si perdessero in un bicchiere d’acqua. So benissimo che il bar inglese o americano è diverso dal bar italiano. So anche che pure l’espresso e la pizza non amano i cambi di nazionalità. Ciò non toglie che un espresso (anche se è una ciofeca) rimane – purtroppo – sempre un espresso, e lo stesso discorso vale per pizza e bar. Del resto non chiamiamo la regina Elisabetta, il presidente Napolitano e George W Bush tutt’e tre capi di Stato nonostante la disparità delle loro prerogative e dei loro poteri?

E adesso pigliamoci, idealmente insieme, na tazzulella e cafè.
Uri Burton
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Era un esempio che, insieme con fiat, voleva indicare che l'italianità di una parola può essere individuata - secondo i punti di vista - con la struttura identificante, come dice Marco, o con il significato particolare da essa assunto e la diffusione dell'uso o con entrambi. Insomma una parola può essere nata straniera e rimanere straniera nell'aspetto; ma se la lingua l'adotta, la fa propria.
Anzitutto fiat e bar non condividono lo stesso grado d’italianità: sia che si consideri la frequenza d’uso, sia che si guardi alla forma, bar è una parola accettabile in italiano, mentre fiat rimane una citazione occasionale con terminazione anitaliana.

Una parola può rimanere straniera nell’aspetto, ma quando diventa d’uso comune ci si può domandare se non sia auspicabile darle un abito che non contrasti troppo col lessico di base.
Freelancer ha scritto:Un figlio adottato è diverso da uno naturale perché può avere tratti genetici diversi da quelli dei genitori; i quali però lo plasmeranno a loro immagine e somiglianza per quanto riguarda i gusti personali e la loro cultura, senza parlare dell'influsso dell'ambiente, che sarà completamente diverso da quello che sarebbe stato esercitato dall'ambiente in cui il bambino sarebbe altrimenti cresciuto.
Un figlio adottato appartiene all’ambito ristretto della propria famiglia e cerchia sociale, le parole son di tutti; il figlio adottato dura quanto umana vita può durare, le parole (non tutte, sia chiaro) attraversano i secoli; e come il figlio adottato si piega alle convenzioni dell’ambiente in cui viene a trovarsi (o viene emarginato), cosí le parole dovrebbero assoggettarsi alle convenzioni della lingua che le accoglie (e non sto a ripetere quali sono, ché lo sanno tutti).
Freelancer ha scritto:Quindi la struttura identificante del bambino (della parola) lo contrassegna come straniero, ma il suo sviluppo (la sua risemantizzazione) ne stabilisce inequivocabilmente la sua appartenza al nuovo ambiente in cui vive e prospera.
Il paragone, s’è capito, non è molto calzante, e si potrebbe anche aggiungere che il bambino adottato (mettiamo che sia di lingua straniera), nel giro di pochi anni parlerebbe un italiano che non lo distinguerebbe piú dagli altri bambini indigeni: si sarebbe, insomma, fuso colla circostante loquela (come i forestierismi utili si sono sempre fusi col resto della lingua).

E concludo con questa riflessione: quando si parla di lingua non si può mai prescindere dalla forma: le lingue sono forme. Sequenze di suoni (rappresentate da sequenze di lettere) che permettono di distinguere un sistema da un altro. Togliere di peso una voce da un’altra lingua, cambiandone o no il significato, non rende quella sequenza fono-grafica italiana, a nessun effetto. Rimane un prestito, piú o meno comune, ma sempre un prestito. E che ci possano essere prestiti integrali nelle lingue non costituisce minaccia alcuna per esse. La minaccia prende corpo e consistenza vampiresca quando questi esotismi guadagnano sempre piú terreno, fagocitando in modo surrettizio le risorse autoctone. Est modus in rebus: sunt certi denique fines, / quos ultra citraque nequit consistere rectum.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
fabbe
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 20:57

Intervento di fabbe »

Marco1971 ha scritto:Tappetino tattile o sensibile (e, assolutamente, tappetino) mi pare la soluzione piú piana. Non vedo per ora nulla di meglio.
Concordo su "tappetino tattile".

Cercando in rete mi sembra di aver trovato anche "sensore tattile" come sostituto di "touch-pad".
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Federico
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Re: BAR

Intervento di Federico »

Narsete ha scritto:Per quanto riguarda invece touch-pad aspetto anch'io che Marco si pronunci!
Intanto rilancio con "puntatore tattile".
M'ha preceduto: lo volevo proporre anch'io. Non vedo come si potrebbe confondere con un mouse o una trackball, se è questo il dubbio di Infarinato; inoltre si può dire a tocco, e sfruttare l'analogia con schermo a tocco per touch screen (ma in effetti si può fare benissimo schermo tattile).
Quadro tattile è ottimo per quanto un po' generico (ma non vedo come ci si possa confondere), però probabilmente ha ragione bubu7 quando dice che il piú banale tappetino tattile può essere avvantaggiato anche dall'analogia (non del tutto campata per aria) col tappetino detto dagli esterofili mouse-pad.
fabbe ha scritto:Cercando in rete mi sembra di aver trovato anche "sensore tattile" come sostituto di "touch-pad".
Una soluzione ancora piú generica che può valere anche per altri casi (ad esempio, il vecchio portatile di mia madre non aveva uno di quei quadri/tappetini ma una specie di cilindro arrotondato sensibile al tocco).
Don Antonio
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Iscritto in data: ven, 20 mag 2016 20:06

Bar

Intervento di Don Antonio »

Scusate, mi presento, sono Don Antonio, un novo iscritto del Vostro spazio di discussione in-linea. Spero che il mio intervento non sia una ripetizione, nel qual caso vi prego di farmelo notare.
Lavoro in un bar, appunto, e credo di poter affermare che una parola italiana per questo anglicismo esista già: mescita.
Per quanto riguarda il bar "italiano", esso è semplicemente il caffè (basterebbe usarlo).
Se i due termini non bastassero, ancora durante i primi del '900 i futuristi (capeggiati da Filippo Tommaso Marinetti) inventarono il temine "Quisibeve". Termine che va ad aggiungersi ai già esistenti caffè (inteso come locale) e mescita o bancone (in sostituzione di bar o barred o dir si voglia).
Voi che ne pensate?
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Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Re: Bar

Intervento di Animo Grato »

Don Antonio ha scritto:Scusate, mi presento, sono Don Antonio, un novo iscritto del Vostro spazio di discussione in-linea. Spero che il mio intervento non sia una ripetizione, nel qual caso vi prego di farmelo notare.
Sì, le alternative a bar compaiono già nella lista dei traducenti di Cruscate.
In ogni caso, benvenuto!
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Avatara utente
Infarinato
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Re: Bar

Intervento di Infarinato »

Don Antonio ha scritto:[D]urante i primi del '900 i futuristi (capeggiati da Filippo Tommaso Marinetti) inventarono il temine "Quisibeve".
Nota fonologica: meglio quissibeve. ;)

P.S. Benvenuto! :D
Avatara utente
Carnby
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Re: Bar

Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:Nota fonologica: meglio quissibeve.
Segue qui.
Don Antonio
Interventi: 36
Iscritto in data: ven, 20 mag 2016 20:06

Re: Bar

Intervento di Don Antonio »

Infarinato ha scritto:
Don Antonio ha scritto:[D]urante i primi del '900 i futuristi (capeggiati da Filippo Tommaso Marinetti) inventarono il temine "Quisibeve".
Nota fonologica: meglio quissibeve. ;)

P.S. Benvenuto! :D
Grazie mille, signore e signori. È un onore per me il fatto che Voi del sito inter-rete "Cruscate" accettiate un mio consiglio. E spero che i miei modesti futuri aiuti possano essere orientati all'obbiettivo di un futuro reale utilizzo. Ho diversi altri termini da proporre, ma aspetterò il momento ed la discussione adeguata.

A proposito di bar, cioè di mescita, ho saputo da un mio collega che a Firenze dovrebbe esistere già un locale chiamato "Quisibeve".
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