«V’en/ve’n/ven» e simili

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Marco1971
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«V’en/ve’n/ven» e simili

Intervento di Marco1971 »

Trovo queste curiose grafie nel DiPI: v’en e ve’n per ve ne (o forse interpreto male le indicazioni). Non capisco cosa rappresenti quell’apostrofo: queste forme antiche s’hanno a scrivere univerbate:

Quando me ne vo > Quando men vo
Se ne sta > Sen sta
Te lo dico > Tel dico
Ve lo chiedo > Vel chiedo
Ve ne sono > Ven sono
, ecc.

Qualcuno riesce a illuminarmi sul valore dell’inutile apostrofo?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Intanto ecco alcuni esempi (tutti dalla Divina Commedia, tranne uno dal Canzoniere petrarchesco):

Allora incominciai: «Con quella fascia
che la morte dissolve men vo suso,
e venni qui per l’infernale ambascia.
(Purgatorio, 16)

I’ dissi lui: «Quanto posso, ven preco;
e se volete che con voi m’asseggia,
faròl, se piace a costui che vo seco».
(Inferno, 15)

I’ non tel potei dir, allor, né volli;
or tel dico per cosa experta et vera:
non sperar di vedermi in terra mai.
(Petrarca, Canzoniere, 250)

Così sen va, e quivi m’abbandona
lo dolce padre, e io rimagno in forse,
che sì e no nel capo mi tenciona.
(Inferno, 8)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

C’è scritto cfr ‘confronta’: basta quindi andare alle singole entrate.
Qualche altro chiarimento.
Ve’n /ven/ sarebbe una variante, meno comune, dell’apocope di ve ne (ve ne prego); v’en /vEn/ unisce l’elisione di vi all’apocope di enno (ant. sóno) (vi enno); ven /vEn/ (meno bene /ven/) sta per viene.

Sotto la voce ven andrebbe però segnalato che si tratta anche della forma antica e poetica più comune per l'apocope di ve ne.
Manderò due righe al Canepari.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, Bubu7, della spiegazione. :) Non ho molta dimestichezza col DiPI, ma ci sarei dovuto arrivare da solo... :oops:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Prego, caro Marco. :)
Forse sarebbe il caso di aggiungere una nuova entrata vista la pronuncia diversa degli omografi.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Intervento di bubu7 »

bubu7 ha scritto:Manderò due righe al Canepari.
Fatto!
Inoltre, grazie alla segnalazione di Marco, sono stati inseriti nel DiPI anche vel, men, sen, tel. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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