Marco1971 ha scritto:Chi dice /pro'Sutto/ parla male.
Però, Marco, dir che è parlar male mi sembra una posizione esagerata. Si potrebbe ammettere piuttosto che chi pronunci /pro'Sutto/ abbia dei tratti regionali spuri non ligi alla voce di Mamma Toscana. Una voce densa, melliflua, sensuosa, alla cui dolcissima poeticità sono il primo ad arrendermi, è pur vero; ma bisogna riconoscere che fuori dei suoi confini il volgare toscano rimane una lingua di cultura, una lingua d’arte, che poco o punto ha che fare con la sensibilità linguistica locale. Specie nelle regioni [del Norde] in cui il dialetto tiene ancora ferme radici nell’
humus popolare, lo stesso italiano spurio è percepito come avviso di formalità – figurarsi se si cominciasse a cogeminare!
La miglior lingua che si possa parlare in queste regioni, a parer mio, è lo scusso italiano autoctono che naturalmente si parlerebbe. Il che comprende completa arbitrarietà con geminate, aperte, chiuse, sorde, sonore e compagnia briscola. Quel che si tende a fare, invece, è parlare una lingua ibrida, inconsistente e contraddittoria (di cui io stesso sono un triste esempio), risultato di due forze: quella popolare e quella culturale. In altri casi la scelta è dovuta esclusivamente all’uso. Per fare un esempio, formule del tipo
che fai? o
che dici? (squisitamente centromeridionali) vengono, perlopiú, pronunciate col raddoppio, mentre quando
che sostituisce
quale, la pronuncia è di norma scempia. Trovo che adottare la corretta pronunzia [al Norde], in àmbito non formale, produrrebbe il risultato di far suonare il parlante estremamente affettato, e a ragione sarebbe da considerarsi tale. Si potrebbe paragonare, anche se in misura minore, alla pronuncia
British di inveterati forestierismi inglesi.
Sport si pronuncia /spOrt/, non /spɔːt/.
Ehi, intendiamoci: se si parla d’arte (a meno che non sia Goldoni) il volgare toscano è d’obbligo; ma – prendendo molto [poco] rispettose distanze da chi per fini politici rivendica sciocche banderuole e identità linguistiche – piuttosto che ascoltare un italiano saltapicchiante, senza né arte né parte, preferisco sentirmi un campagnolo delle Basse padane che parla un
venetasso tiglioso che puzza di polenta.
P.
S. Io, per la cronaca, pronuncio /proS'Sutto/.