Due punti e infatti

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Latinella
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Due punti e infatti

Intervento di Latinella »

Gentilissimi frequentatori del forum,
vorrei sottoporvi una questione che riguarda l'uso di "infatti" dopo i due punti. Benché sia frequentemente attestato tale uso, ritengo che sia per lo meno pleonastico. Che senso ha usare dopo i due punti la congiunzione "infatti", visto che essa ha valore esplicativo come i due punti?
Cordiali saluti,
L.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Infatti non può essere seguito dai due punti (se non in rari e consapevoli casi). Lo condannerei senz’altro.

Attendiamo gli altri pareri.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Latinella
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Intervento di Latinella »

Marco1971 ha scritto:Infatti non può essere seguito dai due punti (se non in rari e consapevoli casi).
...né preceduto, come avevo scritto. O mi sbaglio?
Latinella
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Iscritto in data: mar, 12 gen 2010 19:31

Intervento di Latinella »

Mi permetto di aggiungere qui un altro quesito, anche se fuori tema.
Nell'incipit del racconto "Utilità dell'attesa" di Buzzati trovo l'uso della maiuscola dopo i due punti: "C'è un'antica favola che dice: Di ritorno dalle lontane terre il giovane principe marciava in sella al suo cavallo...". Tale uso si può giustificare facendo riferimento all'uso della maiuscola all'inizio di un discorso diretto?
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Latinella ha scritto:...né preceduto, come avevo scritto. O mi sbaglio?
Può invece essere preceduto dai due punti:

mi sento appesantito: i. ho mangiato troppo. (Treccani)

A quale raccolta appartiene il racconto di Buzzati al quale si riferisce?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Latinella
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Intervento di Latinella »

Marco1971 ha scritto:A quale raccolta appartiene il racconto di Buzzati al quale si riferisce?
Il racconto si trova in "Siamo spiacenti di..."

Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Latinella ha scritto:Tale uso si può giustificare facendo riferimento all'uso della maiuscola all'inizio di un discorso diretto?
Sí.
Latinella ha scritto:Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.
Certamente, ma non è scorretto: il parlato abbonda di ridondanze. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Latinella
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Intervento di Latinella »

Marco1971 ha scritto:
Latinella ha scritto:Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.
Certamente, ma non è scorretto: il parlato abbonda di ridondanze. ;)
e lo scritto?

La ringrazio Marco. Vedo che la domanda riscuote grandissimo interesse :D
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Anche nello scritto talvolta un rafforzativo conferisce maggiore espressività a una frase. Il caso classico è quello dell’ostracizzato ma però, che troviamo in Dante:

Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sì avieno inviscate l’ali sue.
(Inferno, XXII, 142-144)

E cosí tante altre cose, come anche l’infatti seguito dai due punti. Basti quest’attestazione leopardiana a sancirne la correttezza:

Lo straniero al contrario ci è per lo meno indifferente, e spesso piú stimato dei conoscenti, perché la stima ec. è fomentata dalla lontananza, e dalla ignoranza della realtà, e dallo immaginario che ne deriva: ed infatti in un paese dove non regni amor patrio, il forestiero è sempre gradito, e i costumi, i modi ec. ec. tanto suoi, come di qualunque nazione straniera, sono sempre preferiti ai nazionali, ed egli lo è parimente. (Zibaldone, 30 marzo - 4 aprile 1821)

Citazione, questa, che del tutto casualmente, ci dice cose – come sempre – di tremenda attualità...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Latinella
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Intervento di Latinella »

La ringrazio per la citazione leopardiana.

A presto,
L.
Gianni 1967
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Iscritto in data: dom, 17 apr 2011 0:16

Re: Due punti e infatti

Intervento di Gianni 1967 »

Latinella ha scritto:Gentilissimi frequentatori del forum,
vorrei sottoporvi una questione che riguarda l'uso di "infatti" dopo i due punti. Benché sia frequentemente attestato tale uso, ritengo che sia per lo meno pleonastico. Che senso ha usare dopo i due punti la congiunzione "infatti", visto che essa ha valore esplicativo come i due punti?
Ritengo che non ci sia pleonasmo, dal momento che solo la congiunzione ha una propria concretezza fonetica: il segno di interpunzione segmenta il discorso, ne indirizza l'intonazione e comprensione, ma in sé e per sé è un puro segno di pausa (reale o concettuale), graficamente variabile secondo il contesto. Proprio la funzione specifica di "infatti" - cioè quella di introdurre una spiegazione - rende a mio parere non solo accettabile ma anche consigliabile la premessa dei due punti: essi assecondano, rafforzano la congiunzione esplicativa seguente, ma non ne costituiscono un doppione. Il punto fermo o i due punti prima di "infatti" sono codificati esplicitamente come norma in Sensini, Le forme della lingua, 1, Mondadori Scuola, Milano 2010, pag. 334. Anche in Serianni, Italiano, Garzanti, Milano 1997, XIV. 26, pag. 377, l'esempio di "infatti" è preceduto dai due punti.
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