Il linguaggio politico tra volgarità e echi orvelliani

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Ferdinand Bardamu
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Il linguaggio politico tra volgarità e echi orvelliani

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Interessante articolo sul tralignamento del linguaggio politico italiano, nel quale la parolaccia, l’insulto e la povertà argomentativa divengono la nuova norma, col risultato di separare orvellianamente parole e cose.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie per la segnalazione, caro Ferdinand. Triste bilancio d’una realtà ogni giorno piú corrotta e declive. :(
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Tanto per rimanere in argomento, ho letto con raccapriccio una vecchia intervista a Tullio De Mauro in cui il linguista riporta le parole d’un ministro (che non cito, ma che ha recentemente dichiarato che «con la cultura non si mangia») che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno *una pocum in opposizione a una tantum. :evil:
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Ferdinand Bardamu ha scritto:…un ministro (…) che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno *una pocum in opposizione a una tantum. :evil:
Sennonché fu una battuta…
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Lo riconosco, ma, secondo me, fu una battuta un po’ infelice. E sospetta: oltre all’invito a farsi (cito a memoria) «un panino colla Divina Commedia», il tal ministro tempo fa disse anche, rivolgendosi a un uditorio di simpatizzanti di un partito molto forte al Norde «noi siamo gente semplice, poche volte ci capita di leggere un libro».

D’acchito, penso sia ingeneroso tacciare d’ignoranza il ministro, che è pure docente universitario. Mi sembra però che certe sue esternazioni (come quelle di altre personalità politiche, peraltro) contribuiscano ad abbassare il registro del linguaggio politico. Studiatamente, nel suo caso.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Ho sentito anche una spessum. Non dal ministro in questione, ma in una conversazione scherzosa, e probabilmente era ripresa da qualche trasmissione televisiva. Tutto sommato, forse non c'è da allarmarsi troppo.

Quanto alla battuta dello stesso ministro citata da Ferdinand Bardamu, credo che da un lato vada intesa in senso ironico (sottinteso: il ministro è un professore universitario, quindi i libri li legge) e nel contempo solletichi l'atteggiamento antintellettualistico (noi non siamo come gli intellettualoni di città che parlano difficile ma combinano poco: pochi paroloni e molti fatti concreti, noi) dell'elettorato al quale si rivolge. Dal punto di vista della propaganda politica mi sembra una battuta molto efficace.
Ma ha perfettamente ragione Ferdinand Bardamu: ormai i capi politici si esprimono sempre più spesso come se fossero al Bar dello Sport il lunedì mattina.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Ferdinand Bardamu ha scritto:[H]o letto con raccapriccio una vecchia intervista a Tullio De Mauro
La conclusione di De Mauro mi lascia perplesso. Alla domanda sul personale uso quotidiano di anglicismi, cosí risponde: «non al punto di chiamare computiere il computer e barro il bar».

Mi chiedo:
  1. diversi accademici del settore impiegano calcolatore anche nel parlato, e cosí nei titoli tradizionali dei corsi d’informatica: possibile che il linguista dell’uso per antonomasia non ne sia al corrente?
  2. dove mai s’è sentito «barro»?
P.S. De Mauro sarebbe poi lo stesso che —per rassicurare sulle sorti della nostra lingua— ebbe proprio a dire: «dinanzi alle scelte … bar / caffè … i parlanti non adoperano indifferentemente l’uno o l’altro termine della coppia, ma optano, piú spesso di quanto credano i tradizionalisti pessimisti, per i termini piú strettamente legati al fondo tradizionale italiano» (Storia linguistica dell’Italia unita, Laterza, Bari 1970², pp. 290–314, cit. in Arrigo Castellani, Morbus Anglicus).
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Bue
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Intervento di Bue »

Ferdinand Bardamu ha scritto:un ministro [...] che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno *una pocum in opposizione a una tantum. :evil:
Io invece ho sentito recentemente un ex-ministro usare in televisione una tantum col significato di "una volta ogni tanto"...
Bue
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Intervento di Bue »

CarloB ha scritto: ormai i capi politici si esprimono sempre più spesso come se fossero al Bar dello Sport il lunedì mattina.
Caffè del Diporto, prego.... :twisted:
CarloB
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Intervento di CarloB »

Cito il nome scritto sulle insegne :D.
Utente cancellato 676

Intervento di Utente cancellato 676 »

Decimo ha scritto:…diversi accademici del settore impiegano calcolatore anche nel parlato, e cosí nei titoli tradizionali dei corsi d’informatica: possibile che il linguista dell’uso per antonomasia non ne sia al corrente?
Davvero strano, effettivamente. Nelle facoltà di ingegneria esami come "reti di calcolatori" sono diffusissimi!
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Già, caro Canape. La mia personalissima impressione —già piú volte dichiarata— è che linguisti e lessicografi sfruttino come fonte per la lingua contemporanea soltanto i periodici (perlopiú quotidiani) e i successi editoriali (la sola narrativa?).
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
Bue
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Intervento di Bue »

Decimo ha scritto:Già, caro Canape. La mia personalissima impressione —già piú volte dichiarata— è che linguisti e lessicografi sfruttino come fonte per la lingua contemporanea soltanto i periodici (perlopiú quotidiani) e i successi editoriali (la sola narrativa?).
Credo anch'io che sia cosi`. Oddio, non sono sicurissimo che sia un male: specialmente nel settore scientifico (e peggio in quello informatico, temo) credo che l'esempio virtuoso di "reti di calcolatori" sia una rara eccezione in un mare di anglicizzazione selvaggia (una su tutte, il consistente uso di consistente, da parte ad esempio dei fisici, al posto di "coerente" o "compatibile")
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