Complemento di materia

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AmorEst
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Complemento di materia

Intervento di AmorEst »

È buon italiano dire che una merendina è ricca in frutta o che un pavimento è in legno, anziché dire "ricca di frutta" e "di legno"?

Ai miei orecchi, la preposizione in suona piuttosto sostenuta e mi farebbe pensare quasi a un francesismo (riche en fruit e en bois).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’aggettivo ricco richiede di solito la preposizione di; sembra però possibile in in termini chimici, secondo il Treccani:

In chimica, di sostanza che ha un elevato contenuto o un’alta percentuale di un dato elemento o composto, e soprattutto dell’elemento o composto che si considera costituente principale: miscela r. in o di ossigeno, minerale r. in o di argento (contrapp. a povero).

È sempre preferibile di quando si indica la materia: una statua di marmo, un tavolo di legno, meglio che una statua in marmo, un tavolo in legno, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ecco quel che dice il Fornaciari nella sua famosa Sintassi:

§ 13. Materia. Il sostantivo indicante la materia, di cui è formata una cosa, si pone colla prep. di; p. es. statua di marmo, moneta d’oro, cappello di paglia, fiocco di neve, filo d’oro, filo di ferro, esser di pietra, diventare di sasso ecc. I capei (capelli) d’oro fin farsi d’argento. Petrarca.

Si adopera in solo quando vuolsi indicare la materia nella quale si è eseguito un lavoro: intagli in legno, lavori in capelli.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Scrive il Devoto-Oli in relazione alla preposizione in:
Nel complemento di materia in è talvolta preferita a di nel linguaggio commerciale: oggetti in bronzo, in ferro battuto; radiatori in ghisa smaltata
Il motivo va trovato nella suddetta indicazione del Fornaciari ed è anche spiegato nell'articolata risposta (che purtroppo non ho il tempo di copiare) che Giovanni Nencioni dà sull'argomento alla domanda di una lettrice, nel numero 21 della Crusca per voi, ottobre 2000.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Fa bene il Devoto-Oli a parlare di uso commerciale. Bisogna anche aggiungere che, come ho letto non so piú dove e come ben ha intuito AmorEst, il complemento di materia introdotto da in è un francesismo (une statue en marbre, une table en bois, ecc.). La grammatica di Battaglia e Pernicone sottolinea la preferibilità della preposizione di:

7) Complemento di materia: Un lampadario in ferro battuto; Una poltrona in pelle; Un abito in seta, ecc. Qui in è in concorrenza con di, che si suole preferire: ed è meglio dire Una statua di legno anziché «in legno»; Una collana d’oro anziché «in oro», ecc. E cosí: Abito in nero; Vestire in grigio; Segnare in rosso ecc., dove pare piú opportuna la preposizione di (Abito di nero; Vestire di grigio; Segnare di rosso, ecc.).

L’ottima grammatica La norma e l’uso, da me piú volte citata, dà solo di per il complemento di materia e non accenna all’alternativa con in (e questo un po’ mi stupisce e mi rassicura a un tempo :)).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Tanto per tener viva la discussione riporto una breve parte della risposta di Giovanni Nencioni a cui mi riferivo sopra:
In parecchi casi sostituisce, non sempre correttamente, la preposizione di; così per es. con nomi di colori ...sottolineare in rosso... essere vestito in grigio... (regolare invece tingere in rosso... dove c'è l'idea del mutamento); o per indicare il genere di un'attività commerciale: negoziare in tessuti. [...] Ci si consenta di portare un confronto insigne a favore della regolarità del tingere in rosso: "che fece l'Arbia colorata in rosso", Dante, Inf. 10,86; e "tinto in rosso il mar di Salamina", Petrarca, Canzoniere, 28,96; e di prendere spunto da questi contesti per sospettare che le ragioni del costrutto debbano essere cercate nel concreto del contesto, cioè nel rapporto fra l'elemento reggente e l'elemento retto mediante la preposizione.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Qui – mi sembra – non si tratta piú dell’essenza della preposizione in sé in rapporto al complemento che introduce, ma del verbo che la seleziona, cioè d’una reggenza: negoziare in, abbondare di/in (con differenza di significato), ecc. Quando invece non abbiamo reggenze imposte dall’uso cristallizzato, la scelta dipende dal gusto. A una frase come A casa mia ho una statua di marmo si contrapporrebbe una frase, altrettanto grammaticale, ma di poco stile, A casa mia ho una statua in marmo.

La parola statua non ha una reggenza predefinita, ecco quel che voglio dire: una statua da ammirare, una statua per decorare, una statua con decorazioni, una statua in una nicchia, ecc. E cosí molti sostantivi. I verbi, invece, sono in genere piú vincolati a questa o quella preposizione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Marco1971 ha scritto:Fa bene il Devoto-Oli a parlare di uso commerciale. Bisogna anche aggiungere che, come ho letto non so piú dove e come ben ha intuito AmorEst, il complemento di materia introdotto da in è un francesismo (une statue en marbre, une table en bois, ecc.). La grammatica di Battaglia e Pernicone sottolinea la preferibilità della preposizione di
In francese è possibile usare de (une table de bois) nello stile elevato e letterario, en è della lingua corrente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, certo, e il de rimane unico possibile in molte espressioni (rester de marbre, avoir la gueule de bois, ecc.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Non avendo niente di mio da dire riguardo al francese, mi limito a riportare quanto scritto da Ornella Castellani Pollidori nell'introduzione a La lingua di plastica:
I francesi hanno affibbiato al loro politichese - in particolare, almeno inizialmente, a quello della sinistra - l'etichetta di langue de bois;
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non so perché ci si sia messi a parlare di francese. Chiarito che questo in per il complemento di materia è d’origine francese in quei sintagmi privi di verbo (e accettabile in certi casi, specie commerciali), torniamo, per favore, all’italiano. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Scherza, vero? È stato lei a iniziare a parlare dei francesismi, sulla scia di AmorEst...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Scherza, vero? È stato lei a iniziare a parlare dei francesismi, sulla scia di AmorEst...
Mi spieghi che attinenza ha con gli scopi di questa piazza la sua citazione riguardante langue de bois. Dobbiamo parlare oltre del fatto che in francese, in molte locuzioni, sopravvive la preposizione de (molto ristretta in questi casi nell’uso odierno)? Chi fosse interessato alle sorti del francese può andare qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

Se si parla di francesismo per l'uso di in, riportare alcune informazioni sull'uso francese non penso sia fuori tema. Si è potuto appurare, per esempio, che proviene dalla lingua corrente e non da quella letteraria/elevata.
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