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"Misurare la febbre": metonimia?

Inviato: ven, 29 apr 2011 22:42
di LinguisticaMente
L'espressione "Misurare la febbre" può essere considerata come una metonimia dell'espressione "Misurare la temperatura", dove la condizione patologica sta per quella fisiologica?
:)

Inviato: mer, 11 mag 2011 20:18
di Marco1971
Nessuno ha risposto, il che vuol dire che nessuno è proprio sicuro o che tutti se n’impipano. :D Per quanto mi riguarda, non ci vedrei una vera e propria figura retorica, ma una collocazione consacrata dall’uso. In fondo sarebbe un po’ come misurare il tavolo (la sua lunghezza, larghezza o altezza), misurare la passione (stabilirne il grado), ecc. Mi pare, in definitiva, che si tratti di un’ellissi: misurare la [temperatura della] febbre.

Inviato: mer, 11 mag 2011 22:36
di Freelancer
A me sembra invece che basta considerare la definizione di febbre, ossia aumento patologico della temperatura del corpo (dal Devoto-Oli) per rendersi conto che misurare la febbre significa né più né meno che misurare la temperatura - in vari istanti, per valutare l'eventuale gravità di un andamento anomalo. Per cui non mi sembra né metonimia né ellissi - misurare la temperatura della febbre è una ridondanza = misurare la temperatura dell'aumento di temperatura - bensì una semplice espressione alternativa che però così su due piedi non saprei definire meglio.

Inviato: mer, 11 mag 2011 22:45
di Marco1971
Mi sembra però, caro Roberto, che sovrapporre una definizione – che per forza di cose specifica in modo preciso, se è fatta bene, quello di cui si tratta – a un termine non sia metodo valido per valutare una ridondanza (l’esperimento si potrebbe fare con migliaia di parole). La sequenza temperatura della febbre è attestata in testi medici almeno sin dall’Ottocento, si veda qui.

Inviato: mer, 11 mag 2011 23:07
di Freelancer
Se persone, anche del settore, parlano in modo improprio, non significa che occorra adeguarsi. Tutti sanno - e discende dalla definizione - che avere la febbre significa avere la temperatura [corporea] alta. Osserviamo anche quest'altra definizione dal Devoto-Oli: F. intermittente, 'quando nell'arco delle 24 ore si alternano periodi con febbre elevata ad altri con temperatura normale', dalla quale si evince una volta di più che febbre è sinonimo di temperatura anomala o più precisamente di ipertermia.

Seguendo il ragionamento che lei espone, non si dovrebbe criticare l'espressione requisiti necessari perché [quasi] codificata dall'uso attuale, dato che non si dovrebbe tener conto della definizione Ciascuna delle qualità necessarie e richieste per uno scopo determinato.


:wink:

Inviato: mer, 11 mag 2011 23:13
di Marco1971
In realtà, da biasimare sarebbe piuttosto requisiti richiesti, in cui la ripetizione è, per cosí dire, etimologica. ;)

Inviato: gio, 12 mag 2011 2:26
di Marco1971
Una cosa che vorrei dire è che le definizioni del Devoto-Oli non sono piú quel che erano; il decadimento della lessicografia italiana è palese. Detto questo, proviamo a dare anche solo un altro esempio, attingendo sempre al neo D-O (mi riferisco all’edizione 2004-2005).

passione 2. Momento o motivo della vita affettiva caratterizzato da uno stato di violenta e persistente emozione, spec. in quanto riconducibile a un ambito erotico-sentimentale o in contrasto con le esigenze della razionalità e dell’obiettività.

Prima di tutto, non è né un momento né un motivo, la passione è uno stato, piú o meno duraturo, ma pur sempre stato, e come tutti gli stati, conosce diversi gradi, in tutti i sensi (come la febbre, che può andare dai 38 ai 42 e oltre gradi). Ma non importa. Qui appaiono, per definirla, aggettivi quali violento, persistente, erotico. Per questo stesso fatto dovremmo considerare ridondanti accoppiamenti come violenta passione, passione persistente, passione erotica, ardente, travolgente? O anche passione effimera, pura, folle, legittima, ecc.?

Appelliamoci, piuttosto, al buon senso. :)

Inviato: gio, 12 mag 2011 3:26
di Freelancer
Io uso ancora l'edizione del 2000 del D-O.
:wink:

Secondo me arrampicarsi sugli specchi non la porterà lontano. Aspetto comunque la pubblicazione del dizionario compilato da lei, così potremo confrontare le sue definizioni con quelle di Giacomo Devoto.

Un suggerimento: legga il libriccino di Devoto Dizionari di ieri e di domani, contenente alcuni illuminanti saggi sui problemi della lessicografia italiana.

Inviato: gio, 12 mag 2011 18:01
di Marco1971
Temo allora di deluderla, perché il mio dizionario non conterrà definizioni mie e si concentrerà sui dubbi, guidando il consultatore verso scelte ragionate e consapevoli.