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«C’era una volta il DOP»

Inviato: sab, 20 mag 2006 13:16
di Marco1971

Inviato: sab, 20 mag 2006 15:10
di Federico
Mi pare di averla già sentita la "leggenda" dello studente universitario che all'esame diceva imperterrito "Thomas Mèn"... :?

Inviato: lun, 22 mag 2006 9:06
di Bue
Molto divertente...
Tanto per fare l'avvocato del diavolo, però, perché nessuno invece si indigna per i vari manàggement, clèb, règbi ?
E siamo sicuri che pronuncino giusti i nomi russi? Gòrbaciof, ad esempio, temo sia sbagliato...

Quanto al "sine die" pronunciato "sàin dài", è molto divertente ma sintomatico del fatto che anche le locuzioni latine sono a tutti gli effetti dei forestierismi...

Inviato: lun, 22 mag 2006 11:09
di bubu7
Massimo Binelli ha scritto:Nonostante i suggerimenti provenienti da molte parti, la Rai non ha finora pensato a far curare una nuova edizione, che sarebbe la terza.

A questo punto mi sorge un’invocazione:
Cruscanti, pensateci voi!
Fortunatamente questa invocazione è caduta nel vuoto. :D

Riporto questa citazione di Massimo Binelli, dal collegamento indicatoci da Marco1971, per comunicarvi che, contrariamente a quanto affermato, è quasi pronta la terza edizione, multimediale, del DOP: circa centotrentamila parole di cui quarantamila straniere.
L’opera è diretta da Piero Fiorelli, sarà pubblicata dalla RAI ed è stata ideata e curata da Renato Parascandolo.
In una comunicazione personale, il curatore dell’opera mi ha indicato quest’anno come scadenza per l’uscita della versione a stampa e su Cd-Rom. :wink:

Inviato: lun, 22 mag 2006 12:15
di Infarinato
bubu7 ha scritto:Fortunatamente questa invocazione è caduta nel vuoto. :D
Cosa c’entra «cadere nel vuoto», o raggiante Bubu? Semmai, non è necessaria (né francamente del tutto opportuna). ;)
bubu7 ha scritto:…contrariamente a quanto affermato, è quasi pronta la terza edizione, multimediale, del DOP: circa centotrentamila parole di cui quarantamila straniere.
L’opera è diretta da Piero Fiorelli, sarà pubblicata dalla RAI ed è stata ideata e curata da Renato Parascandolo.
Speriamo che questa volta usino l’IPA, visto che il Fiorelli [è un membro dell’Associazione Fonetica Internazionale e] ne è un fautore e l’usò nell’edizione dello Zingarelli di cui curò la trascrizione fonematica… Sono anche curioso di vedere che tipo di «pronuncia modello» scaturirà dal nuovo DOP, ché nel «suo» Zingarelli il Fiorelli ammise, sí, delle «varianti» [rispetto alla «pronuncia tradizionale»], ma perlopiú toscane

Inviato: lun, 22 mag 2006 13:31
di arianna
Bue ha scritto:
Quanto al "sine die" pronunciato "sàin dài", è molto divertente ma sintomatico del fatto che anche le locuzioni latine sono a tutti gli effetti dei forestierismi...
Io invece credo che ci si debba preoccupare a parte dell'ignoranza basilare (di una presentatrice poi, il che è ancora piú grave) anche del fatto che si vede l'inglese dappertutto! Tanto da pronunciare all'inglese un'espressione latina.

Inviato: lun, 22 mag 2006 14:08
di Bue
arianna ha scritto: Io invece credo che ci si debba preoccupare a parte dell'ignoranza basilare (di una presentatrice poi, il che è ancora piú grave) anche del fatto che si vede l'inglese dappertutto! Tanto da pronunciare all'inglese un'espressione latina.
Pazienza! Sorti alterne delle lingue straniere... qualche decennio fa probabilmente sarebbe successo con il francese. Ma solo qualche anno fa lessi di uno studente che aveva pronunciato "auge" come se fosse una parola francese... Una ventina di anni fa invece una mia compagna di liceo lesse alla francese "opache" su una busta di stampe fotografiche appena ritirate dal negozio. E per tornare alle presentatrici o ai presentatori, tanto per dirne una recentemente si e` sentito piu` di una volta parlare della chiesa di Sant'Apollinaire, pronunciato alla francese.

Io mi scandalizzo di piu` quando vedo che chi vuole usare l'inglese per darsi un tono poi commette errori clamorosi.

Inviato: lun, 22 mag 2006 16:16
di Federico
Infarinato ha scritto:
bubu7 ha scritto:Fortunatamente questa invocazione è caduta nel vuoto. :D
Cosa c’entra «cadere nel vuoto», o raggiante Bubu? Semmai, non è necessaria
Ma davvero? Dunque la RAI ha deciso di regalare a ogni suo annunciatore, doppiatore, lettore, conduttore, giornalista e via dicendo una copia della nuova edizione e per qualche motivo c'è la certezza che ne faranno buon uso, per concludere che non c'è piú bisogno di pressioni dal basso? Francamente, non credo.

Inviato: lun, 22 mag 2006 16:30
di Infarinato
Federico ha scritto:Ma davvero? Dunque la RAI ha deciso di regalare a ogni suo annunciatore, doppiatore, lettore, conduttore, giornalista e via dicendo una copia della nuova edizione e per qualche motivo c'è la certezza che ne faranno buon uso, per concludere che non c'è piú bisogno di pressioni dal basso?
Touché. :) In realtà, a me l’invocazione del buon Massimo (che ci tiene in fin troppo grande considerazione) suonava piú come un invito a curare una nuova edizione del DOP, compito di cui francamente non mi sento all’altezza… :(

Inviato: lun, 22 mag 2006 17:29
di Federico
Infarinato ha scritto:Touché. :) In realtà, a me l’invocazione del buon Massimo (che ci tiene in fin troppo grande considerazione) suonava piú come un invito a curare una nuova edizione del DOP, compito di cui francamente non mi sento all’altezza… :(
Ora, se volessimo proseguire applicando una psicologia pseudo-freudiana (cioè "perversa", come qualcuno l'ha definita), potrei maliziosamente supporre che siete presuntuosamente voi a ritenere che vi tenga "in fin troppo grande considerazione" al punto da suggerirvi nientemeno che di curare una nuova edizione del DOP! :lol:

Invece, mi limito a dire che in ogni caso non guasterebbe fare pressioni (e puntare al massimo, ad esempio a qualche consigliere) perché la nuova edizione sia pienamente valorizzata. :wink:

Inviato: lun, 22 mag 2006 17:57
di Incarcato
Se posso dir la mia, sarebbe meglio se invece del DOP si distribuissero copie del DiPI. :P

Inviato: lun, 22 mag 2006 18:08
di Marco1971
Incarcato ha scritto:Se posso dir la mia, sarebbe meglio se invece del DOP si distribuissero copie del DiPI. :P
Io invece sono del parere opposto, perché AMMA ci sono troppe varianti nel DiPI e mi sembra migliore, per chi non ha molta dimestichezza con la linguistica, uno strumento normativo (pronuncia corretta/pronuncia errata). L’annunciatore, l’attore, il giornalista che consulta un dizionario d’ortografia e di pronunzia cerca una risposta chiara al suo dubbio, e non ha, credo, grande interesse per le varianti ammissibili, ecc. Almeno io la penso cosí. :)

Inviato: mar, 23 mag 2006 11:00
di bubu7
Dipende tutto dalla destinazione dell’opera.
In particolare per la pronuncia, nei casi indicati da Marco1971 (annunciatore, attore), è giusto dare un’indicazione univoca. Per la gente comune, un tale indirizzo non è auspicabile neanche a livello teorico. La concezione più moderna del Canepari, con l’indicazione di varianti che possono essere viste anche come legate ai diversi contesti comunicativi, è l’unica che tiene conto delle reali caratteristiche dell’italiano contemporaneo, con la sua diffusione spaziale e sociale.

Inviato: mer, 24 mag 2006 18:21
di Marco1971
Io penso che anche il comune cittadino voglia conoscere qual è «la forma corretta», come da anni possiamo ben vedere dalle domande poste nel fu forum della Crusca. È caratteristico del parlante «meno attrezzato» il bisogno di certezze (è giusto o è sbagliato, senza mezzi termini) ed è giusto che esistano opere di consultazione che adempiono l’ufficio di fornirle.

Inviato: gio, 25 mag 2006 10:03
di bubu7
Il fatto è che, a livello teorico, non esiste più ormai una sola forma corretta di pronuncia.
Ad esempio, Alberto Mioni, ordinario di linguistica all’Università di Padova, afferma:
Se in passato si poteva forse giustificare l’auspicio di una certa unità di pronuncia, tale uniformità – in un’epoca di italofonia più o meno generalizzata – non è più facilmente realizzabile, né tanto meno auspicabile. Infatti, se l’italiano è ormai di «tutti», ciascuno ha un certo ragionevole diritto ad avere un suo italiano, purché l’italiano da lui posseduto non lo discrimini socialmente e gli assicuri un buon livello di comunicazione.
(A. M. Mioni, Fonetica e fonologia in Introduzione all’italiano contemporaneo – Le strutture – a cura di A. A. Sobrero, Laterza 1993)
I fonetisti moderni hanno fatto tesoro della constatazione che i sistemi fonologici dell’italiano sono molteplici (in particolare, ma non solo, a livello spaziale e sociale) e hanno tradotto in pratica tutto questo con l’elaborazione di opere come il DiPI.

Io penso che il comune cittadino chieda ancora di conoscere (con una certa ansia) la «forma corretta», perché ha subito il condizionamento scolastico (l’imprinting :mrgreen: ) della vecchia scuola di pensiero che proponeva un unico modello di pronuncia.
È giusto rassicurare questo cittadino fornendogli l’indicazione che, accanto a pronunce più sorvegliate, che possono anche essere più di una, ve ne sono altre non sbagliate e, a volte, anche più consigliabili per il contesto sociale in cui egli abitualmente vive (paradossalmente, in certi contesti, sarebbero le pronunce regionali ad essere quelle più «sorvegliate»).