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Capoverso e parentado

Inviato: gio, 15 giu 2006 20:49
di Federico
Mi chiedevo: ma è sempre necessaria, quando si va a capo, la rientranza che segnala l'inizio di un nuovo capoverso?
A me sembra che si possa e debba andare a capo quando si è terminato un concetto, senza però necessariamente un'interruzione piuttosto consistente come è una rientranza: sto leggendo un libro (di fisica) in cui l'autore giustamente va a capo fra un concetto e l'altro (ogni poche righe); in genere però questi concetti sono strettamente correlati l'uno coll'altro, e la rientranza mi sembra eccessiva.

Perciò, mi sembra che alla fine di un periodo ci possano essere le seguenti gerarchizzazioni.
1) Si prosegue sulla stessa riga (stesso concetto).
2) Si va a capo (concetto successivo strettamente correlato).
3) A capo con una rientranza: inizio di un nuovo capoverso (nuovo concetto, passo avanti).
4) A capo lasciando uno spazio vuoto (magari con tre asterischi): nuovo paragrafo (cambio di argomento). (Il nuovo paragrafo può essere segnalato e rafforzato con una numerazione, o addirittura con un titolo, nel qual caso è praticamente un sottocapitolo.)

Inviato: gio, 15 giu 2006 21:18
di Marco1971
Però lo spazio tra la parentesi che segue il numero e il testo va inserito. ;)

Inviato: ven, 16 giu 2006 0:50
di Federico
Vizi wikipediani: lí non serve.

Re: Capoverso e parentado

Inviato: ven, 16 giu 2006 11:44
di Infarinato
Federico ha scritto:Perciò, mi sembra che alla fine di un periodo ci possano essere le seguenti gerarchizzazioni…
È assai difficile, se non impossibile, caro Federico, attribuire una precisa funzione sintattico-demarcativa agli espedienti grafici da Lei elencati. Molto dipende dallo stile del singolo autore e dalle convezioni tipografiche della casa editrice.

Le basti pensare che, a seconda del tipo di scritto, la maggior parte degli editori [seri] prescrivono o vietano in modo tassativo l’uso della rientranza per ogni capoverso. E in generale direi che, dal punto di vista dell’estetica tipografica, non è raccomandabile alternare capoversi rientrati a capoversi non rientrati…

[Sposto il filone nella sezione «Grafematica», ché mi pare piú appropriato.]

Re: Capoverso e parentado

Inviato: ven, 16 giu 2006 11:50
di Federico
Infarinato ha scritto:È assai difficile, se non impossibile, caro Federico, attribuire una precisa funzione sintattico-demarcativa agli espedienti grafici da Lei elencati. Molto dipende dallo stile del singolo autore e dalle convezioni tipografiche della casa editrice.
Ovvio, voleva solo essere un piccolo generalissimo riepilogo.
Infarinato ha scritto:in generale direi che, dal punto di vista dell’estetica tipografica, non è raccomandabile alternare capoversi rientrati a capoversi non rientrati…
Perché dice questo? A me sembra perfettamente normale. Comunque non sopporto le rientranze indiscrete – 1,5-2 m mi sembra una misura ragionevole –.

Inviato: mar, 08 nov 2016 10:40
di domna charola
Buongiorno!

Riesumo questo filone perché mi sembra il più attinente al dubbio che mi è sorto, che è di tipo "grafico", di impaginazione, ed è oggetto di discussione con un mio amico grafico.

Esiste qualche norma "base" che preveda che nello scrivere un testo si debba arrivare a riempire tutta la linea, e solo a quel punto si vada a capo, magari sillabando (testo "giustificato"), oppure si può interrompere a fine parola, lasciare uno spazio vuoto sino a fine riga, e andare direttamente a capo ("allineamento a bandiera" nei comandi dei programmi)?

Sto curando dei testi elementari, destinati a bambini delle scuole dell'obbligo.
Io ricordo che ci insegnavano a scrivere sul quaderno sino a fondo riga e sillabare per andare a capo, e il grosso dei libri è fatto così, cioè, non lascia vuoti nella riga.
D'altra parte, l'andare a capo ha un significato nel discorso, separa un'idea dalla successiva, quindi ha una funzione comunicativa, che perde di evidenza se le righe terminano "a caso".
Almeno, a me sembra così, e soprattutto mi sembra "diseducativo" verso chi sta imparando a organizzare la propria scrittura, dargli l'esempio che si può fare ciò che si vuole.

È solo un'opzione didattico-estetica, o c'è una regola precisa su ciò?

(L'obiezione che mi viene fatta è che una nota rivista d'arte, molto elegante e raffinata, mette i testi a bandiera. Per me, concedo la deroga per opere di nicchia in cui anche le scelte grafiche fanno parte dell'insieme... però in testi normali mi sento molto all'antica).

Grazie per tutti i contributi, pro e contro.

Inviato: mar, 08 nov 2016 16:38
di Carnby
Io giustifico sempre con la sillabazione attivata, tranne casi eccezionali. C’è comunque chi non lo fa come il Manuale interistituzionale di convenzioni redazionali dell’UE, in assenza di uno Stilwörterbuch «ufficiale» come in Germania.
Per quanto riguarda il rientro a inizio riga, mi atterrei a quanto consiglia il Manuale dell’UE, ovvero non l’userei affatto e lascerei al limite un rigo vuoto dopo ogni paragrafo/capoverso.

Inviato: mar, 08 nov 2016 16:45
di domna charola
Il punto non è tanto il modo di farlo... io ho un programma di grafica obsoleto, e sillabo a mano, ma perché ho la volontà di giustificare il testo.

Credo che un grafico professionista abbia in effetti modo di fare tutto in automatico. Il punto è che non vuole farlo, per "motivi estetici" :roll: .

E il mio dubbio è: quanto è lecito ciò, dal punto di vista dell'italiano?

P.S.: detesto il rientro a sinistra; preferisco lasciare la riga vuota, appunto. Mi sembra visualizzi meglio i singoli blocchi di pensiero.

Inviato: mar, 08 nov 2016 17:25
di Carnby
domna charola ha scritto:E il mio dubbio è: quanto è lecito ciò, dal punto di vista dell'italiano?
Tipograficamente, giustificare senza andare mai a capo, spezzando qualche parola, è un orrore. Ma anche il testo sbandierato ha bisogno di andare qualche volta a capo. Per rispondere brevemente alla sua domanda: per me non è lecito. :)

Inviato: mer, 09 nov 2016 10:49
di domna charola
Concordo. Senza andare a capo restano dei vuoti enormi in alcune righe, mentre le altre sono fitte. Non piace nemmeno a me.