Dei calchi semantici

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ferdinand Bardamu ha scritto:A proposito d’intercalari doppiaggesi, come non citare amico, la nostra invenzione per rendere man
Quando non è un "ehi ehi ehi amico" è un "(no, dico) sul serio, amico" (seriously, man). E che dire degli psicanalisti, regolarmente definiti "strizzacervelli" (headshrinkers)?
Sospetto che ci sia qualche prontuario, ad uso dei dialoghisti e dei direttori del doppiaggio, dove tutte queste espressioni sono tradotte col loro bravo (e insostituibile) equivalente "da film".
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Appunto, sono espressioni da filme, che nessuno userebbe nella vita quotidiana. Capisco le esigenze della sincronizzazione, ma c’era proprio bisogno di tradurre man con amico, anche a scàpito della naturalezza?

Quanto a strizzacervelli, il Treccani in linea ci dice che «è termine scherz., usato in origine in traduzioni di libri [e di filmi, aggiungo io] americani». È un peccato che il doppiaggese se lo sia appropriato, perché ricorda il fortunatissimo grattacielo, da skyscraper. Ma, se l’usassi nel quotidiano, mi parrebbe di parlare come in un filme americano. A voi fa la stessa impressione?
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Strizzacervelli è simpatico dai! :D
E poi tradurre headshrinker con psicanalista sarebbe sbagliato...
Ora noi critichiamo i traduttori, e soprattutto gli adattatori-dialoghisti (a proposito, i doppiatori non c'entrano nulla nel processo di traduzione!), che molte volte hanno le loro colpe, ma non è cosí semplice, dati i problemi di sincronizzazione labiale (pensiamo soprattutto ai primi piani), per non parlare dei tempi di produzione sempre piú stretti.
Amico come si traduce? A volte secondo me forse può andar bene il nome proprio, specialmente abbreviato (quindi what's up, man? potrebbe diventare come va, Andre?).

Un'altra espressione del doppiaggese è il vocativo signore, per sir (o peggio ancora signora per madam). Tuttavia secondo me tutte queste forme del doppiaggese non istanno male nei filmi: un po' perché ormai sono parole o espressioni ben note al pubblico, un po' perché questo stesso pubblico le associa con un determinato contesto socio-culturale. È sicuramente giusto arrivare a una traduzione che sia scorrevole e che suoni il piú naturale possibile, ma a volte è anche bene rendere l'estraneità del testo (narrativo o filmico che sia), far capire che siamo di fronte a un'altra cultura, con i suoi usi e costumi, con le sue espressioni, ecc.
Al riguardo, Franca Cavagnoli (nota traduttrice italiana) ha scritto che in alcuni contesti (libri) l'espressione touch wood si può anche decidere di tradurla come tocca legno, invece dell'idiomatica tocca ferro: in questo modo, e dato che dal contesto se ne capisce comunque il significato, si dà al lettore la possibilità di scoprire una curiosità circa la cultura del testo fonte, cioè che in Inghilterra e altri Paesi si tocca legno e non ferro.
Quindi mantenere i vari amico, fratello, ecc. non è sempre negativo, anche perché togliendoli si rischia di neutralizzare le varietà linguistiche (diastratiche e diatopiche) del testo fonte, rischiando addirittura di mettere in bocca a personaggi americani parole dell'italiano regionale (questo viene ovviamente accettato nei cartoni animati per fini ludici).




P.S. So che ho detto che non bisogna criticare, ma vorrei sapere chi è quel fenomeno che ha tradotto banana-hammock con ammacca-banane! Un tempo si diceva perizoma... Posso capire che sia usata per ottenere un effetto comico, ma deh! :mrgreen:
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Beh, amico è usato da molti immigrati in Italia, e fratello dai rapper o simpatizzanti tali (ma in questo caso calco dall'inglese). :D
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Andrea Russo ha scritto:So che ho detto che non bisogna criticare, ma vorrei sapere chi è quel fenomeno che ha tradotto banana-hammock con ammacca-banane!
Preferiva ama(ca-)cazzi? :lol:
Andrea Russo ha scritto:Un tempo si diceva perizoma
Beh, ci sono parecchi tipi di perizoma, stando a quel che dice Wikipedia.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Capisco le esigenze della sincronizzazione, ma c’era proprio bisogno di tradurre man con amico, anche a scàpito della naturalezza?
Se è per questo, c'è chi ci va giù ancora più pesante (sempre per usare espressioni da interrogatorio manesco) e traduce man con uomo, senza battere ciglio.
Andrea Russo ha scritto:È sicuramente giusto arrivare a una traduzione che sia scorrevole e che suoni il piú naturale possibile, ma a volte è anche bene rendere l'estraneità del testo (narrativo o filmico che sia), far capire che siamo di fronte a un'altra cultura, con i suoi usi e costumi, con le sue espressioni, ecc.
Il problema dell'estraneità è il proverbiale "nodo che viene al pettine" quando un personaggio, di fronte all'incomprensione di chi lo circonda, sbotta dicendo:"Does anyone here speak English?", e il povero traduttore si vede costretto a ripiegare sull'"idiomatico" (nel mondo della celluloide) "C'è qualcuno che parla la mia lingua?". E già: rendere letteralmente la disperata invocazione ("... parla inglese?") equivarrebbe a preconizzare l'apocalittico scenario che qui tanto paventiamo (l'inglese come veicolo privilegiato della comunicazione, anche tra i non anglofoni); adattare la frase sostituendo "inglese" con "italiano", d'altro canto, striderebbe non poco in una situazione in cui l'eroe, braccato da corrotti agenti della CIA, si nasconde tra la folla che assiste alla partita di baseball tra i Red Sox e i New York Yankees. Forse la soluzione migliore, più drastica, sarebbe "Ma qui non mi capisce nessuno?": a buon intenditor, poche parole... :wink:
Andrea Russo ha scritto:Al riguardo, Franca Cavagnoli (nota traduttrice italiana) ha scritto che in alcuni contesti (libri) l'espressione touch wood si può anche decidere di tradurla come tocca legno, invece dell'idiomatica tocca ferro
E a maggior ragione nei film: sarebbe veramente strano sentir dire a qualcuno "tocchiamo ferro" mentre con le nocche picchia su una scrivania in noce massello.
SinoItaliano ha scritto:fratello dai rapper o simpatizzanti tali (ma in questo caso calco dall'inglese). :D
Dicono fratello, dicono fra', dicono bro[ther], dicono uomo, dicono zio... :roll:
Si tratta comunque di una varietà zoologica dell'italiano, alla quale auguro l'estinzione, "in solido" con i suoi locutori. :twisted:
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Manutio
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Intervento di Manutio »

Zabob ha scritto:
«Resta dove sei!» in fondo sembra italiano e non ha mai turbato il mio orecchio; ammetto che è un costrutto un po' cristallizzato ma è lei che me lo fa notare. Io preferisco il "rimani" in questo caso, ma forse si potrebbe sostituire il tutto con «fermo lì!», che dice?
Dico di sí, in nome della spontaneità italofona.

Andrea Russo ha scritto:
Strizzacervelli è simpatico dai!
Qui non sono d'accordo. Chi usa questa espressione, o anche l'originale anglo-americano, dimostra di non aver capito niente di psicanalisi — ma questo ci porterebbe fuori dai temi del forum.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Su questo possiamo anche esser d’accordo, caro Manutio, ma d’un termine scherzoso si tratta, e come tale va valutato. A me strizzacervelli suona perfetto in questo senso.
Ci tengo inoltre a precisare che in inglese headshrinker è decisamente caduto in disuso: oggi —ch’io sappia— dicon tutti semplicemente shrink (che, tra l’altro, è molto ma molto piú frequente dei «neutrali» psychiatrist & psychologist).
Jonathan
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Intervento di Jonathan »

Manutio ha scritto:Andrea Russo ha scritto:
Strizzacervelli è simpatico dai!
Qui non sono d'accordo. Chi usa questa espressione, o anche l'originale anglo-americano, dimostra di non aver capito niente di psicanalisi — ma questo ci porterebbe fuori dai temi del forum.
Quelle persone non avranno capito niente di psicanalisi, ma hanno capito bene come lavora la grande maggioranza degli psicanalisti e degli psichiatri. Glielo dice uno che per parecchi anni ha seguito e accompagnato una persona seriamente malata da alcuni dei piú famosi dottori italiani. Un bestiario inquietante di manipolatori di menti e portafogli. Strizzacervelli è per me un termine azzeccato se si vuole criticare o scherzare sulla categoria.

P.S. Ho l'impressione che il termine bestiario non possa essere usato in quel modo. Io intendevo suggerire l'immagine d'una carrellata di loschi figuri... Lascio il probabile errore per essere corretto. :)
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Manutio ha scritto:
Andrea Russo ha scritto:
Strizzacervelli è simpatico dai!
Qui non sono d'accordo. Chi usa questa espressione, o anche l'originale anglo-americano, dimostra di non aver capito niente di psicanalisi — ma questo ci porterebbe fuori dai temi del forum.
Può anche non essere d'accordo. Ma di questo passo molte parole andrebbero abolite perché improprie. E non si potrebbe neanche parlare, perché se uno dovesse usare una certa parola dovrebbe seguire un paio di corsi universitari per sapere se è autorizzato a usarla.
Si tratta d'un termina ludico, non scientifico.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Secondo me, le crociate senza discriminazione non portano a nulla. E' sempre questione di contesto.
Ci sono casi in cui italiani che parlano a italiani hanno il dovere di curare la lingua.
Ma se prendo un lungometraggio poliziesco americano e decido di tradurlo per un pubblico di un'altra lingua, secondo me devo anche salvaguardare le peculiarità espressive di quel mondo, quelle che lo caratterizzano e fanno parte della descrizione dei personaggi al medesimo modo degli abiti o della gestualità.

Su certe sfumature di traduzione non mi avventuro, perché non conosco a sufficienza l'inglese, o l'americano, o il registro particolare di queste lingue in determinati ambienti... mi affiderei però a un traduttore madrelingua: cosa intende, quale sfumatura di significato vede precisamente nel termine "man", ad esempio. Il parlante del film lo sta usando nell'accezione di "amico" oppure ha una sfumatura ironica rivolgendosi a uno che amico non è, oppure vuole dire proprio solo "uomo" o sottintende un nome? ...etc. etc.
Altrimenti si finirebbe per avere tutti noiosissimi dialoghi in un forbito italiano che però non c'entra nulla magari con una narrazione di bande di malviventi o di ragazzotti da strada locali.

Cosa ben diversa è quando - qui veramente per pura pigrizia mentale o sindrome dello scimmiotto - nello sceneggiato nostrano il poliziotto di turno si rivolge con questo tipo di intercalare "ehi, amico" etc. Chiaramente è un'imitazione, e abbastanza fuori luogo perché non credo ricalchi un uso comune nostro.
Avatara utente
Zabob
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Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

Andrea Russo ha scritto:Un'altra espressione del doppiaggese è il vocativo signore, per sir (o peggio ancora signora per madam).
Excuse me, sir: che cosa non va in "signore/a"?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Zabob ha scritto:
Andrea Russo ha scritto:Un'altra espressione del doppiaggese è il vocativo signore, per sir (o peggio ancora signora per madam).
Excuse me, sir: che cosa non va in "signore/a"?
Non mi pare che in italiano se ne faccia un uso cosí abbondante. Non credo che lei stia tutto il giorno a dire: buongiorno signore, arrivederci signore, grazie signore, volevo dirle una cosa signore, la ringrazio dell'opportunità signore, che cosa desidera signore?, quando l'ha visto l'ultima volta signore?, con chi era al telefono signore?, ecc. ecc.
A volte possiamo usarlo anche qui, ma non sempre come si sente nei filmi americani.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

In un volumetto dal significativo titolo Fare business con i social network (ehm…), leggo «Facebook è qui per restare». Ora, uno, se non conosce l’espressione idiomatica inglese [x] is here to stay, potrebbe pure mettere in discussione la competenza linguistica dello scrivente, ché questo calco è davvero goffo. Abbiamo smesso di pensare in italiano, se persino un concetto cosí elementare viene rimpiazzato da un idiomatismo inglese.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Ora, uno, se non conosce l’espressione idiomatica inglese [x] is here to stay, potrebbe pure mettere in discussione la competenza linguistica dello scrivente, ché questo calco è davvero goffo.
Forse l'espressione inglese ha un qualcosa di più «diretto» delle equivalenti locuzioni italiane Facebook rimarrà attivo, Facebook non cesserà l'attività (dato che in questo caso non si può usare la traduzione *Facebook ha intenzione di rimanere, che io spontaneamente uso quando devo tradurre he's/she's here to stay).
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