«Ma di che cosa stiamo parlando?!»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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«Ma di che cosa stiamo parlando?!»
Sento sempre piú spesso quest’esclamazione interrogativa nelle discussioni in tivvú e alla radio. L’intenzione comunicativa non è quella di conoscere l’argomento del discorso, ma d’esprimere sdegno, incredulità, disappunto e simili.
Stamattina l’ho sentita a Radio 3. Il contesto era la notizia della morte di dieci bambine provocata dall’esplosione di una mina anticarro in Afganistan. Dopo aver parlato per un po’ del tema, la conduttrice ha letto un messaggio di un ascoltatore che, prima di ricordare che quel tipo di ordigni è di fabbricazione occidentale, ha esordito, appunto, con «ma di che cosa stiamo parlando?!», in polemica con quel ch’era stato detto prima.
Mi pare un uso piuttosto recente. Mi chiedo se analoghe espressioni inglesi come «what are we talking about?!» abbiano una connotazione simile. Se cosí fosse, saremmo probabilmente di fronte a un calco semantico, entrato in italiano attraverso il «doppiaggese» o il «traduzionese». Ma la mia è una congettura.
Stamattina l’ho sentita a Radio 3. Il contesto era la notizia della morte di dieci bambine provocata dall’esplosione di una mina anticarro in Afganistan. Dopo aver parlato per un po’ del tema, la conduttrice ha letto un messaggio di un ascoltatore che, prima di ricordare che quel tipo di ordigni è di fabbricazione occidentale, ha esordito, appunto, con «ma di che cosa stiamo parlando?!», in polemica con quel ch’era stato detto prima.
Mi pare un uso piuttosto recente. Mi chiedo se analoghe espressioni inglesi come «what are we talking about?!» abbiano una connotazione simile. Se cosí fosse, saremmo probabilmente di fronte a un calco semantico, entrato in italiano attraverso il «doppiaggese» o il «traduzionese». Ma la mia è una congettura.
Si potrebbe sospettare che anche l'incremento dell'uso della forma «progressiva» sto facendo, sta piovendo... (diffusissima nell'italiano contemporaneo) sia dovuta all'influenza dell'inglese, così come le espressioni giusto in tempo, giusto per incontrare gli amici (queste ultime non hanno riscontro nella mia competenza linguistica nativa).
- Freelancer
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No, Arrigo Castellani in una sua risposta sul foglio La Crusca per voi - n. 2, aprile 1991 - dice che stare + gerundio è ben radicato e abbastanza antico nella nostra lingua (gli esempi più antichi risalgono al Cinquecento, nella Vita del Cellini si legge stava passeggiando, stavo ragionando, istavo considerando, stava continuamente guardando) e pensa trattarsi di un ispanismo, confortato in ciò dal Rohlfs. Purtroppo non ho il tempo di riportare la risposta completa di Castellani.Carnby ha scritto:Si potrebbe sospettare che anche l'incremento dell'uso della forma «progressiva» sto facendo, sta piovendo... (diffusissima nell'italiano contemporaneo) sia dovuta all'influenza dell'inglese [...]
- Souchou-sama
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Sinceramente, non vedo quale sia la stranezza d’un’espressione come di che cosa stiamo parlando?!, né mi pare che in inglese sia piú usuale che in italiano. Anzi, mi pare d’averla sentita soltanto in italiano, anch’io nei dibattiti televisivi. Ammetto che l’espressione mi suona abbastanza nuova, ma non strana o malformata o estranea all’italiano…
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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Be’, non ho aperto il filone per dire che l’espressione è strana né che è malformata (ho dato l’impressione di ritenerla addirittura «malformata»?). È, a memoria mia, abbastanza recente: per questo, sospettavo che fosse introdotta dall’inglese. Era semplice curiosità, non volontà di condannare; anche perché, come dice lei, l’espressione ha piena cittadinanza. (È vero che l’abuso stucca, ma è un’altra questione…) Ora, non ho trovato alcun riscontro d’idiomatismi inglesi analoghi nei dizionari in linea; in piú anche lei mi dice che non è cosí. Ne prendo atto e la ringrazio. 

- Freelancer
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Nella stessa risposta a cui ho accennato, Arrigo Castellani dice che sì, l'influsso dell'inglese è onnipervadente, ma propone - in modo convincente - altre cause per vari fenomeni accennati dal lettore, come ad esempio l'abuso dell'aggettivo possessivo.
Insomma occorre fare attenzione a non vedere l'influsso dell'inglese dappertutto. Una profonda conscenza della nostra lingua sin dalle sue origini, messa a confronto con le lingue sorelle come spagnolo e francese - capacità naturalmente padroneggiata da pochi, da linguisti come Migliorini, Castellani, ecc. - consente di dare risposte che non sono l'immediato e ovvio la colpa è sua! (dell'inglese).
Insomma occorre fare attenzione a non vedere l'influsso dell'inglese dappertutto. Una profonda conscenza della nostra lingua sin dalle sue origini, messa a confronto con le lingue sorelle come spagnolo e francese - capacità naturalmente padroneggiata da pochi, da linguisti come Migliorini, Castellani, ecc. - consente di dare risposte che non sono l'immediato e ovvio la colpa è sua! (dell'inglese).
Ultima modifica di Freelancer in data sab, 09 mar 2013 17:58, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
La ringrazio. In effetti è un automatismo un po’ pericoloso, quello che porta a dar sempre la colpa all’inglese: si rischia di misconoscere la capacità creativa dell’italiano.
C’è da dire che della supposta origine inglese di questa frase avevo sentito parlare da qualche parte (non ricordo dove). Volevo solo togliermi il dubbio.
C’è da dire che della supposta origine inglese di questa frase avevo sentito parlare da qualche parte (non ricordo dove). Volevo solo togliermi il dubbio.
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- Iscritto in data: gio, 24 feb 2011 19:15
Ma di che cosa stiamo parlando?
Che sia italiano corretto e perfino tradizionale è verissimo, ma ciò nonostante credo proprio che sia un 'anglicismo di frequenza', come in generale lo spesseggiare del costrutto stare + gerundio. Oggi, i film in DVD consentono facilmente di confrontare l'originale con la traduzione, e se ne può imparare molto. Morale: fino a ieri uno scolaro messo davanti alla semplice frase latina 'Quo vadis, domine?' avrebbe tradotto 'Dove vai, o signore?' Oggi sentiremmo probabilmente 'Dove stai andando, o signore?'
- Animo Grato
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- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Re: Ma di che cosa stiamo parlando?
Bell'osservazione! Mi piace molto il concetto di "anglicismo di frequenza", che individua una forma di "contaminazione" (intesa nel modo più neutro possibile) più subdola della plateale adozione del termine straniero e del tutto sommato volenteroso calco, ma non meno preoccupante...
P.S. Registrato dal 24 febbraio 2011 e questo è il suo primo intervento?
Suvvia, non sia così timido!
P.S. Registrato dal 24 febbraio 2011 e questo è il suo primo intervento?

Suvvia, non sia così timido!

Mi domando se le espressioni romanesche-mediane «che sta' a dì?» e «sto a cercà...» c'entrino qualcosa con queste forme progressive diffuse nell'italiano d'oggi.Freelancer ha scritto:Arrigo Castellani in una sua risposta sul foglio La Crusca per voi - n. 2, aprile 1991 - dice che stare + gerundio è ben radicato e abbastanza antico nella nostra lingua (gli esempi più antichi risalgono al Cinquecento, nella Vita del Cellini si legge stava passeggiando, stavo ragionando, istavo considerando, stava continuamente guardando) e pensa trattarsi di un ispanismo, confortato in ciò dal Rohlfs.
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