"Dieci anni"
Moderatore: Cruscanti
"Dieci anni"
È ammesso pronunciare le espressioni "dieci anni", "dodici anni" ecc. come se fossero una sola parola? e nel caso, /dje'tʃanni/ ('e' chiusa) o /djɛ'tʃanni/ (conservando la 'e' aperta di "dièci")?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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A me sembra di pronunciare sempre unendo le due parole, a meno che non voglia calcare sul numerale per enfatizzarlo (Ti sembra normale che inizi a fumare a quell'età? A dodici anni?). Mi faccio forte dell'autorevolezza del Reuccio.
Per la questione "aperta/chiusa", credo si possa applicare lo stesso ragionamento che vale per terraferma, di cui si era discusso qui.
Per la questione "aperta/chiusa", credo si possa applicare lo stesso ragionamento che vale per terraferma, di cui si era discusso qui.
Sí, staccherei anch’io. Non so se in fondo il fenomeno sia circoscritto al solo anni, perché direi anche dieci ore staccato...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ci risponde il DOP in linea.
Nel caso di ci + avere invece il DOP ammette entrambe le possibilità di pronuncia nel caso di 'ci' pronome (es.: "non ci ha detto nulla"), ma solo quella legata nel caso di 'ci' avverbio (es.: "non ci ha voglia di dir nulla").
Nel caso di ci + avere invece il DOP ammette entrambe le possibilità di pronuncia nel caso di 'ci' pronome (es.: "non ci ha detto nulla"), ma solo quella legata nel caso di 'ci' avverbio (es.: "non ci ha voglia di dir nulla").
Ultima modifica di Zabob in data dom, 28 apr 2013 16:33, modificato 1 volta in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Di solito è consigliata l'elisione con "numero + anni", mentre si preferisce la forma staccata con "numero + ore". Il DOP e il DiPI in questo sono d'accordo.Marco1971 ha scritto:Sí, staccherei anch’io. Non so se in fondo il fenomeno sia circoscritto al solo anni, perché direi anche dieci ore staccato...
DiPI:
dieci
ˈdjɛʧi, -je- [TR ɛ, UML e]
◇ ~ anni djeˈʧanni, ˈdjɛʧi ˈanni, -je-
◇ ~ ore ˈdjɛʧi ˈore, -je-; djeˈʧore
undici
ˈundiʧi
◆ ~ anni undiˈʧanni, ˈundiʧi ˈa-
◆ ~ ore ˈundiʧi ˈore, undiˈʧore
DOP:
undici
Per "dieci" non funziona il collegamento, ma in sostanza l'elisione non è mai segnalata nella scrittura e si verifica solo davanti ad "anni". L'elisione è evitata anche davanti ad "anni" quando si vuole mettere in evidenza. Stesso discorso per i numeri da "undici" a "sedici".
N.B.
djeˈʧanni per il DiPi, mentre per il DOP quella "e" è semiaperta.
Per eventuali discussioni sulla grafia di "diec'anni" e simili, c'è già un filone aperto
Un caso analogo è rappresentato da gli (pron. e art.), dagli, negli, sugli, ecc. + parola che inizia per vocale.
Stando al DOP, se non ho capito male, c'è sempre ellissi sia con gli articolo: "gli amici" /ʎa'miʧi/, che con gli pronome: "gli ordinò" /ʎordi'nɔ/. Del resto, anche pronunciando /ʎi ordi'nɔ/ ho l'impressione che la 'i' di gli tenda a "scomparire".
Stando al DOP, se non ho capito male, c'è sempre ellissi sia con gli articolo: "gli amici" /ʎa'miʧi/, che con gli pronome: "gli ordinò" /ʎordi'nɔ/. Del resto, anche pronunciando /ʎi ordi'nɔ/ ho l'impressione che la 'i' di gli tenda a "scomparire".
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No, no, vanno pronunciati con un bel legato.fiorentino90 ha scritto:Voi stacchereste anche in dieci individui, quindici indizi?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971 ha scritto:No, no, vanno pronunciati con un bel legato.fiorentino90 ha scritto:Voi stacchereste anche in dieci individui, quindici indizi?
Direi lo stesso per due e mezzo, due elementi, quattro operai, cinque e mezzo, cinque elementi, sette e mezzo, sette elementi, otto operai, nove e mezzo, nove elementi. Il DOP in rete lo darà per scontato, credo, ma tanto scontato per chi lo consulta non lo è. Per esempio, per questo operaio e questa arietta, come anche per mílle e úno (ma non per le mílle e una nòtte!), vengono date per prime le pronunce piú genuine, ma nella maggior parte dei casi non s'accenna affatto a questo fenomeno.
In una pubblicità radiofonica ho sentito pronunciare entrambe le o di trentuno ottobre, mentre mi sembra molto piú naturale dire (ma non scrivere) trentunottóbre, ventunottóbre, primottóbre, quattrottóbre, ottottóbre, trentapríle e trentagósto. Comunque, nei diari in rete sono frequenti queste grafie!
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Legga qui:PersOnLine ha scritto:Ma cosa comporta nella pronuncia questa legato?Marco1971 ha scritto:No, no, vanno pronunciati con un bel legato.fiorentino90 ha scritto:Voi stacchereste anche in dieci individui, quindici indizi?
e qui:L’italiano non presenta vistosi segnali giunturali (Bertinetto 1981). I confini di parola non vengono segnalati ‘positivamente’, ossia attivamente, se non per ragioni di enfasi o per evitare eventuali fraintendimenti, quando (come si suol dire) si scandiscono le parole. Ne deriva che sequenze come le seguenti sono normalmente omofone, a meno appunto di un’intenzionale sottolineatura dello stacco tra le parole: di versi vs. diversi, al largo vs. allargo, vita normale vs. vita anormale, con piacere vs.compiacere (in quest’ultimo caso, con assimilazione di luogo diaframmatico della prima nasale; paragrafo 4). Per contro, sequenze come li imitano e limitano possono confondersi solo in pronuncia veloce, per elisione o fusione vocalica sul confine di parola.[...]
S'è parlato di quest'argomento sul fòro della Crusca e in diversi filoni di Cruscate. Per esempio, alla pagina 1 e 3 di Sulla dizione «attoriale».Nell'incontro di parole nella frase (se non ci sono motivi particolari, come rilievo, o enfasi, che non possano proprio mancare, comunicativamente, pena l'inespressività), la pronuncia neutra prevede l'elisione, cioè l'unificazione di due V uguali in una sola (oltre che la caduta delle V finali degli articoli e di certi pronomi [contemplata dalla grammatica, davanti a V, anche diverse])
Personalmente, con il termine legato mi riferisco al fatto che, come si diceva nel passo di Bertinetto, in italiano normalmente non ci sono stacchi tra una parola e l'altra. Il si lega a libro, per cui il libro suona esattamente come suonerebbe la parola illibro. Il legato, come s'è visto sopra, comporta anche l'assimilazione della nasale, (con piacere è omofono di compiacere).
L'elisione nella pronuncia di due vocali atone identiche e contigue rientra anch'essa nel legato. In sostanza, legato è un termine piú generale.
Mentre i fenomenti di cui abbiamo parlato sopra si verificano anche in un italiano neutro accurato (si può staccare per enfasi, ma scandire sistematicamente tutte le parole, come fanno gli attori, è sbagliato e innaturale), diverso è il caso di quelli che riporto di seguito, tipici dell'eloquio rapido.
Se la vocale accentata è la prima, essa mantiene il proprio statuto fonematico, mentre la seconda si tramuta nell’elemento debole di un dittongo: per es., propriet[ai]nalienabile, palt[ɔa]maranto. Si tratta di comportamenti variabili, specie in rapporto alla velocità di elocuzione; in pronuncia scandita, è sempre possibile inserire un arresto glottidale tra le due vocali (cf. propriet[aʔi]nalienabile). Se invece la vocale accentata è la seconda, solitamente entrambe conservano il proprio ruolo di nucleo sillabico (cf. molt[aˈ]nfasi), a meno che non vi sia elisione della prima (cf. fort[ˈ]nfasi) o che quest’ultima si riduca a legamento (cf. cert[ja]nni). Quando infine le due vocali sono entrambe atone, ciascuna delle due può ridursi, ovvero la prima scomparire per elisione (cf. cod[ai]mmensa, buon[ja]mici, rapid[o]cchiata).
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