«Andrea» nome femminile?!

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Diciamo però che sono più diffusi (oggi forse non più) Celestino e Clementina, che non Celeste al maschile e Clemente al femminile
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Carnby ha scritto:Per quanto riguarda i nomi ambigenere, credo che il più famoso sia il francese Claude, ma esistono anche in italiano (il De Felice nota, per esempio, Celeste e Clemente, mentre Andrea è riportato solo come maschile).
In italiano, un nome che avrebbe - anzi, ha - tutto il diritto di essere usato per entrambi i generi è Anna*. Chissà che cosa avrebbero da dire in proposito gli zelanti giudici della cassazione...

*Si veda qui.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

domna charola ha scritto:...una volta tanto che la gente pensa con la propria testa, e vi lamentate!!!... ci sarà sotto qualcosa che ci sfugge, in realtà, qualcuno di noto a un livello che non frequentiamo.

Comunque, dopo aver visto di tutto, "la signora Andrea" tutto sommato mi piace.
Ho avuto a lezione casi da telefono azzurro: a parte l'inflazione di "Daiana", qualche "Mona" o "Monia" (pregasi gli utenti veneti dall'astenersi da commenti poco decorosi...), un "Maicol" e persino "Maikol", ricordo persino un piccolo "Sandokan" nella scuola di mio fratello... e nessuna Corte o Cassazione all'epoca hanno mosso un dito per impedire tale scempio.
Al confronto, "la Andrea" è innocuo...
Dubito che le grandi menti di cui sopra abbiano davvero pensato. Perché altrimenti il loro giudizio sarebbe stato diverso, credo. Se poi ci hanno pure pensato vuol dire che siamo ridotti proprio male.

A ogni modo, ci potrebbero essere tutte le ragioni che volete per chiamare Andrea una bambina (anche se la motivazione data – come è stato fatto notare – è parecchio sconcertante) e Anna un bambino, ma io dico: non possiamo dare un normalissimo nome a questi benedetti figlioli? A parte i nomi stranieri (anch'io, tra l'altro, avevo in classe un Maikol...), non possiamo dare nomi semplici, italiani e non ambigui? Che bisogno c'è di dare il nome Andrea a una bambina?!

La dobbiamo smettere di copiare tutto quello che fanno gli americani e gli stranieri in generale. Secondo me non ci sono attrici che giustifichino quest'obbrobrio: è la famosissima esterofilia degl'italiani, e quindi dobbiamo essere aperti verso le culture straniere. Che triste pensare che invece di preservare la nostra, ci adattiamo sempre di più a quelle forestiere...
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Andrea Russo ha scritto:Secondo me non ci sono attrici che giustifichino quest'obbrobrio: è la famosissima esterofilia degl'italiani, e quindi dobbiamo essere aperti verso le culture straniere.
Il ridicolo della moda dei nomi stranieri — storpiati e no — si manifesta in tutto il suo splendore se il cognome ha tratti marcatamente regionali: compatisco le povere Suèllen Buṡón e Èllison Cannavacciuolo.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Barbara Ronchi della Rocca nel suo libretto Si fa, non si fa (in pratica un piccolo galateo) fa questo esempio: «Ricordiamo che nomi di per sé accettabilissimi si accoppiano male con determinati cognomi [...] (ed è il caso più comune in questi tempi di esterofilia) per il contrasto tra ricercato esotismo e quotidianità: Samantha Cacace, per esempio».
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Intervento di PersOnLine »

In materia di galateo istituzionale, ci sarebbe poi da aprire un filone polemico sugli improbabili nomi dati alle vie dall'amministrazione locale: un paese a me vicino ha nominato una via nevè shalom waahat, con qualche diacritico piazzato qua e là - sfido qualsiasi abitante della via a non aver insultato il Comune dovendo comunicare l'indirizzo per telefono.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

A parte l'insulsa abitudine di mettere i nomi e cognomi in minuscolo (che ora pare rientrata), sugli errori e orrori dei segnali stradali ci sarebbe da scrivere un dizionario: in Toscana ho scovato un «Luigi Dalla Piccola» e un «Antoniotto Uso Di Mare».
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Intervento di PersOnLine »

Ma tralasciando errori e orrori odonomastici, quello di cui mi lamento è che si debba avere sotto mano un atlante (o dizionario bilingue) per poter scrivere il proprio indirizzo: siamo in Italia? siamo pieni di Storia? e allora che si usino sti benedetti nomi italiani.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Sottoscrivo in pieno! È come se non avessimo nomi a sufficienza...
Secondo me sarebbero da evitare anche vie intitolate a scrittori famosi, come via Shelley, Keats, ecc., che possono giustamente creare e difficoltà nella comprensione e imbarazzo nella pronuncia.

Interessante la riflessione sul contrasto "nome esotico"-"cognome regionale".
Ingenua-mente
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Intervento di Ingenua-mente »

Andrea, sono solidale con lei e con le sue perplessità.
Allo stesso tempo trovo ragionevoli gran parte delle considerazioni che si sono fatte nel corso della discussione e che mettono in risalto come il fenomeno sia ormai dilagante e inarrestabile.

Voglio qui aggiungere una piccola appendice: la cultura anglosassone, che è la cultura politicamente e economicamente dominante nel mondo, sta trasformando il modo di chiamare le persone in moltissimi paesi non solo con l'adozione di nomi americani ma anche con l'uso delle forme abbreviate:
Pat, Ricky, Stely, Alex, etc. , siamo alla Babele più totale, non solo non si distingue più il sesso (che potrebbe anche andar bene visto che ormai si riconosce ai cittadini il diritto di cambiarlo con un breve soggiorno in clinica) ma non si sa più a che nome facciano riferimento queste abbreviazioni.

Su questo fenomeno ironizza un grande scrittore di origine indiana, V. S. Naipaul, che nato a Trinidad, in occasione di un suo viaggio nella terra dei suoi avi, scopre come la ricca borghesia chiami ormai i propri figli con diminutivi americani o americanizzanti. Come già accade coi nostri cognomi, l'accostamento è spesso ridicolo se non grottesco. :)

Rassegnamoci!
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ingenua-mente ha scritto:la cultura anglosassone, che è la cultura politicamente e economicamente dominante nel mondo, sta trasformando il modo di chiamare le persone in moltissimi paesi non solo con l'adozione di nomi americani
Quindi cultura americana = cultura inglese = cultura politico-economica dominante nel mondo = cultura dominante in Italia? Va bene chiamarsi Ingenua-mente :D, ma codesta analisi mi pare terribilmente grossolana, abbia pazienza. Io d’anglosassone o d’americano vedo ben poco in Italia, che si tratti della cultura in generale o dell’àmbito politico-economico in particolare. O forse per Lei aver una cultura anglosassone significa «chiamar i propri figli coi nomi dei personaggi di Beautiful»? Suvvía. :roll: Il buongusto c’entra poco coll’Egemonia Culturale dello Straniero eccetera eccetera. Inoltre vorrei ricordarvi che i nomi propri son sostanzialmente delle sequenze di foni e poco altro, sicché mi pare esagerato scaldarsi tanto per qualche nomignolo americaneggiante, come se per es. «Alex» fosse orripilante rispetto ad «Ale», per «Alessandro»… :D (Questioni fonotattiche a parte.)
Ingenua-mente
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Intervento di Ingenua-mente »

Souchou-sama ha scritto:Io d’anglosassone o d’americano vedo ben poco in Italia, che si tratti della cultura in generale o dell’àmbito politico-economico in particolare.
Non credo sia necessario dimostrarle o argomentare sulla questione se oggi la cultura anglosassone sia dominante nel mondo e quindi anche in Italia, se da americano non se n'è accorto non sarò certo io a poterla convincere del contrario. La sentenza del tribunale comunque faceva riferimento al mondo anglosassone. Un tribunale Italiano giustifica la sua scelta basandosi su usi e costumi stranieri. Le sembra poco questo?

Vorrei riportare la discussione sul terreno linguistico e sulle sue implicazioni. Non mi sembra di essermi scaldato nel mio intervento precedente, anzi la conclusione era che bisognasse accettare il fenomeno. Personalmente ritengo fondamentale nel mondo di oggi la conoscenza della lingua inglese, che mi sono sempre sforzato di studiare e approdondire nei limiti del possibile, ed è proprio questa mia conoscenza che mi fa vedere come gli errori/orrori (il buon gusto si sa è molto personale) che si commettono spesso in Italiano derivino proprio da una conoscenza nulla o superficiale della lingua inglese, per cui si coniano neologismi goffi e sgraziati dimenticando che spesso (ma non sempre) esiste già la parola corrispondente in italiano.

Non credo che lei riesca a vedere tutte le sfumature che riguardano l'uso dei diminutivi come viene fatto oggi dai ragazzi, che si dica Alex, o Ale fa parte della stessa semplificazione, semplificazione da sempre in uso nella lingua inglese ma di recente acquisizione in quella italiana. Un tempo i diminutivi in Italia erano, Ninni, Nanni, Cecco, Peppe, Gino, e molti altri, una tradizione che come moltre altre sta scomparendo. Non sono per la conservazione del passato, ma non posso fare a meno di notare, come altri in questa discussione, la cacofonia di certi accostamenti.

Sempre e ancora Ingenua-mente
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ingenua-mente ha scritto:Non credo sia necessario dimostrarle o argomentare sulla questione se oggi la cultura anglosassone sia dominante nel mondo e quindi anche in Italia
Non Le chiedo di farlo soltanto perché sarebbe un enorme fuori tema, ma —fino a prova contraria— in Italia non vedo traccia alcuna della «cultura anglosassone», se non nei goffi anglicismi e poco altro (perlopiú imitazioni malriuscite, in ogni caso). Se davvero l’Italia ha assimilato la cultura anglosassone, non si capisce perché cosí tante persone se ne vadano da qui per andare proprio in Gran Bretagna o in America. :roll: Inoltre continuo a non capire che cos’intenda Lei con anglosassone: «americana»? «inglese»? tutt’e due? Tutto fa brodo? :D
Ingenua-mente ha scritto:se da americano non se n'è accorto
Veramente io sarei italiano tanto quanto lei… :)
Ingenua-mente ha scritto:Le sembra poco questo?
Decisamente sí, se l’obiettivo è dimostrare che il diritto italiano è imbevuto di cultura anglosassone! :lol:
Ingenua-mente ha scritto:Non mi sembra di essermi scaldato nel mio intervento precedente
Si figuri, mi riferivo piú in generale al tono «appassionato» del filone.
Ingenua-mente ha scritto:Non credo che lei riesca a vedere tutte le sfumature che riguardano l'uso dei diminutivi come viene fatto oggi dai ragazzi, che si dica Alex, o Ale fa parte della stessa semplificazione, semplificazione da sempre in uso nella lingua inglese ma di recente acquisizione in quella italiana.
Devo far il mea culpa: son troppo giovane per ricordar un tempo in cui non s’usassero diminutivi simili. Le dirò: sul piano personale capisco benissimo l’avversione per i diminutivi, ché il mio nome consiste di soli sei foni, eppure c’è chi trova sempre il modo di ridurli a cinque o a tre. Però non capisco davvero come si possa imputare con totale certezza questa tendenza all’influsso dell’inglese. Se per es. un romano chiama l’amico Riccardo «Riccà», per quale motivo esattamente /rikˈka/ suonerebbe meglio d’un «anglosassone» /ˈriki/? Sarò ingenuo io, ma mi sfugge.
Ingenua-mente
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Intervento di Ingenua-mente »

Avrei preferito non continuare questa discussione ma vedo che le devo delle spiegazioni:

1) Sono incorso in un errore grossolano che mi ha realmente sconcertato: ho creduto di capire che lei fosse americano.
Per quanto sappia che tali errori possono derivare dalla lettura in linea - ci sono studi sul fenomeno - specie in chi come me non è abituato a leggere su uno schermo, l'errore è troppo grosso e mi viene il sospetto che c'entri la senilità. La prego quindi di scusarmi.

2) Mi accorgo ora che non ci siamo capiti. Di questo siamo entrambi responsabili.
Quando dico che la cultura anglosassone è quella dominante non intendo certo dire che siamo diventati tutti americani o inglesi o che in Italia si respiri la cultura americana così come la si può respirare a New York (ho abbastanza esperienza diretta della cultura anglosassone per non incorrere in questa valutazione semplicistica), ma solo che i comportamenti, le mode, lo stile di vita, l'adozione di certi valori, di certe espressioni linguistiche (inclusi i nomi propri), e una quantità di altre cose più o meno superficiali e più o meno inconsce, sono pesantemente condizionati, influenzati da ciò che i media americani trasmettono.
Quanti Italiani leggono libri e quanti italiani guardano la televisione e vanno al cinema?
Questa è una questione fondamentale. Prima della diffusione della televisione si poteva ancora parlare di cultura europea, oggi credo che questa sopravviva solo come fenomeno di nicchia in una percentuale piuttosto bassa della popolazione.

L'influenza della cultura anglosassone la si può vedere e valutare appieno solo se si è conosciuta l'Italia prima che certe cose diventassero la norma, ora le nuove generazioni manco si accorgono di aver adottato modelli culturali americani. Ho paura che anche lei possa rientrare in questa categoria.
L'America, il suo fascino e il suo forte influsso, ha fatto irruzione in Italia nel dopoguerra, e un piccolo segno di questa irruzione è la simpatica canzone di Renato Carosone: "Tu vuò fa l'americano". Erano gli anni cinquanta e ancora in Italia si prendevano in giro chi indossava i blue-jeans o masticava la cewing-gum (o ciungomma come si chiamava). Oggi i nostri adolescenti vestono, mangiano, si tagliano i capelli, come gli omologhi americani ma nessuno se ne meraviglia più.
Capisce ora cosa intendo?

Ovviamente è una cultura superficiale, possiamo ancha chiamarla una sottocultura, ma l'influenza rimane ed è di questo che si parlava a proposito del nome Andrea.
Quindi non era mia intenzione dimostrare che la magistratura sia imbevuta di cultura amricana, ma solo che l'influenza degli usi e costumi americani è così forte da imporsi anche in un tribunale italiano. Nessun tribunale americano citerebbe una consuetudine italiana a giustificazione di una sentenza.

Infine, potrei sbagliarmi ma mi pare che comunemente in Italia e in Europa si parli di "anglosassoni" come termine che accomuna tutti i paesi di lingua inglese.
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Souchou-sama ha scritto:in Italia non vedo traccia alcuna della «cultura anglosassone», se non nei goffi anglicismi e poco altro (perlopiú imitazioni malriuscite, in ogni caso). Se davvero l’Italia ha assimilato la cultura anglosassone…
Qui c'è un misunderstanding (ah no, scusate, un fraintendimento ;-) ).

Dire che in Italia c'è sudditanza verso la cultura anglosassone [1] non equivale, secondo me, ad affermare che tale cultura sia stata compresa e adottata.

Si tratta di una sensazione generica che "americano è meglio", e da lì si va avanti fino ai "goffi anglicismi e imitazioni varie".

[1] Nello specifico, più americana direi.
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