In Influssi inglesi nella lingua italiana di Ivan Klajn (Olschki, Firenze, 1972, p. 24), leggo alla nota numero 5:
… «pre-adattate» possono considerarsi parole come coca-cola, motel, polo, radar, totem, la cui grafia non ha niente di straniero, mentre la pronuncia è stata italianizzata fin dal primo momento. Questo ragionamento non vale però per le voci come bar, film, slogan, sport, tunnel, meno vicine all’italiano per la loro struttura, ma soprattutto s e n t i t e come anglicismi in base a caratteri storici e semantici.
Non capisco bene quale criterio abbia adottato l’autore per sceverare il primo gruppo dal secondo, giacché in entrambi compaiono parole terminanti per consonante. Se coca-cola e polo possono a buon diritto passare per parole italiane, perché la grafia di motel e radar «non ha niente di straniero»? E perché si dice (giustamente) che bar e film sono «meno vicine all’italiano per la loro struttura», mentre radar e totem sono addirittura definite parole «pre-adattate»?
«Motel» e «totem» anglicismi «preadattati»?
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- Ferdinand Bardamu
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L'unica cosa che mi viene a mente è che le terminazioni consonantiche meno «esotiche» per l'italiano sono quelle in sonorante (troncamenti che si trovano anche in poesia) o in s (v. cognomi latineggianti in -is e qualche parola comune come lapis). Però non capisco secondo quale criterio totem venga considerata «più italiana» di slogan, che è in effetti omofona di una forma popolare troncata del verbo slogare (e' si slogan sempre le caviglie a giocà a pallone).
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