Glielo copio tutto.
Serianni, Grammatica italiana, IV, III ha scritto:24. Con i cognomi femminili la norma tradizionale, cui è bene continuare ad attenersi, prescrive l'obbligo dell'articolo (si veda per esempio FOGARASI 1983: 169). Tuttavia, andrà notato che la tendenza attuale è verso l'uso del semplice cognome senza articolo, come per il maschile (vedi oltre). Si pensi alle denominazioni in uso in ambiente scolastico «Si è giustificata Bianchi?» e non «Si è giustificata la Bianchi?», che risulterebbe affettato: è un uso che, stando a D'OVIDIO 1933: 80, sarebbe stato proprio, in origine, del «gergo scolastico del Mezzogiorno») o tra colleghe di lavoro.
Già nel secolo scorso Matilde Serao, riproducendo nel suo racconto «Telegrafi dello Stato (sezione femminile)» la dura vita delle piccole impiegate napoletane, rappresenta con felice mimèsi del parlato questa abitudine: ecco per esempio una frase di Giulietta Scarano: «Chissà, Galante, la nostra inserviente, potrebbe aiutarmi...» (Serao, Il romanzo della fanciulla, 11).
D'altra parte, anche 1'uso giornalistico attuale favorisce la soppressione dell'articolo: per esigenze di rapidità (specie nei titoli: «Aglietta / sarà giudice / popolare», in riferimento al deputato radicale Adelaide Aglietta, «11 Messaggero», 5.3.1978, 1) o di omogeneità (quando il cognome femminile è abbinato a un cognome maschile senza articolo: «Badini e Graneris [ ...] sono giunti a Novara solamente alle undici», «11 Messaggero», 11.2.1978, 21: si parla di Guido Badini e Doretta Graneris, protagonisti di un processo clamoroso). Ma anche – si direbbe – per la minore importanza attribuita al sesso di una persona rispetto alla sua attività professionale o politica (LEPSCHV-LEPSCHV 1981: 152).
Si vedano questi due esempi, attinti da uno stesso numero della «Repubblica» (21.3.1986, 8 e 24): «ma Falcucci e i suoi collaboratori ministeri ali sono ben decisi», ecc. (N. Tranfaglia; si tratta del ministro Franca Falcucci), «Accanto a Anderson» (M. Zurletti; è il soprano lune Anderson).
C'è infine da tener conto del fatto che, «nel presentarsi o nel dare il proprio nome al telefono, spesso si usa solo il cognome (senza articolo, anche se parla una donna: parla Bassi, non la Bassi» (LEPSCHV.LEPSCHV 1981: 153).
Più complesso l'uso dell'articolo con i cognomi maschili, a proposito del quale le indicazioni delle grammatiche sono spesso contrastanti (si veda la panoramica di BRUNET 1979: 68-69).
Possiamo individuare due situazioni fondamentali:
25. I. Cognomi di persone contemporanee non illustri, ma note soltanto agli interlocutori. L 'italiano parlato è restio a usare abitualmente l' articolo, tranne che in Toscana e tranne che in usi formali (come in un processo) o, viceversa, scherzosi (per esempio quando una moglie si rivolga al marito per cognome: «Ma sentilo un po', il Guidetti!»).
Diverso l'uso scritto, dove possiamo trovare l'articolo anche in narratori non toscani «il Matti» in Buzzati, cit. in BRUNET 1979: 73; «il Grassellini», al Simonetti» in Sciascia, Il consiglio d'Egitto, 94, ecc.), oltre che nella letteratura critica e scientifica, indipendentemente dalla fama dei singoli studiosi citati.
26. Il. Cognomi di personalità illustri. In generale, l'articolo conferisce un tono più distaccato, neutro, obiettivo (HERCZEG 1972). Può contrassegnare una maggiore distanza nel tempo: «il Siccardi morì nel 1857» / «De Gasperi è morto nel 1954»; oppure, una diversa carica affettiva: menzioniamo generalmente senza articolo quei personaggi, amati, odiati o trascurati, ma che ci sono comunque familiari (un po' come il nostro vicino di casa che, fuor di Toscana, ci verrebbe spontaneo designare come Rossi o De Maria, non il Rossi, il De Maria). Quindi: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Verdi, Puccini, Marconi, Mussolini e vari altri, tutti abbastanza stabilmente privi di articolo.
27. Ma non si possono dare regole fisse. Osserviamo: a) L 'articolo manca spesso anche con nomi stranieri, che dovremmo supporre meno radicati nel patrimonio culturale collettivo ( «di Cecov» nel set- timanale «Grazia», «di La Fontaine» in Vittorini, citati in BRUNET 1979: 72; e ancora: «da Fichte», «per Herbart» in Lamanna, Filosofia, III 29 e 59, «di Goethe e Schiller», «di Zola» Sapegno, Letter. italiana, 553 e 568; da notare che negli ultimi due testi gli italiani compaiono più spesso con l' articolo: «il Gio- berti", «del Romagnosi", «del Labriola", «il Croce" Lamanna, Filosofia, III 111, 114, 217, 220; «il «Manzoni», «del Verga», «il Fogazzaro», «dal Carducci», Sapegno, Letter. italiana, 611, 704, 717, 730).
h) Presso lo stesso autore e nello stesso testo è frequentissima l' oscillazione tra cognomi articolati e non articolati, senza nessuna sfumatura stilistica. In BRUNET 1979: 71-72 si citano, tra l'altro, «il Cavour» / «a Cavour» (Papini), «del Carducci e di Pascoli» (Serra) e gli esempi potrebbero essere facilmente moltiplicati.
c) Nulla vieta di usare l'articolo determinativo anche per quei cognomi di personalità che abbiamo definito «familiari». Lo storico Giorgio Spini scrive per esempio: «il Mazzini», «del Verdi», «il Cavour», «il Garibaldi», ecc. (Dise gno storico, III 74, 118, 166, 167).
28. L'articolo compare regolarmente, invece, con i cognomi femminili di persone illustri: «della Sand e di Flaubert» (Tomasi di Lampedusa), «di Bilenchi, della Morante» (Pullini): cfr. BRUNET 1979: 73.
29. Altrettanto stabile l'articolo plurale, che può designare i membri di una famiglia storica ( «i Savoia», «le imprese dei Visconti» ) o qualunque ( «si discuteva sempre a lungo, se erano più brutti i Colombo o i Coen, nostri amici che incontravamo in montagna d'estate» Ginzburg, Lessico fa m igliare, 57); due o più fratelli o sorelle ( «i Verri», i due illuministi milanesi Pietro e Alessandro; «i mobili [ ...] erano stati assegnati alI 'ultima delle Wieselberger», una delle quattro sorelle di cui parla F. Cialente, Le quattro ragazze Wieselherger, 157); una coppia di coniugi ( «i Vannini hanno celebrato le nozze d' oro» ); una madre e una figlia «le Carabelli madre e figlia, quelle Carabelli di Loveno, sa?» Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 13), ecc.; o, infine, una personalità celebre, indicata esemplarmente ( «I Pasteur, i Koch e i Fleming hanno rivoluzionato la medicina moderna», vale a dire: scienziati del valore di L. Pasteur, R. Koch, A. Fleming).
30. Manca l'articolo davanti al cognome quando esso è preceduto da casa o famiglia: «in casa Malfenti», «la famiglia Malfenti» (Svevo, La coscienza di Zeno, 90 e 91; e si pensi anche all'apertura di una telefonata: «Pronto, parlo in casa Magrini?», oppure: «Pronto, casa Magrini?»).
31. Due particolarità: a) Nell'italiano antico - e ancora oggi, ma eccezionalmente, nell'uso popolare toscano - era corrente il sintagma «in casa i Frescobaldi», con articolo espresso (PASQUALI 1968: 105-112).
h) Per le donne coniugate, il cognome del marito che segue quello da nubile può essere preceduto da in ma, in Toscana, è spesso introdotto dalla preposizione articolata nei: «Adele Morelli in Celani» / «Adele Morelli nei Celani» (altre possibilità: «Adele Celani nata Morelli», «Adele Morelli coniugata Celani» ).