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… Uccidendo cento vittime.

Inviato: mer, 17 dic 2014 8:19
di GFR
‟… uccidendo cento vittime‟ a me pare sbagliato e si dovrebbe ricorrere a fare o causare. Però ho sentito l’espressione questa mattina in un telegiornale nazionale ed ho pensato che in una redazione importante abbiano valutato le competenze dei redattori e che quindi sia io in errore o che comunque mi dimostri troppo severo nel giudicare. Grazie a chi mi volesse chiarire la questione o darmi la sua opinione.

Inviato: mer, 17 dic 2014 11:10
di Carnby
Sì, secondo me è sbagliato.

Inviato: mer, 17 dic 2014 11:33
di Lizard
Credo anche io che non sia una forma corretta.
Il fatto poi che provenga da un telegiornale a diffusione nazionale, a parer mio, dovrebbe essere un motivo in più per riconoscere quanto siano meno attenti anche coloro i quali fanno dell'italiano uno strumento di lavoro.

Inviato: gio, 18 dic 2014 7:51
di GFR
Grazie di nuovo. Purtroppo temo che si abbia ragione. Mi è bastato controllare sul Treccani
Vittima

Altra imprecisione,anche se forse più sottile, l'uso da parte di una giornalista del termine usurato per indicare una vittima dell'usura (telegiornale di ieri).
Basta ascoltare i telegiornali nazionali e se ne sentono delle belle. Per me, chi porta l'italiano nelle case di tutti non dovrebbe inventarsi niente e seguire le regole più semplici e giuste. Fine del fuori tema.

Inviato: gio, 18 dic 2014 8:45
di Zabob
Con un'espressione un po' cristallizzata, una volta le vittime (soprattutto in riferimento alle calamità naturali e alle epidemie) si mietevano.

Inviato: gio, 18 dic 2014 16:36
di Ivan92
Ma se una vittima non è ancora stata uccisa si può uccidere. Se si conduce la vittima all'altare —e ciò significa ch'è ancora in vita, nonostante le rimangano pochi attimi prima che esali l'ultimo respiro—, essa sarà uccisa poco dopo. Insomma, non sempre la vittima è il deceduto, il «già morto».

Inviato: gio, 18 dic 2014 16:45
di Lizard
Ivan92 ha scritto:Ma se una vittima non è ancora stata uccisa si può uccidere. Se si conduce la vittima all'altare —e ciò significa ch'è ancora in vita, nonostante le rimangano pochi attimi prima che esali l'ultimo respiro—, essa sarà uccisa poco dopo. Insomma, non sempre la vittima è il deceduto, il «già morto».
Dal Treccani:
1. Essere vivente, animale o uomo, consacrato e immolato alla divinità: consacrare, sacrificare, uccidere o immolare la v.; condurre la v. all’altare;

Si può quindi considerare ancora in vita in questo caso, ma non in quello del nostro oggetto.

Inviato: lun, 29 dic 2014 11:41
di domna charola
Ivan92 ha scritto:Ma se una vittima non è ancora stata uccisa si può uccidere. Se si conduce la vittima all'altare —e ciò significa ch'è ancora in vita, nonostante le rimangano pochi attimi prima che esali l'ultimo respiro—, essa sarà uccisa poco dopo. Insomma, non sempre la vittima è il deceduto, il «già morto».
In teoria, sì.
In tal caso - ed è la lettura istintiva che darei io della frase, con a seguire gli ovvi commenti - significa che la cosa era premeditata. Direi quasi un lapsus freudiano...

E' una struttura analoga alla frase che campeggiava, sino a poco tempo fa, sui cartelli luminosi in ingresso a Milano:
"Vai piano, salva i ciclisti" che per me implica il fatto che di per sé i poveretti siano destinati ad essere stirati solo per il fatto di esistere come tali; chi rallenta quindi sarebbe un salvatore (con implicita sfumatura di eroico gesto...). A me verrebbe di dire invece "rispetta i ciclisti" (o "rispamia"? ma anche qui c'è larvatamente l'idea che siano materiale da macello...)