È opportuno riportare il passo per intero, evidenziando la frase in questione in grassetto:
- Che colpa ho io se Pomino eseguì con troppa timidezza le mie prescrizioni? che colpa ho io se Romilda, invece d’innamorarsi di Pomino, s’innamorò di me, che pur le parlavo sempre di lui? che colpa, infine, se la perfidia di Marianna Dondi, vedova Pescatore, giunse fino a farmi credere ch’io con la mia arte, in poco tempo, fossi riuscito a vincere la diffidenza di lei e a fare anche un miracolo: quello di farla ridere più d’una volta, con le mie uscite balzane? Le vidi a poco a poco ceder le armi; mi vidi accolto bene; pensai che, con un giovanotto lì per casa, ricco (io mi credevo ancora ricco) e che dava non dubbii segni d’essersi innamorato della figlia, ella avesse finalmente smesso la sua iniqua idea, se pure le fosse mai passata per il capo. Ecco: ero giunto finanche a dubitarne!
La sua comprensione del racconto, ovviamente, è corretta. Tuttavia, il suo stallo deriva dalla sua interpretazione di quel
le come complemento diretto plurale (complemento oggetto, accusativo), non come complemento indiretto singolare (complemento di termine, dativo): insomma, «Le vidi a poco a poco ceder le armi» vale «Vidi a lei a poco a poco ceder le armi». La conferma viene, oltre che dal senso generale del testo, anche dal pronome anaforico
ella che compare poco piú sotto.
Ciò che ha detto Brazilian Dude è corretto; tuttavia occorre precisare che, coi verbi di percezione (
vedere,
sentire) è possibile che il soggetto della frase incassata all’infinito sia espresso anche attraverso un clitico accusativo, pure se questo verbo all’infinito è accompagnato da un complemento oggetto: «
L’ho vista mangiare una mela», cioè «Ho visto
lei mangiare una mela» ~ «Le ho visto mangiare una mela», cioè «Ho visto mangiare una mela a lei».
Tutto sta a vedere se al costrutto
vedere + infinito si applica o no la stessa regola dei verbi causativi (fare, lasciare + infinito). La regola dei verbi causativi prevede che il soggetto dell’infinito retto da
fare o
lasciare diventi:
- complemento oggetto, se il verbo retto da fare/lasciare è intransitivo: «Ho fatto/lasciato entrare il gatto», «L’ho fatto/lasciato entrare»;
- complemento indiretto, se il verbo retto da fare/lasciare è transitivo ed è accompagnato da un oggetto: es. «Ho fatto/lasciato mangiare il caviale al gatto», «Gli ho fatto mangiare il caviale»;
- complemento d’agente, se il verbo retto da fare/lasciare è transitivo ed è accompagnato sia da un oggetto sia da un complemento indiretto: es. «Ho fatto/lasciato portare l’osso al cane dal gatto»; il complemento d’agente non ha un clitico corrispondente.
Tale regola si applica anche ai verbi di percezione «solo nel caso in cui il verbo percettivo [
vedere,
sentire] ha come unico oggetto una frase» (
Grande Grammatica Italiana di Consultazione, Bologna: «Il Mulino», 2001, vol. I, § XI.2.1.8.1., p. 599), e non se l’oggetto è costituito da un sintagma nominale. Concretamente, la regola appena vista vale in frasi come «Ho visto entrare il gatto», interpretabile come «Ho visto [
Fil gatto entrare]», in cui «
F» sta per
frase, e non in frasi come «Ho visto il gatto entrare», rianalizzabile come «Ho visto [
SNil gatto] [
Fentrare].
Se il costrutto
vedere + infinito si comporta come
fare + infinito, avremo:
- «Vidi a poco a poco cedere [verbo intransitivo] Marianna Dondi», «La vidi a poco a poco cedere»;
- «Vidi a poco a poco cedere le armi a Marianna Dondi», «Le ho visto a poco a poco cedere le armi».
Se il costrutto
vedere + infinito non si comporta come
fare + infinito, avremo:
- «Vidi a poco a poco Marianna Dondi cedere»;
- «Vidi a poco a poco Marianna Dondi cedere le armi», «L’ho vista a poco a poco cedere le armi».