«Intestazione»

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Avatara utente
.Silvia.
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«Intestazione»

Intervento di .Silvia. »

Salve a tutti,

sono qui oggi per segnalare un'inesattezza nell'uso corrente di "intestazione", e dei termini correlati (intestare, intestato, ecc.).

Di norma, una carta da lettera intestata è un foglio prestampato indicante gli estremi di chi scrive (nel caso di un'azienda: ragione sociale, indirizzo, numeri di telefono, ecc.).

Un conto corrente è intestato al proprietario, cioè l'intestatario è la persona proprietaria del denaro su quel conto bancario.

Ma ora noto che nel linguaggio comune si sta diffondendo un diverso significato rispetto a quello che reputo come originario o corretto, ovvero l'intestatario inteso come ricevente.
Un esempio di questo uso è lampante in questa pagina di Wikipedia dedicata alla Fattura.
Alla voce "Estremi dell'intestatario", si evince chiaramente che si sta parlando non della società che emette la fattura, bensì di chi la riceve.

Che cosa ne pensate? Si tratta anche per voi di un'attribuzione di significato non corretto? Oppure è secondo voi accettabile?
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Qui dà per buona una situazione che mi sembra analoga:

http://www.treccani.it/vocabolario/intestazione/

" nelle lettere, le parole con cui ci si rivolge, nominativamente o con altro vocativo, alla persona o all’ufficio cui la lettera stessa è diretta. "

Siccome subito prima cita anche la "carta intestata", mi vien da ragionare sullo stesso foglio: prendo la carta a me intestata, per indicare il mittente, ma poi "intesto" la comunicazione scritta su di essa al destinatario.

Due oggetti diversi, due intestazioni, uno stesso supporto materiale: può essere la medesima cosa per una fattura? Il blocchetto delle fatture è intestato a me Ditta, ma il singolo foglietto-fattura lo indirizzo ad un'altra persona, che lo tratterrà come prova di un atto - il pagamento - da lei compiuto (es. in una dichiarazione dei redditi, a detrazione o deduzione), quindi l'intestazione diviene anche la sua.
Forse funziona così perché abbiamo a che fare con un foglio materiale che testimonia un rapporto fra due contraenti, non biunivoco, e quindi deve tenere conto di ambedue gli aspetti, in un senso e nell'altro, che però non coincidono (venditore e acquirente svolgono funzioni diverse nella contrattazione). Boh?...

Non so se mi sono spiegata, a dire il vero sto cercando di capire anch'io.
Avatara utente
.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Sinceramente, il ragionamento esposto non mi convince. Secondo tale principio, il significato di "intestazione" cambia soggettivamente.

Invece credo debba avere un significato oggettivo. Per esempio, se dico "sotto il tavolo", sotto indicherà una posizione specifica indipendentemente da dove ci troviamo: una posizione univoca per tutti.

Ho la sensazione che un uso prolungato abbia di fatto consolidato, in ambito commerciale, il significato di "in testa". Quindi, per estensione, indica una parte di testo posta in alto in un documento. Ora, sia il mittente che il destinatario sono solitamente indicati in capo a una lettera o altro documento. A dire il vero, molte carte intestate mostrano attualmente i dati del mittente in calce, anziché "in testa".
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domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Intervento di domna charola »

Non so... io ho provato a interpretare la definizione che propone Treccani, e in effetti una logica gliela si può trovare. Di più non so dire.

Però non sono convinta della questione soggettivo/oggettivo.

"Sotto il tavolo" è oggettivo e non dà adito a interpretazioni, concordo. Però mette in relazione due cose, dal punto di vista oggettivo del tavolo.
Esempio: "il gatto è sotto il tavolo".
Però la relazione fra i due "oggetti" (chiedo scusa ai gatti...) è soggettiva: se considero il gatto, questo è "sotto" il tavolo, ma se considero il tavolo, questo è "sopra" il gatto.
Il punto è che nessuno si sognerà mai di indicare la posizione di un tavolo in relazione a quella di un gatto o di qualsiasi altro oggetto che gli stia sotto. Nella nostra percezione, cioè, il tavolo diviene l'elemento centrale a cui relazionare tutto ciò che ci sembra essere più piccolo, più mobile, meno importante etc.

Se considero una ricevuta di pagamento, invece, questo rapporto diseguale fra le due parti, è di importanza paritaria, e funziona - è necessario che funzioni e sia riconosciuto - in entrambi i sensi, in maniera diseguale. Soggettivo? Sì, certo, ma è nella natura stessa della transazione che il documento testimonia.
Io ho un blocchetto per fatture intestato a me - come l'incasso - dal quale stacco una ricevuta di pagamento "intestata" a chi userà quel documento per il suo interesse.
A voler ben vedere, dal blocchetto derivano due documenti, la ricevuta per il cliente e la copia. Quindi il problema sta forse in questa duplice natura e duplice materialità dell'oggetto in esame.

Probabile che non sia corretto, se si fa capo all'originario significato di "stare in testa"; però è entrato nell'uso, abbastanza da essere riportato nei dizionari. Si può sempre definire un termine più corretto per un oggetto indirizzato a una seconda persona.

Sempre Treccani:

"intestare v. tr. [der. di testa1] (io intèsto, ecc.). – 1. a. Fornire del titolo o dell’intestazione: i. una pagina, un foglio; i. un articolo, il testo di una comunicazione; i. una lettera. b. Mettere a nome di qualcuno per attribuire ad esso la titolarità: i. una proprietà, una ditta, un titolo di credito, un libretto di risparmio (a sé stesso o al proprio nome, ai figli, alla moglie o al nome della moglie, a un cliente, a una società, a un’impresa); a chi intesto l’assegno? Anche, segnare nel catasto beni, proprietà, al nome di una persona o di un ente. c. I. un conto, dare a questo un nome, di persona o di cosa materiale o immateriale (merci, brevetti, ecc.), al quale vanno riferite le operazioni e i movimenti che il conto stesso pone in evidenza.

Qui l'esempio riportato mi sembra abbastanza chiaro: attribuire a una persona la titolarità di una cosa. L'assegno in questione viene dal conto e dal libretto intestato a me, ma è il mezzo materiale con cui trasferisco una proprietà a un altra persona, cioè gliela intesto.
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