Pur senz'adeguata tempestività, ringrazio Ferdinand per i riferimenti veneti. Davvero interessanti. Diatriba? In realtà, la tesi che sosterrebbe - almeno, in Liguria - la sinonimia tra
franco e
libero non esiste effettivamente perché, come ampiamente dimostrato nei messaggi precedenti, l'aggettivo panligure
francu - a differenza degli esiti locali di
libero - non può assolutamente reggere l'infinito. E, inoltre, coincide cogli esiti di
libero soltanto limitatamente al significato di
esente (da imposte o prestazioni personali). Ma, in quest'accezione, si tratta di un uso residuale, non più produttivo, com'è testimoniato dal fatto che si tratta di espressioni - ormai, arcaiche - esclusivamente riscontrabili come stereotipi linguistici o impiegate soltanto in frasi d'intento scherzoso, ironico.
Non conosco quale fosse esattamente la situazione linguistica in Italia e nel mondo neolatino prima del sec. XIII e - per quanto concerne la Liguria - nessuno, per altro, la conosce precisamente, a causa della scarsità dei testi pervenuti e delle occorrenze della voce specifica.
Né so se l'etnico
franco implicasse già l'accezione di
coraggioso, ardito o se questo significato sia stato acquisito a seguito dell'imprese di conquista condotte a termine con successo da questa popolazione d'origine francone (infatti, le opinioni in merito risultano discordi).
Tuttavia, come ho già scritto, dopo i sec. XIV, XV la situazione in Liguria risulta documentata in modo sufficientemente chiaro e corrisponde alle condizioni attuali dei dialetti locali.
Oltre a coincidere - sostanzialmente - col livello colto della lingua (attualmente l'italiano neutro), a partire dal quale l'aggettivo
francu, che, ovviamente, non può risultare di derivazione diretta, venne introdotto nei dialetti della regione.
E anche coll'ambito dei significati relativo alle lingue neolatine.
In Liguria - come nel resto del mondo linguistico neolatino -
francu venne a significare la
libertà - anche dell'uomo - relativa alle imposizioni e alle prestazioni richieste dal fisco e dall'Autorità.
Quindi, accezione di
libero dal non dover pagare, dal non dover fare (cioè da pagamenti o altre
richieste). Quindi,
esente. E, infatti, nei dialetti della Liguria - per quanto, ormai, soltanto in espressioni stereotipate, con questo significato, si può ancora riscontrare l'aggettivo
francu. Il quale, tuttavia, può reggere esclusivamente le preposizioni
de /de/ = di o
da /da/ = da, seguite dall'opportuno sostantivo, ma mai un infinito verbale.
Ma il significato della
libertà umana risulta assai più ampio e il significato fondamentale riguarda la
libertà di poter fare, di poter essere.
In quest'accezione, come anche in italiano e nelle altre lingue neolatine, in Liguria non si può mai usare l'aggettivo
francu, ma si può utilizzare esclusivamente l'italianismo corrispondente a
libero:
lib(b)eru e, nei dialetti di tipo spezzino,
libero. Ed è soltanto
lib(b)eru che - esattamente come in italiano ("sono libero di fare/non fare, non sono libero di ...") - può reggere l'infinito. Mai
francu!. Esattamente come in italiano e nelle altre lingue neolatine!
Pertanto, esattamente come in italiano, anche in Liguria gli aggettivi
francu e
lib(b)eru conservano una residuale sovrapposizione di significato soltanto nell'accezione di
esente. Per altro, esclusivamente in espressioni arcaiche e, ormai, stereotipate.
Anche in Liguria, in tutto il restante ambito semantico i significati veicolati dai due aggettivi permangono differenti * e, quindi, essi non possono affatto essere ritenuti o usati quali sinonimi.
La tesi della sinonimia non esiste.
P.S.: Certamente, se il Toso e gli altri lessicografi liguri fossero riusciti a raggiungere - nei loro testi - una chiarezza espositiva assoluta o se, nel momento in cui redigevano alcune brevi note sull'aggettivo ligure
francu, fossero stati direttamente focalizzati sull'argomento qui trattato, non avrebbero adoperato la voce italiana
libero quale ulteriore possibile traducente di
francu, ma - per maggiore chiarezza del lettore - l'aggettivo
esente. Tuttavia, chi legga con onestà intellettuale e adeguata intelligenza gli esempi proposti - dal Toso come anche dagli altri lessicografi liguri - in merito a questa ulteriore accezione dell'aggettivo
francu si rende facilmente conto dell'unica possibilità di significato. Cioè quello di
esente. Inoltre, chi conosca direttamente i dialetti liguri comprende anche che si tratta di un uso arcaico, ormai ampiamente residuale e stereotipato. Si potrebbe anche pensare che l'utilizzo di
libero - quale traducente italiano - da parte del Toso o di altri lessicografi sia stato influenzato dal fatto che, ormai, anche i dialettofoni, normalmente, non utilizzano più
francu nel senso di
esente - se non in espressioni stereotipate - e, riscontrando abitualmente il termine
esente in testi di tipo burocratico, ritenuti poco consoni all'immediatezza e alla semplicità dell'espressione dialettale, si avvalgono ormai, anche in questo significato, dell'aggettivo
lib(b)eru.
* Il dizionario del Casaccia del 1876 (il lessico genovese più consultato in assoluto), alla voce
franco, che, nelle grafie antiche, vale
francu, propone - con molta chiarezza - "
franco, sincero, schietto, ingenuo, leale". Ma anche "
franco, risoluto, ardito, coraggioso, senza timore". E - come molte volte già chiarito - "
libero, cioè esente da qualche uffizio, carica, gravezza, vincolo, soggezione o simili".
Il vocabolario del prof. Frisoni del 1910, l'unico che contenga anche una parte dall'italiano (non cito lessici più recenti perché compilati da persone che, ormai, non possiedono una competenza diretta del dialetto, che intendono più come strumento di rivendicazioni autonomistiche in sede politica che quale oggetto di studio linguistico condotto scientificamente) fornisce - per gli aggettivi italiani
franco e
libero - le rispettive traduzioni
franco e
libero. Le quali, nella grafia "italianizzante" dell'epoca altro non valgono se non
francu e
lib(b)eru.
Inoltre, a partire dall'aggettivo ligure francu - nel senso di esente - non s'è mai sviluppata ulteriore produttività linguistica, se non relativamente alla voce franchȋxe /ˌfran'ki:ʒe/ = franchigia, ormai desueta. Mentre tutta la produttività linguistica connessa al significato di libertà - sostantivi e verbo - si ricollega direttamente all'aggettivo lib(b)eru e riguarda, ovviamente, italianismi quali, ad es.: lib(b)ertæ /ˌlib(b)er'tɛ:/ = libertà, lib(b)erâ /ˌlib(b)e'ra:/ = liberare, lib(b)erasiun /ˌlib(b)era'sjun/ = liberazione e lib(b)eratû /ˌlib(b)era'tu:/ = liberatore.
Tutte voci agevolmente riscontrabili anche nei lessici antichi del dialetto. Che non possono essere assolutamente sostituite da nessun altro - per altro, inesistente - sinonimo. A ulteriore e documentata conferma di tutto quanto finora esposto.