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«Blackout»

Inviato: ven, 21 dic 2018 13:25
di Carnby
Per blackout, oltre all’abbuio di Castellani e a oscuramento, esiste anche abbuiamento, a lemma sul vocabolario Treccani. :)

Re: «Blackout»

Inviato: lun, 26 ago 2019 11:30
di Daphnókomos
In senso figurato presenta due altri significati:
- amnesia, vuoto di memoria
- silenzio stampa

Re: «Blackout»

Inviato: lun, 16 set 2019 22:26
di Ferdinand Bardamu
Mi pare che il significato di silenzio stampa sia sostanzialmente diverso da quello figurato di black out. Col primo s’intende infatti «l’astensione dal pubblicare o trasmettere notizie e interventi su determinati fatti o argomenti, imposta ai giornali e alla radio-televisione su richiesta dell’autorità giudiziaria, e anche, per comune accordo dei partiti, alla vigilia delle elezioni politiche o amministrative; per estens., rifiuto di rilasciare dichiarazioni o di concedere interviste da parte di personaggi dello sport, dello spettacolo, della cronaca ecc.» (Vocabolario Treccani s.v. «silenzio», sott. mie); il secondo invece si usa per indicare il «silenzio (imposto dalla censura, o deciso per autocensura) dei mezzi di informazione, e in partic. della stampa quotidiana, riguardo a notizie ritenute atte a turbare la pubblica opinione o a influire in modo non desiderato sull’orientamento del pubblico consenso o dissenso» (Vocabolario Treccani s.v. «black out», sott. mie). Abbuiamento sembra comunque confarsi anche a quest’ultima accezione.

Re: «Blackout»

Inviato: lun, 16 set 2019 22:46
di marcocurreli
Ci sarebbero anche ottenebramento e obnubilazione.

Re: «Blackout»

Inviato: lun, 27 gen 2020 18:41
di Daphnókomos
Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 16 set 2019 22:26 Mi pare che il significato di silenzio stampa sia sostanzialmente diverso da quello figurato di black out.
Eppure il Treccani stesso e i dizionari del Corriere e della Repubblica li considerano sinonimi.

Re: «Blackout»

Inviato: mar, 28 gen 2020 11:22
di domna charola
Più che gli "uguale" o "circa", darei peso ai singoli significati. Il termine inglese, legato al buio inteso come conseguenza - drammatica - dell'interruzione improvvisa e imprevista della fornitura elettrica, è stato poi esteso figuratamente a qualsiasi drastica interruzione nel flusso di qualcosa, ad esempio le notizie - e in questo caso, appunto, c'è già il nostro silenzio stampa, mentre un abbuiamento delle notizie sembra per lo meno insolito - o di qualsiasi altro servizio.
Nel caso originario, a parte l'immagine figurata scelta dagli anglosassoni, che registra l'effetto per indicare la causa, è comunque implicita nel termine l'idea di buio dovuto all'interruzione di energia elettrica, e non di semplice oscuramento. Se torniamo a prima dell'anglicizzazione della lingua, probabilmente riusciamo a disseppellire una serie di termini, normalmente usati, che di volta in volta rendono le varie sfumature del concetto.
Ad esempio, per associazione con abbuiamento e simili, mi viene in mente il buio obbligatorio in tempo di guerra, e quindi il coprifuoco. Nel caso di mancanza di corrente, cosa dicevamo guardando fuori dalla finestra e constatando che era estesa a tutta la zona? Probabilmente "manca la corrente", o qualcosa di simile, perché non abbiamo l'istinto di trasformare il concetto in un sostantivo concreto, il "buio fuori".
Forse questo è uno dei motivi del successo dell'inglese infestans: ci sta educando a sentire la necessità di un sostantivo, forte e incisivo, per connotare quello che per noi sarebbe lo svolgimento di qualcosa, il suo accadere (è venuta a mancare la corrente). E poiché è difficile coniarlo in italiano, cioè ragionare linguisticamente in italiano alla stessa maniera dell'inglese, allora lo prendiamo pari pari, perché vogliamo esprimere i nostri concetti "alla maniera inglese".
Secondo me, il nocciolo della questione è tutto qui. Occorre trovare dei termini nostri, incisivi, che rendano i singoli concetti… insomma, occorrerebbe un D'Annunzio novello, cioè capacità creativa più capacità di imporre l'uso.

Quindi, tornando al buio, che dire? Black-out sembra insostituibile proprio perché univoco, evoca quest'idea di troncatura netta, di assenza drastica. Come "modo di dire" figurato funziona in tutti i casi, "interruzione di corrente" invece no; ma nemmeno abbuio riesce a convincermi…
"Abbuio a Milano" come titolo di stampa non ha lo stesso grado di allarmismo dell'equivalente alieno, manca quell'out che dà un taglio definitivo all'evento, senza ritorno, come un colpo di cesoia.

Re: «Blackout»

Inviato: mar, 28 gen 2020 14:53
di G. M.
domna charola ha scritto: mar, 28 gen 2020 11:22"Abbuio a Milano" come titolo di stampa non ha lo stesso grado di allarmismo dell'equivalente alieno, manca quell'out che dà un taglio definitivo all'evento, senza ritorno, come un colpo di cesoia.
In un certo senso condivido quest'impressione; ma credo che qui stiamo peccando di scrupolo eccessivo: penso che il parlante italofono —che non ha necessariamente dimestichezza con le sfumature della lingua di Shakespeare—, quando dice blecàut, non badi molto (o affatto) a com'è costruito il termine... Per cui non mi pare il caso di preoccuparsene troppo. :)

Re: «Blackout»

Inviato: mer, 29 gen 2020 9:30
di domna charola
Appunto perché non ci bada, ma va ormai a orecchio… un orecchio diseducato da anni di anglofonia mediatica.
Una cosa esaurita, che non si trova più, non ce n'è più possibilità, è "sold-out", mentre noi stessi, con la nostra patetica difesa dell'obsoleta lingua italiana, siamo "out", senza altra specificazione: "fuori", tagliati fuori dal mondo che va avanti, finiti, da gettare nel dimenticatoio.
Ecco, questa accezione quasi onomatopeica del termine - il suono stesso della mano che fende l'aria in orizzontale, come a tagliar via una testa - è secondo me quella che vince.
Il valore sonoro di queste tre lettere ha ormai acquisito un significato forte, immediato, e indipendente dal loro valore nella lingua di origine, noto o non noto che sia.

Re: «Blackout»

Inviato: lun, 01 mag 2023 14:19
di Ferdinand Bardamu
Riapro il filone solo per riportare due esempi di oscuramento per blackout, tratti dalla storia Topolino e la banda del black-out, pubblicata su Topolino il 25 maggio 1980.

Immagine

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È chiaro però che qui è soltanto una chiosa o un sinonimo usato per variatio, anche perché l’anglicismo compare perfino nel titolo. Nelle prime due inquadrature, lo sceneggiatore (Rudy Salvagnini) dà quasi l’idea che i piccoli lettori non abbiano ben chiaro che cosa voglia dire la parola blackout, che Topolino spiega appunto usando oscuramento.

Re: «Blackout»

Inviato: mar, 02 mag 2023 21:42
di Carnby
Fa più Topolino che la Crusca ultimamente. :)

Re: «Blackout»

Inviato: gio, 24 ago 2023 20:50
di SamueleBozzato
In sostituzione di questo forestierismo vi presento elettromalia (unione di elettro ovvero elettronica o elettricità e il suffisso malia, come in anomalia). Malìa [der. del lat. malus «cattivo»]. Comunque questo termine l'ho presentato qui per sapere un’opinione a riguardo.

Re: «Blackout»

Inviato: gio, 07 set 2023 17:33
di Infarinato
SamueleBozzato ha scritto: gio, 24 ago 2023 20:50 In sostituzione di questo forestierismo vi presento elettromalia (unione di elettro ovvero elettronica o elettricità e il suffisso malia, come in anomalia). Malìa [der. del lat. malus «cattivo»]
:shock: In anomalia, malia non è un suffisso. *Elettromalia, poi, è una soluzione poco felice sia dal punto di vista semantico sia da quello morfologico.
Fuori tema
SamueleBozzato ha scritto: gio, 24 ago 2023 20:50 Comunque questo termine l'ho presentato qui per sapere un’opinione a riguardo.
Al riguardo:evil:

Re: «Blackout»

Inviato: gio, 07 set 2023 19:43
di Carnby
SamueleBozzato ha scritto: gio, 24 ago 2023 20:50 In sostituzione di questo forestierismo vi presento elettromalia (unione di elettro ovvero elettronica o elettricità e il suffisso malia, come in anomalia).
Semmai elettroavarìa.

Re: «Blackout»

Inviato: gio, 07 set 2023 20:53
di 12xu
SamueleBozzato ha scritto: gio, 24 ago 2023 20:50 In sostituzione di questo forestierismo vi presento elettromalia (unione di elettro ovvero elettronica o elettricità e il suffisso malia, come in anomalia). Malìa [der. del lat. malus «cattivo»]. Comunque questo termine l'ho presentato qui per sapere un’opinione a riguardo.
Anomalia è una parola greca; malia (che non è un suffisso, come già precisato da Infarinato) non deriva dal latino malus, ma dal greco ὁμαλός.

Re: «Blackout»

Inviato: gio, 07 set 2023 21:17
di Infarinato
12xu ha scritto: gio, 07 set 2023 20:53 Anomalia è una parola greca; malia (che non è un suffisso, come già precisato da Infarinato) non deriva dal latino malus, ma dal greco ὁμαλός.
Grazie, ma le informazioni di cui sopra erano già tutte reperibili seguendo il collegamento da me fornito. ;)