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«Che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate»

Inviato: dom, 10 dic 2023 10:21
di Ferdinand Bardamu
Nella monografia su Socrate scritta da Antonio Labriola leggo (Antonio Labriola, Socrate, Bari: «Laterza», 1953, p. 5):

… e quel processo e quella condanna non possono ora piú considerarsi come opera del fanatismo religioso, o del furore partigiano, o degli artifizî di certi uomini invidiosi, perché il loro fondamento era riposto nell’inevitabile contrasto fra i principî conservativi della democrazia ateniese, e la ricerca poggiata sul criterio del convincimento personale, della quale Socrate s’era fatto l’apostolo. Questa maniera di considerare la posizione di Socrate in Atene non importa punto, che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate, su la purezza delle intenzioni, e sullo spirito profondamente retto e religioso del loro maestro, all’esigenza di una giustificazione assoluta del popolo ateniese[.]

Il mio dubbio riguarda la frase che ho evidenziato in grassetto. Si tratta di un’incidentale? Lo chiedo perché mi sarei aspettato un «o no», che però il contesto, mi pare, non giustifica.

Re: «Che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate»

Inviato: lun, 11 dic 2023 23:56
di DON FERRANTE
A me sembra un'esplicativa.

Re: «Che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate»

Inviato: mar, 12 dic 2023 11:05
di Ferdinand Bardamu
Quindi lei dice che la proposizione in questione spiega un elemento della sovraordinata, nello specifico «questa maniera»? Mi pare plausibile. La cosa che mi lascia perplesso è la distanza della proposizione rispetto all’elemento esplicato.

Re: «Che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate»

Inviato: mar, 12 dic 2023 11:58
di Infarinato
Secondo me, per comprendere appieno il brano, bisogna riportare l’intero capoverso del Labriola (che —ricordiamolo— scriveva nel 1871):
Questo doloroso spettacolo di una rinnovata democrazia, che si macchia del delitto di una ingiusta condanna col toglier la vita ad un uomo di virtù eccezionali, che avea consacrato sé medesimo al miglioramento dei suoi concittadini, è stato argomento di somma maraviglia sì negli antichi tempi come nei moderni; e questa maraviglia ha fatto sí, che le circostanze tutte che prepararono ed accompagnarono quella tragica catastrofe fossero studiate con indagini severe e minuziose. Il risultato di queste ricerche è stato, non certo la giustificazione, ma bene la spiegazione della condotta degli Ateniesi verso Socrate; e quel processo e quella condanna non possono ora più considerarsi come opera del fanatismo religioso, o del furore partigiano, o degli artifizî di certi uomini invidiosi, perché il loro fondamento era riposto nell’inevitabile contrasto fra i principî conservativi della democrazia ateniese, e la ricerca poggiata sul criterio del convincimento personale, della quale Socrate s’era fatto l’apostolo. Questa maniera di considerare la posizione di Socrate in Atene non importa punto, che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate, su la purezza delle intenzioni, e sullo spirito profondamente retto e religioso del loro maestro, all’esigenza di una giustificazione assoluta del popolo ateniese; ma vale certamente a farci valutare piú intimamente il valore storico della persona di Socrate, ed agevola la intelligenza netta della sua dottrina. L’esame di questa quistione non può entrare nei limiti del nostro lavoro; ed a noi basterà di notare i tratti più notevoli della personalità di Socrate, solo perché apparisca necessario il contrasto con la democrazia.
E, sí, [tutta] la frase in grassetto [mio] è un’esplicativa, ovvero: «Questa maniera […], cioè che si debba sacrificare la testimonianza […] all’esigenza […], non importa punto, ma vale […] a farci valutare…». :)

Re: «Che deva sacrificarsi la testimonianza dei discepoli di Socrate»

Inviato: mar, 12 dic 2023 12:14
di Ferdinand Bardamu
Grazie. Avevo frainteso il sintagma «all’esigenza di…» ricollegandolo a «non importa punto».

Sí, in effetti è cosí, l’unica cosa che non mi convinceva era appunto il fatto che la proposizione non seguisse direttamente l’elemento esplicato, ma, come hai detto tu, è una lingua dal sapore molto letterariamente tradizionale.