«Acclimare/acclimatare»

Spazio di discussione su questioni di carattere morfologico

Moderatore: Cruscanti

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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto: Non per cercare di fare il bastian contrario perfino col grande Serianni - non mi permetterei mai -, ma uno non potrebbe considerare acclimatare derivato non dal francese (anche se storicamente è andata così) bensì dalla forma (declinata) greco-latina e italiana arcaica?
Hai fatto bene ad insistere, così mi spiego meglio.

Stiamo parlando di forma consigliabile.

La radice moderna di questa famiglia di parole è clima. Per questo acclimare è meglio costruita di acclimatare; la seconda crea un'irregolarità (sia che il termine venga dal francese che dal latino). E siccome sono abbastanza diffuse entrambe le forme (non importa chi prevalga) si può ancora consigliare quella più regolare. Dopodiché, se una delle due forme diventasse rarissima, eccomi pronto ad accettare l'altra.
Ti dirò di più. Se si formasse tutta una famiglia di parole derivate dalla radice -climat- e (ri)apparisse un climato, lasciando isolata clima, sarei favorevole alla nuova forma più omogenea.

È comunque da biasimare la permanenza, a quasi due secoli dal loro ingresso in italiano, di due forme aventi lo stesso significato: quest'inutile ridondanza costituisce un problema altrettanto serio dell'esistenza di una forma italiana irregolare.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Federico
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Intervento di Federico »

bubu7 ha scritto:[...] la seconda crea un'irregolarità (sia che il termine venga dal francese che dal latino).
Ma soprattutto se viene dal greco, no?
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

bubu7 ha scritto: Ti dirò di più. Se si formasse tutta una famiglia di parole derivate dalla radice -climat- e (ri)apparisse un climato, lasciando isolata clima, sarei favorevole alla nuova forma più omogenea.
Ragazzi, vi vedo poco reattivi (sarà il caldo?...)... vi lascio un altro paio di giorni di riflessione... :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

bubu7 ha scritto:Ragazzi, vi vedo poco reattivi (sarà il caldo?...)
Sarà il climaterio...
Bue
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Intervento di Bue »

Bue ha scritto:
bubu7 ha scritto:Comunque Google dà, per acclimare, 1910 occorrenze e, per acclimatare, 842.
E per acclimatato e acclimatati (participi che, a mio avviso, rispecchiano più fedelmente l'uso effettivo del verbo) Google ristretto alle pagine in italiano dà rispettivamente 841 e 826 occorrenze, mentre per acclimato e acclimati rispettivamente 209 e e 193
Torno sull'argomento Gugol. Quando si gugola si sa che non ci si dovrebbe limitare a contare il numero di occorrenze, ma si dovrebbe anche dare un'occhiata al tipo di occorrenze, e verificare che non si tratti di "occorrenze apparenti".

Quelle per acclimare, almeno le prime che compaiono, sono quasi tutte tratte da voci di dizionari. Altre sono tratte da pagine prodotte da traduttori automatici e nelle quali il verbo ha un uso siffatto (grassetto mio):
Al momento presente, il Signori Tata stanno facendo, un veramente gigantesco endeavour per acclimare il ferro ed industria di acciaio in India dal erezione di lavori immensi a Sakti in Bengal, dove loro hanno fra portata facile un approvvigionamento praticamente illimitato dei quattro necessario crudo materiali stirano minerale metallico [...]
Diciamo che non sono occorrenze di cui andrei fiero, fossi in voi.

Dalle occorrenze (notevolmente ridotte in numero) di acclimato che, in quanto participio, rifletteva a mio avviso meglio l'uso effettivo del verbo, vanno invece tolte le numerose occasioni in cui la parola e` in realta` la prima persona del presente indicativo di acclimatare.

Concludendo, io non sarei cosi` "confortato" dai risultati gugoliani, fossi in voi.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto: Concludendo, io non sarei cosi` "confortato" dai risultati gugoliani, fossi in voi.
Sì, va bene, ma non è questa la strada... devi andare un po' più sul linguistico altrimenti anche la "confutazione del conforto" rimane deboluccia, al livello di polemichina... :)

Eppure uno spunto c'era nella mia autocitazione... :wink:
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V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

Ti riferivi a parole come climatologia e derivati?
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Infatti.
Vediamo com'è composta oggi la famiglia di 'clima' con l'insieme di tutti i derivati.
Sono derivati da clima o da climat?
Clima è oggi produttivo o piuttosto isolato?
La nostra posizione su acclimatare e acclimare, al di là di quale sia il termine meglio formato (ma su questo si potrà approfondire la discussione), dovrebbe dipendere anche da quest'analisi.
Potremmo inoltre scoprire che è clima a non essere un buon risultato e forse era meglio mantenere l'ammuffito clìmato/e.
Guardiamo anche le altre lingue europee a quale radice latina si riferiscono.

Possiamo lavorarci un po' alla volta...
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Bue
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Intervento di Bue »

Ma scusate, qual e` lo scopo di stabilire se una parola, entrata nell'uso e attestata da decenni, e` o non e` mal formata in base alle "regole" italiane essendoci venuta dal francese?
Immagino ci siano centinaia di esempi dello stesso tipo! Vivaddio l'italiano non e` l'Esperanto e, come in tutte le altre lingue vere, non sempre (anzi quasi mai) l'introduzione delle parole nuove segue la via che qualche razionalizzatore avrebbe auspicato.
Chi se ne frega se la formazione piu` italiana sarebbe (ma non e`) stata acclimare?
Dobbiamo anche metterci a sconsigliare tutti i suffissi in -iere (arrivatici d'oltralpe) e promuovere le formazioni autenticamente toscanofone in -aio? Non piu` panettiere ma panaio, non piu` barbiere ma *barbaio, eccetera?
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Secondo me sei fuori strada come tono e come spirito, caro Bue. :)
Questo forum si chiama Cruscate perché si rifà alle piacevoli chiacchierate che un tempo avvenivano intorno alla nostra lingua.
Concordo sul fatto che non vadano incoraggiati deliri linguistici ma se un'analisi teorica può essere una scusa per imparare qualcosa di più sulla nostra lingua, al di là d'intenti prescrittivi...
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V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

:?:
E io intervengo nella piacevole chiacchierata intorno alla nostra lingua esprimendo il mio parere (di totale incompetente, chiaramente) su questo argomento, come ho fatto su altri. Francamente non vedo gli estremi per accusarmi di essere uscito dal seminato, o di averla fatta fuori dal vaso, per dirla in maniera piu` colorita.
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Federico
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Intervento di Federico »

Bue ha scritto:Chi se ne frega se la formazione piu` italiana sarebbe (ma non e`) stata acclimare?
L'idea, penso, è che in generale la coerenza nelle formazioni facilita il parlante (ad esempio nel riconoscere una parola come appartenente al gruppo di clima, o anche nel crearne una).
In effetti non è un gran danno, ma infatti nessuno si è scagliato contro acclimatare.
Bue ha scritto:Dobbiamo anche metterci a sconsigliare tutti i suffissi in -iere (arrivatici d'oltralpe) e promuovere le formazioni autenticamente toscanofone in -aio? Non piu` panettiere ma panaio, non piu` barbiere ma *barbaio, eccetera?
No, però ad esempio si può (non dico è opportuno o si dovrebbe, sia chiaro) dire fornaio (trovato oggi nel Corriere Milano: non sono spariti come temeva Fochi, dunque).
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

I due giorni sono passati e, visto che quel permalosone di Bue non ha accolto più di tanto il mio suggerimento, vi espongo la mia teoria.
Nell'italiano moderno, nella famiglia di 'clima', abbiamo la seguente situazione.
Tutti i derivati suffissati (indipendentemente dall'origine) presentano la radice -climat-. Alcuni di questi hanno anche la variante minoritaria con la radice -clima- ma, questa variante, direi che è sempre stata avvertita come puristica, non naturale.
Gli altri derivati, solo prefissati senza suffisso (es. microclima), hanno solo la radice -clima.
La situazione mi sembra stabile e abbastanza regolare con la spartizione dei derivati tra le due radici.
Per questo motivo, visto che diversi derivati suffissati hanno solo la forma -climat-, direi che sia da consigliare la forma acclimatamento.
Si può anche ragionare sull'italianità delle due radici e la formazione regolare della parola clima dall'originario latino (anomalo perché, a sua volta, prestito dal greco) ma su questo argomento potrebbe cominciare a buttarcisi Infarinato... :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

bubu7 ha scritto:I due giorni sono passati e, visto che quel permalosone di Bue non ha accolto più di tanto il mio suggerimento, vi espongo la mia teoria.
Pazienza, per questa volta ho perso, ma dopotutto è un gioco! Mi rifarò alla prossima puntata...
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Manutio
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Intervento di Manutio »

Sono passati sei anni dall’ultimo intervento, ma mi si concederà lo stesso una piccola requisitoria contro il verbo accorpare, già citato di sfuggita in questo filone, e tuttora indispensabile, a quanto pare, quando si parla di amministrazione dello stato, istituzioni pubbliche, e simili. (Inutile spiegare che il tema è lo stesso già dibattuto, svolto su un caso particolare.)

Intanto, accorpare mi sembra perfettamente inutile, dato che la lingua italiana dispone di un intero ventaglio lessicale fra cui scegliere, quando si deve dire che di due sezioni di tribunale o di due uffici postali se ne vuole fare uno. Secondo, mi sembra che la bella novità segni un fatale volgere le spalle al latino. Fino a ieri, ogni Italiano di cultura medio-alta, non necessariamente altissima, sapeva che per coniare parole dotte o semidotte di questo genere, al latino bisognava ricorrere, e sapeva che le desinenze italiane vanno applicate al tema dell’autentica parola latina, non al suo esito italiano. Parole di uso non raro come corporale e temporale, nominale e incorporato sono lí a ricordarcelo. Per non dire di tutte le parole greche passate attraverso il latino: il caso di climatico e acclimatare. Chi sostiene acclimare dovrebbe per coerenza dire anche climico: resta da vedere se lo capiranno. In questa nuova perla del vocabolario italiano, invece, la desinenza è stata attaccata, direi brutalmente, alla forma italiana della parola. Un dimenticarsi del latino, quindi. E che cosa sarebbe l’italiano senza il sostegno, o il cordone ombelicale, o come si preferisce, del latino, intendo il latino dei libri, studiato a scuola? Lo sappiamo bene, che cosa sarebbe: «Fili de le pute, traite…Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!» Ho ragione o no a detestare l’accorpamento?

E per finire su una nota di (amaro) sorriso: ogni volta che sento quella parola, mi sembra di sentire l’ipercorrettismo di un Siciliano che parla di accoppare qualcuno…
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