Federico ha scritto: Variante moderna, ho capito, però per quale motivo? Sottolineare l'iteratività non è possibile, e allora perché cercare una forma di piú difficile pronuncia? Ipercorrettismo? Non capisco.
Di per sé sono entrambe inappuntabili, però questo non può essere un criterio decisivo, perché molte parole o costruzioni teoricamente possibili e corrette non lo sono, o comunque non sono [ancora] percepite come tali (ad esempio in mia opinione – a mio parere –, tanto per tornare su un argomento recente): tanto che io ammetto di trovarmi in imbarazzo nell'interpretare questo giudizio di bubu, non avendo elementi per capire se è una preferenza sua personale o generale, essendo io stesso in dubbio – e non aiutato dai nostri pilateschi vocabolari –.
I vocabolari sono raramente pilateschi, caro
Federico. Spesso entrano in gioco alcune delle opzioni che lei ha elencato nel suo ultimo intervento.
Marco ci ha gentilmente riportato la posizione di molti vocabolari. Il Treccani è un vocabolario conservatore e, in più, datato: è più comprensibile che non contempli la variante. Strana e colpevole, a mio parere, è invece l'assenza dal Devoto-Oli: non si può ignorare in questo modo una variante così diffusa.
Dal punto di vista dei nostri lessici l'indicazione è chiara: la voce è trattata, come riportava
Marco, sotto
rappacificare, e questa è sempre un'indicazione di variante preferibile.
È comprensibile e accettabile, quindi, la posizione di
Marco che consiglia la variante classica e vitale.
La mia posizione è invece innovativa e personale (per rispondere al dubbio di
Federico) anche se si appoggia a indicazioni di frequenza delle varianti in rete (
rappacificare, 9380;
riappacificare, 13800), che possono non essere molto significative, e di regolarità.
Per quest'ultimo punto mi riferivo alle indicazioni del GRADIT sull'uso dei due prefissi in presenza di varianti (il GRADIT specifica,
di solito, ma appunto stiamo cercando un'indicazione di regolarità).
Il significato moderno di 'r(i)appacificare' non mi sembra che sia di 'fare la pace con più forza' ma, piuttosto, 'fare di nuovo la pace dopo aver litigato'. Prevale quindi il senso iterativo rispetto a quello intensivo. E poiché il senso iterativo è solitamente espresso, secondo il GRADIT, dal prefisso senza elisione
ri-, per regolarità consiglierei la forma
riappacificare.
Questo ragionamento è anche un tentativo d'interpretazione della diffusione della nuova variante (
riappacificare): evidentemente nei parlanti è chiaro il senso iterativo della particella
ri- e hanno quindi regolarizzato il termine in cui non era più trasparente il senso iterativo (
rappacificare).
Tutto quest'ultimo ragionamento da solo non vorrebbe dire molto, visto che innumerevoli volte abbiamo riscontrato che la lingua non segue la logica, ma poiché siamo confortati dalla frequenza della variante
più logica possiamo, a mio parere, appoggiare questa tendenza senza creare danni all'edificio linguistico.