«Bilia / biglia»

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Marco1971
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«Bilia / biglia»

Intervento di Marco1971 »

A lemma troviamo normalmente bilia, e sotto biglia il rimando. Il Gabrielli bivolume considera biglia «non bene» e aggiunge che «ripete la pronunzia del fr. bille e dello sp. billas». Sorpresa: il termine deriva proprio dal francese bille /bij/. E allora perché non dovrebbe rispecchiarne la pronuncia (non trattandosi d’accento tonico, ma di suono affine)?

Il Treccani e il DOP ne convengono entrambi: è piú comune biglia quando non si faccia riferimento al biliardo, ma a quelle palline, di vetro o di altro materiale, che usano i bambini nei giochi.

E la cosa è giustificata anche dall’analogia: dovendo adattare un termine straniero (facilmente assimilabile, come sono quasi tutti i termini francesi), non si vede perché affidarsi alla grafia (che in francese è foneticamente capziosa) e far bilia da bille, visto che in francese non è pronunziata nessuna L. L’esempio piú palmare sarebbe il latino filia(m), che in francese ha dato fille /fij/ e in italiano figlia, non già filia.

Concludo e riassumo: i prestiti dal francese che presentano /-j-/ dovrebbero adattarsi in /-LL-/, preferibilmente. (Rammento di passata il mio tagliore per tailleur.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Bilia- o biglia- ?

Intervento di S·B·U·M·B »

Da veneto sottoscrivo senz'altro.
A bigliardino me la son sempre cavata in qualche modo...

Da italofono ugualmente sottoscrivo, con un paio di considerazioni.
Bilia/biglia e derivati (bi[g]liardo bi[g]liardaio ecc) hanno importanti attestazioni e qualche discussione, a cui rinvio, con riferimento in particolare agli Etimologici; "bilia-" quale radice, come noto, la più affermata.

Ma accolgo proprio con piacere la rinnovata riflessione a partire dalla considerazione di quel naturale "gl", così italiano... (e in spagnolo così han fissato billa).

E in più, eccomi ad aggiungere, la riflessione potrebbe affiancarsi a quella sull'ingresso in italiano (ma nient'affatto ancora nei dizionari) d'un nuovo "biliardo"...

Non vorrei qui esaminare troppo quant'è successo nelle varie lingue, ciascuna con il suo portato, mi limito a ricavare la seguente tabella dalla Direttiva CEE/CEEA/CE n. 55 del 21/11/1994 (più volte riconfermata [1]):

Simbolo; Prefisso; Fattore (di elevazione a potenza della base 10); Nome; Valore
-------------------------------------------------------
E ; esa ; 18 ; trilione ; 1 000 000 000 000 000 000
P ; peta ; 15 ; biliardo ; 1 000 000 000 000 000
T ; tera ; 12 ; bilione ; 1 000 000 000 000
G ; giga ; 9 ; miliardo ; 1 000 000 000
M ; mega ; 6 ; milione ; 1 000 000
k ; chilo; 3 ; mille ; 1 000
h ; etto ; 2 ; cento ; 100
da; deca ; 1 ; dieci ; 10
[-; mono ; 0 ; unità ; 1]
d ; deci ; -1 ; decimo ; 0,1
c ; centi; -2 ; centesimo ; 0,01
m ; milli; -3 ; millesimo ; 0,001
μ ; micro; -6 ; milionesimo ; 0,000 001
n ; nano ; -9 ; miliardesimo; 0,000 000 001
p ; pico ;-12 ; bilionesimo ; 0,000 000 000 001
f ; fento;-15 ; biliardesimo; 0,000 000 000 000 001
a ; atto ;-18 ; trilionesimo; 0,000 000 000 000 000 001

Et voilà il biliardo numero (e il biliardesimo, il bilione il trilione ecc).

Accenno appena, tutto nascerebbe da un antico francese billion per miliardo, entrato così in inglese e americano e quindi un poco anche in italiano; nel mentre che nel francese moderno (e così nel linguaggio scientifico di cui alla tabella, e quindi in parte anche in inglese) è passato poi ad indicare il milione di milioni (mille miliardi), ma non in americano dove è ancora comune come miliardo. Nel frattempo s'è prodotto il trilione con lo stesso dubbio americano (e quindi italiano d'importazione).
E qualcosa da chiarire appunto con il biliardo (e un domani il triliardo, per ora fuori tabella).
Ripeto mi fermo qui, oltretutto visto come alla CE per fortuna han ben provveduto.

Per me a ogni modo una ragione in più per preferire il contestato bigliardo come tavolo da gioco e biglia la palla ecc (ho una certa idiosincrasia per le omofonie/grafie ecc).
Finché non arriverà qualcuno che proporrà un "giocare a billiardi" giusto perché in inglese è to play billiards...

___

PS A che bigliardino giocavo? Ma a calcetto naturalmente. Quello a cinque? No, al calciobalilla, ma dopo la guerra in tanti non han più voluto chiamarlo così; lo so lo so che balilla si diceva anche prima ("i bimbi d'Italia / si chiaman Balilla", 1847) ma lo stesso, niente!

___

[1] cfr ad es. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/Lex ... 864:IT:PDF
Ultima modifica di S·B·U·M·B in data mer, 13 ago 2008 21:05, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie dell’intervento. Vorrei dire anche che le forme in -li-, rispetto a quelle in -gli- suonano ai puristi piú fini perché fedeli al latino (solo in un passato assai recente s’è smesso di avversare famigliare per familiare – e confesso che io m’avvalgo spesso della seconda forma, per radicatissima abitudine). Ma quando si tratta di voci penetrate non direttamente dal latino sibbene per la mediazione del francese (in vocaboli contenenti la sequenza -ill- /-ij-/, come anche biliardo/bigliardo da /bi'jaR/), preferisco senz’altro la variante in -gli-. Fra l’altro la forma bigliardo è stata usata da Algarotti, Nievo e Jahier, sicché le sue patenti di nobiltà le ha acquisite.

Su bilione/biglione: manterrei distinte le due forme, bilione per la cifra, e biglione per ‘grossa biglia’ e ‘argento di bassa lega’.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Spaccata, di boccette...

Intervento di S·B·U·M·B »

Marco1971 ha scritto:Grazie dell’intervento. [...] solo in un passato assai recente s’è smesso di avversare famigliare per familiare [...] Su bilione/biglione: manterrei distinte le due forme [...]
Grazie a Lei.
Bilione/biglione: è proprio quel che intendevo; mi scuso per una certa inguaribile irruenza negli interventi per cui certe mie considerazioni restano crittate tra le righe.
Familiare/famigliare: resto della scuola che vi sente una diversa sfumatura, riservando alla posteriore forma in "gli" il solo significato di "della famiglia intimamente" e di fatto da usarsi solo a sottolineatura:
una "consuetudine famigliare" i "ritratti famigliari" versus "una bifamiliare" "modi familiari" ...
ma anche "era con i suoi familiari" quando più impersonale.
Questo dal momento che più che per una questione di logica "pura/purista" mi piace accorgermi della "risonanza" del portato storico, le voci dal passato: per quanto di ricchezza possono consentire, vitalità/biodiversità, più che per urgenze veritative. E quindi l'etimo (le due diverse grafie per scienza e conoscenza...) e l'uso ...ma forse più l'offerta, concettuale, l'arte... (quando non travisata: secondo me un Lessico famigliare non andava inteso, com'è avvenuto di fatto, quale uno sdoganamento della grafia, ma per quell'uso suggestivo).

La gustosa sequenza di incroci: latini bulla (bolla/borchia) [da cui] billa, l'inglese bill, i francesi boule (e l'inglese bullet) boulon bulle bulletin e billet[te] (ma questo forse da bacillum!) e billet de banque (1716)..., gli italiani bolla bollo bolletta bullone... e biglietto (anche: viglietto! "I nostri più delicati dicon viglietto" B. Davanzati, ante 1600; direttamente dallo spagnolo billete)... e più nettamente da b[ac]illum, bastoncino (baculum, radice BAK da cui i greci baktron bakterion), il francese billon da cui l'italiano biglione [già verga di, e ora solo] bassa lega.
Dal gallico bilia albero, tardo latino billia tronco (1198, Charte de Louis) quella bille (un bâton de bois! quante "b"...) da cui il billiard la stecca di legno (1399, CNRTL) con cui far giusto [s]bocciare (! :-) ) la bille (1164, C. De Troyes), petite boule sì (ed etimi di cui sopra) ma essa da un antico dado billik, nella nostra boccetta (bille «boule de billard», 1611).
Insomma biglia e bigliardo si incrociano sullo stesso tavolo ma come per caso...
Volendo il passo indietro: l'emergere della bolla, rotondamente onomatopeica, si confonde (così come per l'antica coppa/teschio germanica bol e i greci bolos bolbos, nostri bolo e bulbo) con il ...florilegio (sic) proprio della radice indoeuropea BHL (BHEL la foglia, BHLOS il fiore) "gonfiar[si]/sbocciare/soffiare" da cui i greci (in PHL) phallos phlydan phl[y]ein phlyo Phyllis phyllon...; da cui i latini flatus flos folium... e gli italiani fallo fiato flora fiore fioretto (scherma: dal bottone di cuoio in cima) fiorino Firenze flauto foglia foglio folico soffio... e i francesi feuille fleur souffle...; per conto loro o meno i frutti[ficare] sanscriti phalam phulla[mi]... come i tedeschi Blasen Blatt blühen blühte Blume... e gli inglesi blade blow bloom boil bole bowl foil portfolio... oltre alla piccola foglia gaelica bile che mi ha invogliato ad approfondire i riferimenti (contiguità degli sviluppi BHLEU, tracimare, anche con i prodotti dalla radice PLEU "fluire/galleggiare"da cui, metto qui tutto insieme, phluein pleumon Plouton... flux fluvius pluere... esplorare fiume fluido fluire flusso influire mellifluo pioggia polmone superfluo... fleuve flot... fliegen... fleet flood flow fluent fly...; per non dire del nesso con la brillante BHLEG da cui phlegma phlox... fulgere fulmen flagrare... fiamma flagrante folgore rifulgere... Blitz... blaze blazer bleach ...black!).

PS Familiare/famigliare: lo vedo ora già preso in esame in contesto analogo (cui si potrebbe tranquillamente unire questo dialogo)
http://www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=543
...e dove la mia nota anche ci sta.
Quisquilia/quisquiglia: anche qui, personalmente mi sentirei libero di sfruttare il doppio registro (niente più che un quanto di timbro) a disposizione (quisquilia più fine, quisquiglia più carico, pro omni bono).
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Federico
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Intervento di Federico »

Devo dire che sono sorpreso: in tutte le accezioni, ho sempre sentito solo biglia.

Di bilione, biliardo ecc. avevamo discusso diffusamente qui.
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u merlu rucà
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Re: «Bilia / biglia»

Intervento di u merlu rucà »

Marco1971 ha scritto:A lemma troviamo normalmente bilia, e sotto biglia il rimando. Il Gabrielli bivolume considera biglia «non bene» e aggiunge che «ripete la pronunzia del fr. bille e dello sp. billas». Sorpresa: il termine deriva proprio dal francese bille /bij/. E allora perché non dovrebbe rispecchiarne la pronuncia (non trattandosi d’accento tonico, ma di suono affine)?
Da quando biglia è attestato in italiano? La pronuncia potrebbe derivare (come quella di altri francesismi) da quella del francese che, se non sbaglio, fino al XVIII secolo, era identica a quella dell'italiano.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Dal XVII secolo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Allora la pronuncia è derivata da quella del francese e la resa grafica è corretta.
fiorentino90
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Intervento di fiorentino90 »

Marco1971 ha scritto:(solo in un passato assai recente s’è smesso di avversare famigliare per familiare
Io continuo distinguere tra famigliare e familiare, non per scelta, ma perché mi viene naturale farlo (soprattutto nello scritto).
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