«Inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

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Marco1971
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«Inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di Marco1971 »

La forza dell’analogia e l’influsso di altre lingue incidono talvolta sulle forme «corrette», e naturalmente, una volta entrate nell’uso cólto, le forme «tralignanti» diventano legittime. Vorrei tuttavia sottoporre alla vostra attenzione le varianti citate nel titolo.

Inodoro è preferibile a inodore perché deriva dal latino inodoru(m).

Su insonoro non ci sono dubbi (per ora), poiché non è registrata alcuna variante *insonore.

Da incolore(m) e indolore(m) si ha la terminazione in -e. Si giustificano invece entrambe le forme insapore e insaporo (in- + sapore o in + saporu[m], agg., ‘saporito’).

Alcuni esempi letterari (sennò che gusto c’è? ;)):
Aveva una sensazione di pulizia scrupolosa e inodora, come la convalescente di malattia mortale che rientra vacillando nel letto dove le hanno mutato le lenzuola. (Borgese)

S’alza dalla tenebra insonora
l’astro che accende ogni ombra che l’esclude. (Onofri)

Senza i sogni, incolore sempre è il mare. (Ungaretti) [Ma Croce preferiva incoloro: Un oggetto tangibile, che sia incoloro e inodoro […] dovrebbe perciò solo produrre immagini artistiche di pura tattilità.]

Sono continuamente consapevole, sia pure in maniera oscura e indolore, di quel particolare stato d’animo che ho chiamato disattenzione. (Moravia)

Il mondo era tornato quella nuvola insapore e lui annaspava con gli occhi strabuzzati e non tirava a galla niente. (Calvino)
Non sono contrario all’uso di inodore, per analogia semplificante il sistema, ma avremo anche, un giorno, *insonore?

Per concludere «le mi’ bischerate»: se accetto inodore (che però non adopero), rifiuto recisamente – finché qualcuno non mi farà cambiar idea – succube al posto di succubo, che con l’analogia non ha nulla che fare, sibbene col francioso. :D
Bue
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:Non sono contrario all’uso di inodore, per analogia semplificante il sistema, ma avremo anche, un giorno, *insonore?
No, perché esiste ed è ben vivo l'aggettivo "sonoro", mentre "odoro", e "coloro" sono voci verbali (o un pronome).
Esistono invece "odore" e "colore" come singolari maschili, mentre "sonore" è plurale femminile.
Inoltre i maschili in -óre esistono e sono molteplici, mentre in -òre, a parte "cuore", mi pare non ce ne siano molti.
Mi sembra insomma un timore tanto ingiustificato quanto quello di un futuro *sàluto invece di salùto
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bubu7
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: Non sono contrario all’uso di inodore, per analogia semplificante il sistema...
Inodore è la variante consigliata dal Gradit. Io condivido la scelta del Gradit, oltre che "per analogia semplificante il sistema", come dice Marco, perché la parola ci arriva tramite il francese, secondo quanto è affermato nel DELI (I ed.).
Il DELI ha scritto:Le attestazioni italiane, finora tutte ottocentesche, confermano, però, il tramite francese (inodore: 1762), come denunciano i puristi.
Marco1971 ha scritto: ...rifiuto recisamente – finché qualcuno non mi farà cambiar idea – succube al posto di succubo, che con l’analogia non ha nulla che fare, sibbene col francioso. :D
Il caso è simile al precedente.
Le date e la fonti di prima attestazione delle due forme, nell'accezione di 'chi soggiace completamente al volere di un altro', sempre secondo il DELI, sono due edizioni del Dizionario moderno del Panzini (inodoro, 1923; inodore, 1942). La seconda forma, come affermato da Marco, è dovuta all'influsso francese ma, parallelamente, operano i processi di analogia e semplificazione.
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Marco1971
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di Marco1971 »

bubu7 ha scritto:Inodore è la variante consigliata dal Gradit. Io condivido la scelta del Gradit...
Il GRADIT non consiglia, registra obiettivamente le forme piú diffuse (non quelle preferibili secondo i criteri della correttezza)...
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bubu7
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:
bubu7 ha scritto:Inodore è la variante consigliata dal Gradit. Io condivido la scelta del Gradit...
Il GRADIT non consiglia, registra obiettivamente le forme piú diffuse (non quelle preferibili secondo i criteri della correttezza)...
Non mi sembra che sia proprio così.
Premesso che per il Gradit la frequenza di una forma è un fattore fondamentale per indicare la sua consigliabilità e quindi la sua correttezza, non si tratta dell'unico fattore.
La consigliabilità di una variante di forma si evince dal fatto che sotto essa la voce è sviluppata oppure, nel caso della pronuncia, dall'ordine delle varianti.
Il Gradit consiglia inodore, succubo e guaìna, sebbene sarebbe difficile affermare che le ultime due varianti siano oggi le più frequenti.
Resta comunque invariata la mia obiezione principale sulla forma consigliabile e cioè che inodore ci è arrivato tramite il francese. Essendo una forma perfettamente adattata non vedo perché dovremmo invece adottare la forma inodoro. :)
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Marco1971
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di Marco1971 »

bubu7 ha scritto:Resta comunque invariata la mia obiezione principale sulla forma consigliabile e cioè che inodore ci è arrivato tramite il francese. Essendo una forma perfettamente adattata non vedo perché dovremmo invece adottare la forma inodoro. :)
Sebbene il francese inodore /inO'dOR/ sia piú antico (il TLF dice 1765, mentre il DELI lo retrodata al 1762) dell’italiano inodoro /ino'doro/ (1869) e la forma italiana piú diffusa sia inodore /ino'dore/, le prime attestazioni italiane compaiono sotto la forma inodoro (Tommaseo, Carducci, Borgese), il che significa che l’influsso del francese è posteriore all’introduzione della parola in italiano. D’altra parte, Battaglia, DELI, DOP, De Agostini (ex Sàndron), DIR, Palazzi e Gabrielli (anche nell’edizione postuma monovolume) mettono a lemma inodoro.

Le scelte del GRADIT ponderano bene sia l’uso piú affermato sia le forme principali messe a lemma negli altri dizionari attuali. Ora, per quanto riguarda succubo/succube, la maggior parte dei dizionari (anche il recentissimo Devoto-Oli) danno la prima forma come quella preferibile. Quanto alla pronuncia /'gwajna/ invece di /gwa'ina/ – se non erro considerata «trascurata» dal Canepàri (?) – penso che non abbia ancora soppiantato del tutto la pronuncia tradizionale e venga tuttora avvertita assai popolare dai parlanti colti.
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bubu7
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Re: «inodoro, insonoro» vs «incolore, indolore, insapore»

Intervento di bubu7 »

bubu7 ha scritto:
Marco1971 ha scritto: ...rifiuto recisamente – finché qualcuno non mi farà cambiar idea – succube al posto di succubo, che con l’analogia non ha nulla che fare, sibbene col francioso. :D
Il caso è simile al precedente.
Le date e la fonti di prima attestazione delle due forme, nell'accezione di 'chi soggiace completamente al volere di un altro', sempre secondo il DELI, sono due edizioni del Dizionario moderno del Panzini (inodoro, 1923; inodore, 1942). La seconda forma, come affermato da Marco, è dovuta all'influsso francese ma, parallelamente, operano i processi di analogia e semplificazione.
Scusate, qui ho fatto un po' di confusione. Ovviamente i due termini in rosso nella citazione sono succubo e succube.
Marco1971 ha scritto: Sebbene il francese inodore /inO'dOR/ sia piú antico (il TLF dice 1765, mentre il DELI lo retrodata al 1762) dell’italiano inodoro /ino'doro/ (1869) e la forma italiana piú diffusa sia inodore /ino'dore/, le prime attestazioni italiane compaiono sotto la forma inodoro (Tommaseo, Carducci, Borgese), il che significa che l’influsso del francese è posteriore all’introduzione della parola in italiano.
Non sono d'accordo.
Secondo quanto si evince dalla dichiarazione del DELI:
Le attestazioni italiane, finora tutte ottocentesche, confermano, però, il tramite francese (inodore: 1762), come denunciano i puristi.
la parola è entrata in italiano dal francese. Le prime attestazioni letterarie ci dicono solo che gli autori che hanno utilizzato la parola hanno cercato di italianizzarla ulteriormente. La parola poteva benissimo essere diffusa precedentemente (e in seguito) nella forma inodore.
Riporto, ad integrazione, le indicazioni etimologiche del DISC:
• fr[ancese] inodore, lat. inodorum, [...] • a[vanti] 1869
Marco1971 ha scritto:D’altra parte, Battaglia, DELI, DOP, De Agostini (ex Sàndron), DIR, Palazzi e Gabrielli (anche nell’edizione postuma monovolume) mettono a lemma inodoro.
Questo dato è importante, ma va considerato che, a parte il DELI, si tratta di dizionari conservatori (alla lista si può aggiungere il Treccani). Queste informazioni vanno integrate con dizionari più aperti all'uso come lo Zingarelli e il DISC (quest'ultimo consiglia inodore).
Marco1971 ha scritto: Le scelte del GRADIT ponderano bene sia l’uso piú affermato sia le forme principali messe a lemma negli altri dizionari attuali. Ora, per quanto riguarda succubo/succube, la maggior parte dei dizionari (anche il recentissimo Devoto-Oli) danno la prima forma come quella preferibile. Quanto alla pronuncia /'gwajna/ invece di /gwa'ina/ – se non erro considerata «trascurata» dal Canepàri (?) – penso che non abbia ancora soppiantato del tutto la pronuncia tradizionale e venga tuttora avvertita assai popolare dai parlanti colti.
Condivido completamente quanto dice.
Le mie obiezioni ed esemplificazioni contestavano questa sua affermazione:
Marco1971 ha scritto: Il GRADIT non consiglia, registra obiettivamente le forme piú diffuse (non quelle preferibili secondo i criteri della correttezza)...
Infatti dicevo:
bubu7 ha scritto:Premesso che per il Gradit la frequenza di una forma è un fattore fondamentale per indicare la sua consigliabilità e quindi la sua correttezza, non si tratta dell'unico fattore.
La consigliabilità di una variante di forma si evince dal fatto che sotto essa la voce è sviluppata oppure, nel caso della pronuncia, dall'ordine delle varianti.
Il Gradit consiglia inodore, succubo e guaìna, sebbene sarebbe difficile affermare che le ultime due varianti siano oggi le più frequenti.
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Intervento di Marco1971 »

Certo, bisognerebbe approfondire la questione, ma sta di fatto che le attestazioni letterarie ottocentesche del Battaglia e della LIZ 4.0 (nella quale non compare nessun esempio di inodore, neanche come femminile plurale) usano la forma inodoro (non possiamo tener conto degli esempi in cui compare inodori al maschile plurale, ovviamente), ed è questa la forma lemmatizzata, senza varianti, nel Tommaseo-Bellini (1865-1879).

La voce ci è senza dubbio giunta dal francese, come dicono DELI e DISC, ma penso che gli scrittori dell’epoca abbiano intuito subito l’origine latina (inodoru[m]) e l’abbiano adattata spontaneamente – cosa che i francesi non potevano fare, non esistendo nella loro lingua aggettivi qualificativi uscenti in -o.

Sarebbe interessante scoprire qual è la prima attestazione letteraria di inodore e fino a quando, sempre in letteratura, si sia usato inodoro. Peccato che la LIZ 4.0 si debba fermare, per le «leggi vigenti sul copyright» :evil:, a Pirandello e D’Annunzio… :(
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Peccato che la LIZ 4.0 si debba fermare, per le «leggi vigenti sul copyright» :evil:, a Pirandello e D’Annunzio… :(
Google invece se ne infischia, ma hanno una banca dati ancora decisamente scarna...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Federico ha scritto:Google invece se ne infischia, ma hanno una banca dati ancora decisamente scarna...
E invece Google non sembra infrangere la legge: ho provato a fare una ricerca con un mio libro feticcio, Orlando, di Virginia Woolf, e compare un campione sul cui margine destro si legge «copyrighted material», e in alto: «Sample pages displayed by agreement with Wordsworth Editions».

È geniale la funzione «Search within this book», che in effetti consente ricerche nell’intero testo, sebbene, per ora, offra ben poco in lingua italiana. Grazie per la segnalazione, Federico.
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Federico
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Intervento di Federico »

Strano: sapevo che le case editrici avevano fatto causa a Google.
Comunque le case editrici vorrebbero vietare persino le biblioteche, figurarsi. :roll:
Forse ce n'è qualcuna piú illuminata.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Vedo che il DiPI, per «inodoro», «incoloro», «indoloro» e «insaporo» propone le pronunce con la -o- tonica aperta come "ostentate" (quindi, direi, [più] corrette a prescindere). Il DOP, tuttavia, non le prende nemmeno in considerazione.
Perché sarebbero preferibili le pronunce con la -o- tonica aperta (in lat. si ha inodōru(m) con la lunga): termini dotti? e perché sono neglette dal DOP e marcate con ↑ nel DiPI?
Ultima modifica di Zabob in data sab, 10 gen 2015 15:03, modificato 2 volte in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Intervento di PersOnLine »

Nel DOP, io vedo a lemma, come prima entrata, incolore, indolore e inodore; e pure in una edizione cartacea del 1999, quindi escluderei recenti revisioni della versione in linea.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

PersOnLine ha scritto:Nel DOP, io vedo a lemma, come prima entrata, incolore, indolore e inodore...
Sì, ma consultando le relative voci si ha p.e. incolore [iṅkolóre] o incoloro [iṅkolóro] (similm. per indolore, inodore e insapore).
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Intervento di Infarinato »

Zabob ha scritto:Vedo che il DiPI, per «inodoro», «incoloro», «indoloro» e «insaporo» propone le pronunce con la -o- tonica aperta come "ostentate" (quindi, direi, [più] corrette a prescindere). Il DOP, tuttavia, non le prende nemmeno in considerazione.
Perché sarebbero preferibili le pronunce con la -o- tonica aperta (in lat. si ha inodōru(m) con la lunga): termini dotti? e perché sono neglette dal DOP e marcate con ↑ nel DiPI?
Proprio perché sono voci dotte, che, secondo il miglioriniano «vocale incerta, vocale aperta», dovrebbero avere -ò-. Tuttavia, ciò è meramente teorico, ché tali aggettivi sono stati ben presto fono[morfo]logicamente attratti e assorbiti nel [foltissimo] gruppo dei deverbali e deaggettivali in -óre.
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