Frase con imperativo tronco e clitico

Spazio di discussione su questioni di carattere morfologico

Moderatore: Cruscanti

Don Lisander
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Intervento di Don Lisander »

Ferdinand Bardamu ha scritto:La maggior parte di questi autori è di origine settentrionale. Non istupisce l’assenza di cogeminazione, riprodotta dalla grafia. In ogni caso, il ricorso all’autorità serve a poco, quando contrasta apertamente con la norma, e con una norma piuttosto chiara, per giunta. Vede, si può scrivere anche sopratutto o dacapo, o finanche piuttosto che per oppure, chiamando a testimonio una manciata di nomi illustri; ma l’errore rimane. :)
Con gli errori da lei citati si cava ben poco da Google Libri. Anzi nulla, quanto a "nomi illustri" (e comunque, sebbene la mia vertiginosa lista possa in teoria anche servire a qualcuno come argumentum ad auctoritatem, non cercavo giustificazioni, stante quanto ho detto subito dopo: cioè che aggiusterò la pronuncia e la grafia). Qui il caso è lievemente diverso, direi. Il problema è per l'appunto nei termini che ha indicato lei all'inizio del suo intervento. Ma perché io, che sso' rromano, dico senonché? L'influsso di genitori nati e vissuti in gioventù altrove? Pò èsse'. :o :lol:
L'assenza di indicazione esplicita della forma più corretta su vocabolari quali lo Zingarelli ha probabilmente fatto il resto. :|
Ultima modifica di Don Lisander in data mer, 20 mar 2013 21:43, modificato 6 volte in totale.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Don Lisander ha scritto: C'è da chiedersi se sia davvero meno corretto, o se non sia soltanto meno comune. Presumo sia entrambe le cose, nevvero?

*A proposito, lo Zingarelli ha (raro) davanti a senonché.
A dire il vero, si direbbe persino più comune (senonché vs sennonché), ma credo non stia qui il cuore della questione sulla maggiore correttezza [e quindi preferibilità] di una forma rispetto a un altra, quanto semmai nel rispetto della tradizione e della storia linguistica (lo stesso che dovrebbe anche far preferire una pronuncia rispetto a un altra); ma in questa piazza ci sono persone decisamente più titolate di me a dare lezioni di lingua.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Don Lisander ha scritto:Ma perché io, che sso' rromano, dico senonché? L'influsso di genitori nati e vissuti in gioventù altrove? Pò èsse'. :o :lol:
Pò èsse, pò èsse. :D Normalmente, però, anche a Roma c’è cogeminazione dopo se, o sbaglio? Mi viene in mente un «si tte pijo…!».
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Don Lisander ha scritto:L'assenza di indicazione esplicita della forma più corretta su vocabolari quali lo Zingarelli ha probabilmente fatto il resto. :|
È proprio questo l’irrisolvibile problema: i dizionari non solo non danno piú indicazioni normative sulle forme preferibili, ma sarebbero ben incapaci di farlo... In proposito, le segnalo questo filone.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Don Lisander
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Intervento di Don Lisander »

Ragazzi, diciamoci la verità: come potrebbe lo Zingarelli bollare come errore (anziché come versione più rara, come fa) senonché, quando a usarlo sono stati perfino il Filarete, Giambattista Giraldi Cinzio, Stefano Guazzo, Carlo Cattaneo, Alessandro Manzoni (che saluto, se mi sta seguendo), Ippolito Nievo, Federico Della Valle, Ugo Foscolo, Edmondo De Amicis (lo scrivo anche qui), Graziadio Isaia Ascoli, Graziadio Isaia Ascoli (ah, l'avevo già scritto?), Lorenzo Da Ponte, Giovambattista Marino, Francesco Guicciardini, Giovambattista Ramusio, Francesco Totti (no, d'accordo, lui no: le sue opere non sono ancora indicizzate)? :lol: :lol: :lol:
Provare per credere: http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/se ... startDoc=1
Ultima modifica di Don Lisander in data mer, 20 mar 2013 21:45, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Don Lisander ha scritto:Ragazzi, diciamoci la verità: come potrebbe lo Zingarelli bollare come errore (anziché come versione più rara, come fa) senonché, quando a usarlo sono stati perfino il Filarete, Carlo Cattaneo, Alessandro Manzoni...
Perché la norma muta nel tempo, e in particolar modo per quanto riguarda l’ortografia! Un tempo si scriveva huomo, cosa oggi non possibile, ecc. Che poi senonché prevalga oggi non è un buon motivo per caldeggiare una grafia che ci discosta dalla pronuncia sovrarregionale dell’italiano.

Ma la norma, pare, non è chiarissima ai compilatori odierni di dizionari...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Don Lisander ha scritto:Provare per credere: http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/se ... startDoc=1
Ho cercato uno dei tratti incriminati di Manzoni con Google, e qui l'ho trovato con sennonché; non è che forse l'esito della ricerca dipende anche dalla versione e, magari, dal rimaneggiamento di qualche (s)correttore di bozze?
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

È strano che anche alle mie orecchie suoni meglio senonché, ma dall'altro sennò.
Per esempio, pronunciando "se non lo fai...", mi viene spontaneo non cogeminare.

Tornando al tema originario, a me suonano più spontanei gli imperativi non tronchi (per intenderci, quelli che coincidono col presente indicativo: vai, fai) nella lingua colloquiale d'oggi (escludendo le forme coi clitici naturalmente: fammi, vammi, etc.).
Invece le forme tronche (va', fa') mi suonano biblici o tipici del doppiaggese.
Invece sta' mi suona dialettale.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ma poi va', fa', sta', da' e di' è giusto chiamarle forme "apocopate" o "tronche"? per me l'apocope o troncamento è dove non c'è l'apostrofo, come in gran, san, bel, ben, amor ecc.
Lo so, ho fornito un argomento a chi sostiene che vadano scritte senza quel segno dopo la vocale...
Un altro esempio in cui l'apostrofo mi sembra utile (anche se si tratta di forme "sorpassate") è per distinguere vo' (io voglio) da vo (io vado); sono troncamenti (o apocopi), elisioni o che altro questi?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Zabob ha scritto:Ma poi va', fa', sta', da' e di' è giusto chiamarle forme "apocopate" o "tronche"? per me l'apocope o troncamento è dove non c'è l'apostrofo, come in gran, san, bel, ben, amor ecc.
Come ho riportato su, da’, va’ e sta’ sono apocopi posvocaliche, tipiche del toscano, di dai, vai e stai. Questo tipo di apocopi — applicate soprattutto alle preposizioni articolate — si ritrovano in letteratura fino a tutto l’Ottocento.

Un esempio letterario:

Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da’ pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri. (Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis)
Zabob ha scritto:Un altro esempio in cui l'apostrofo mi sembra utile (anche se si tratta di forme "sorpassate") è per distinguere vo' (io voglio) da vo (io vado); sono troncamenti (o apocopi), elisioni o che altro questi?
Vo’ per voglio è un troncamento. Vo, voce del verbo andare, è una forma analogica sul modello di do (dare), ormai quasi solo toscana e regionale (io la uso nel mio dialetto).
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Se i verbi sono 3, altrettante diventano le possibili collocazioni del clitico: "Mi vuoi venire a trovare?" - "Vuoi venirmi a trovare?" - "Vuoi venire a trovarmi?"
Non sento evidenti differenze fra la seconda e la terza opzione, mentre la prima mi sembra pochissimo adoperata.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Io uso spontaneamente molto di piú la terza («Vuoi venire a trovarmi?»), mentre ricorro alla seconda («Vuoi venirmi a trovare?») occasionalmente e alla terza («Mi vuoi venire a trovare?») raramente.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Sigh! Se consultaste piú assiduamente il DiPI, non vi stupireste della differenza tra senonché e sennò [nella vostra pronuncia]… :roll:
Don Lisander
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Intervento di Don Lisander »

Bene, si tratta, stando a Canepàri, di una «pronuncia "tollerata" (dopo " ; "), che è, però, meno consigliabile, soprattutto per un uso professionale della voce».
Avatara utente
Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Determinata dal fatto che non, in pronuncia «moderna» (quindi piú romana che toscana), è ageminante: /°non. non/.
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