Le amalgame

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valerio_vanni
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Re: Le amalgame

Intervento di valerio_vanni »

Stavo giusto per commentare l'intervento di Marco:
Marco1971 ha scritto: dom, 21 lug 2019 23:52 L’auspicare, poi, che una parola ambigenere diventi o solo femminile o solo maschile deve risultare da un ragionamento che mi sfugge: lungi dall’essere una tara, una doppia possibilità rappresenta una ricchezza della lingua, a cui attingere nelle circostanze espressive piú diverse. Invece, si vorrebbe sacrificare l’ambivalenza in nome di non si sa quale sacro nume…
dicendo che secondo me la ricchezza di una doppia possibilità dev'essere legata a una divisione semantica.
L'indecisione semplice e pura su una parola non mi pare positiva, oltretutto è anche alla base di qualche plurale "fantasioso" come le amalgami o gli amalgame.

E che, a differenza di asse, qui ci si trova nel campo dell'oscillazione.
Millermann ha scritto: mar, 23 lug 2019 15:08 Nelle parole con doppio genere, spesso la scelta è dettata dal significato. Penso a termini comuni, come asse, o a casi in cui la scelta è meno immediata, come componente.

Potrebbe essere, forse, un'idea interessante quella di provare a estendere tale possibilità al caso di amalgama. :idea:
Ad esempio, riflettendoci, mi sentirei d'usare (e di consigliare) il femminile nel significato proprio di lega metallica
...e il maschile nel significato estensivo/figurato di mescolanza, unione:
3. a. estens. Mescolanza, impasto: a. di colori.
b. fig. Unione o miscuglio di cose diverse.
Potrebbe essere interessante, ma fino a che punto è condiviso? Se lo è troppo poco, rischia di essere un'intesa tra pochi e la parola nella lingua continua a sguazzare nel dubbio.
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Marco1971
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Re: Le amalgame

Intervento di Marco1971 »

Casi di doppio genere senza distinzione semantica si trovano anche in francese senza traumi: un(e) après-midi, un(e) alvéole, un(e) enzyme…

Insomma, i sostantivi ambigeneri non rappresentano un problema nel funzionamento normale di una lingua. L’uso può finire con l’optare per un solo genere, ma questo non dipende mai da una decisione (che nessuno ha l’autorità di prendere).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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