«Preavviso lavorato»
Moderatore: Cruscanti
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«Preavviso lavorato»
Spesso si legge questa dizione nei contratti di lavoro, quando si parla di dimissioni/recesso. A mio parere è sbagliato in quanto preavviso non complemento oggetto del lavorare (come invece nel caso di legno lavorato, terra lavorata). Quindi piuttosto che preavviso lavorato io preferirei una perifrasi.
- Ferdinand Bardamu
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Da una breve ricerca, quest’uso di lavorare come transitivo è comune per espressioni come giorno lavorato, settimana lavorata e sim., e ricorre, in particolare, in scritti tecnici: es. «Studi di settore», «Colf e badanti. La soluzione per la gestione del rapporto di lavoro domestico», «Il contratto di lavoro. Lavoratori domestici».
Risponde dunque a un’esigenza di brevità e praticità, anche se non potrebbe aspirare a nulla piú che quest’impiego prettamente funzionale. Sospetto infatti che sia nato dalla cattiva interpretazione di frasi come «Ho lavorato due giorni» e simili, in cui «due giorni» è erroneamente considerato come un complemento oggetto (e non, com’è giusto, un complemento di tempo).
Risponde dunque a un’esigenza di brevità e praticità, anche se non potrebbe aspirare a nulla piú che quest’impiego prettamente funzionale. Sospetto infatti che sia nato dalla cattiva interpretazione di frasi come «Ho lavorato due giorni» e simili, in cui «due giorni» è erroneamente considerato come un complemento oggetto (e non, com’è giusto, un complemento di tempo).
- Ferdinand Bardamu
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Tanto per dimostrare che si può usare un linguaggio tecnico senza violare la grammatica (o ricorrere a un anglicismo), ecco che cosa scrive Carlo Maria Cipolla in Storia economica dell’Europa pre-industriale (Bologna, «Il Mulino», 1975, p. 127; grassetto mio):
Il numero delle persone addette a un particolare settore dell’economia dice molto ma non dice tutto circa la quantità effettiva e la qualità di lavoro immesse in detto settore […]. Parecchio dipende da:
Il numero delle persone addette a un particolare settore dell’economia dice molto ma non dice tutto circa la quantità effettiva e la qualità di lavoro immesse in detto settore […]. Parecchio dipende da:
- numero di giornate lavorative effettivamente impiegate;
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Sí, però scrive lavorative, non lavorate...Ferdinand Bardamu ha scritto:[…]. Parecchio dipende da:…
- numero di giornate lavorative effettivamente impiegate;
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
- Ferdinand Bardamu
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Questo è vero; oggi si può lavorare anche in un giorno non lavorativo. Quel che mi premeva mostrare, di là da ciò, era che, se si vuole, si può trovare una soluzione grammaticalmente corretta. Il Nostro avrebbe potuto scrivere pure «giornate feriali effettivamente lavorate», se avesse voluto seguire il cattivo abito odierno.
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