«Robotizzare» ~ «robottizzare»

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Ferdinand Bardamu
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«Robotizzare» ~ «robottizzare»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

La regola di derivazione delle parole terminanti in consonante prescriverebbe il raddoppiamento di tale consonante davanti a un suffisso accentato, che renda perciò il derivato rizoatono: es. stop > stoppare. Ci sono però alcune eccezioni, registrate dai dizionari, come, ad esempio, snobismo (ma, come sappiamo, il Castellani preferiva il piú corretto snobbismo) e robotizzare.

In quest’ultimo caso, giacché la parola è probabilmente entrata nel nostro lessico dal francese, si è deciso di trascurare le regole di derivazione italiane per mantenere la forma cosí com’era nella lingua di partenza, col solo adattamento della terminazione. Si è generata cosí un’incoerenza con altri derivati di robot, es. robottino. (La stessa regola non si applica ai derivati con suffisso -ico: da soviet abbiamo sovietico, da talmud si è fatto talmudico, e da robot, quindi, robotico. Ciò, se non vado errato, dipende dal fatto che il suffisso non porta l’accento.)

In Google Libri ci sono alcuni (pochi) risultati per robottizzare.
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Intervento di Infarinato »

Rimando a un mio vecchio intervento (peraltro non risolutivo) sull’argomento.
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie. Un intervento (come sempre) molto istruttivo, anche nella seconda parte. :)

Si parlò di un caso analogo nel filone su targettizzare (e relative varianti). Avrei però un dubbio: ritieni che l’assenza della geminata in robotizzare sia da imputare piú che (o oltre che) a ragioni etimologiche alla posizione penultimale dell’accento nella base, in una pronuncia anglicizzante che si è sostituita a quella alla francese («robò»)? Insomma: da robot si dovrebbe avere robottizare in ogni caso, o soltanto se si presuppone una pronuncia ossitona?
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Insomma: da robot si dovrebbe avere robottizare in ogni caso, o soltanto se si presuppone una pronuncia ossitona?
Direi che il raddoppiamento della consonante finale della base è categorico solo nel caso di basi ultimali uscenti in sillaba semplice caudata, cioè costituita di una sola vocale accentata e di una sola consonante [effettivamente pronunciata] diversa da liquida o nasale /l r m n/.

In tutti gli altri casi è difficile stabilire a priori se vi sarà raddoppiamento.

Nel caso di robotica e robotizzare, poi, io ci vedo l’influsso della pronuncia penultimale [all’]inglese di robot. Inoltre, il Treccani c’informa che robotizzare è formato «sul modello del fr[ancese] robotiser» (grassetto mio).
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Grazie ancora. Dunque la mia ipotesi che il raddoppiamento della consonante finale della base (diversa da /l r m n/) dipenda dall’accentazione del suffisso è errata.

Ora mi viene in mente che esiste un altro verbo in -izzare privo del raddoppiamento, anch’esso derivato da un forestierismo che esce in /-t/: sovietizzare. Né il Treccani né il De Mauro danno un etimo straniero per questa parola. Oggi è comune la pronuncia penultimale, ma, quando il verbo comparve la prima volta, soviet doveva esser pronunciato sovièt, come prescrive il DOP.1 Se neanche in questo caso si è applicato il raddoppiamento, ciò significa, come dici tu, che non si può stabilire con certezza a priori se tale raddoppiamento ci sarà.

__________
1 A meno che la ritrazione dell’accento per la volontà di evitare una pronuncia sentita come arcaica o dialettale (come osservava acutamente Klajn) non si sia fatta sentire fin dalla prima introduzione della parola (anno 1917, secondo il De Mauro).
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Intervento di Infarinato »

In realtà avrei dovuto ribadire che «il raddoppiamento della consonante finale della base è categorico solo nel caso di basi ultimali uscenti in sillaba semplice caudata, cioè costituita di una sola vocale accentata e di una sola consonante [effettivamente pronunciata] diversa da liquida o nasale /l r m n/» ed eccezion fatta per i casi in cui subentrano fattori analogici.

Mi sembra quindi chiaro che in casi come quelli di sovietico e robotico subentra l’analogia coi moltissimi derivati (di formazione antica e moderna) in -ètico e -òtico.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Chiarissimo. Un’ultima domanda, per togliermi ogni dubbio residuo.

Gli aggettivi di relazione derivati da certi nomi stranieri che abbiano le caratteristiche descritte dovrebbero rispettare la regola che hai formulato. Se nella coppia di varianti balzacchiano ~ balzachiano possiamo individuare la parola meglio formata (balzacchiano, confrontabile con un altro derivato di una parola ultimale in -ac: cognac > cognacchino), quale variante scegliere tra cavurriano e cavuriano, e volterriano e volteriano? Cavour e Voltaire sono basi ultimali uscenti in sillaba semplice caudata, ma la coda è costituita di una vocale accentata e una liquida effettivamente pronunciata. Secondo le caratteristiche fonetiche di queste parole, che hai descritto qui, la /r/ finale è breve e la vocale che la precede è lunga, perciò l’aggiunta di un suffisso non dovrebbe provocare l’intensificazione della consonante (se non ho preso un abbaglio, fraintendendo la tua spiegazione). Mi sfugge qualcosa?
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:[Q]uale variante scegliere tra cavurriano e cavuriano, e volterriano e volteriano? Cavour e Voltaire sono basi ultimali uscenti in sillaba semplice caudata, ma la coda è costituita di una vocale accentata e una liquida effettivamente pronunciata. Secondo le caratteristiche fonetiche di queste parole, che hai descritto qui, la /r/ finale è breve e la vocale che la precede è lunga, perciò l’aggiunta di un suffisso non dovrebbe provocare l’intensificazione della consonante…
La condizione è solo necessaria, ma non sufficiente. In altre parole: se, ceteris paribus, la consonante finale non è una liquida o una nasale, allora si ha raddoppiamento, ma, se è una liquida o una nasale, non è detto che non si abbia.

Nelle parole in esame sono forse intervenuti fattori etimologici (CABURRUM) o paretimologici (Volterra), ma l’oscillazione tra presenza e assenza di raddoppiamento per le basi uscenti in /r/ ha forse una spiegazione piú naturale.

Se è vero quanto ho altrove richiamato a proposito delle sillabe semplici caudate uscenti in vocale accentata e /r/, in cui, diversamente dalle altre sillabe di questo tipo, è la vocale a essere lunga e la consonante a essere breve, è però anche vero che le situazioni in cui ciò si verifica davvero sono solo i troncamenti poetici in fin di verso (mangiar, finir etc.), ché in ogni altro contesto sillabe di questo tipo sono sempre «proclitiche» in italiano, quindi atone o comunque sprovviste di accento primario in corpo di frase (per, temer danni etc.).

Ecco quindi l’incertezza e la conseguente ambiguità di trattamento, e anzi forse la leggera tendenza a raddoppiare, come nel toscano vernacolare barre, da cui il popolare barrista.
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:in una pronuncia anglicizzante che si è sostituita a quella alla francese («robò»)?
Semmai... robó. Robò non l'ho mai sentito, anche se sarebbe l'adattamento «naturale». Oggi, poi, è effettivamente diffusa la pronuncia all'inglese ròbot.
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Re: «Robotizzare» ~ «robottizzare»

Intervento di Zabob »

Riporto alla luce il filone per una domanda: perché diciamo sudista? Da “sud” non dovrebbe aversi, semmai, suddista?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Re:

Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto: ven, 03 apr 2015 21:44 Se nella coppia di varianti balzacchiano ~ balzachiano possiamo individuare la parola meglio formata (balzacchiano, confrontabile con un altro derivato di una parola ultimale in -ac: cognac > cognacchino)
Piccola nota: da me si dice cògnacche e cognacchìno.
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Re: «Robotizzare» ~ «robottizzare»

Intervento di Infarinato »

Zabob ha scritto: gio, 03 ott 2019 21:17 Riporto alla luce il filone per una domanda: perché diciamo sudista? Da “sud” non dovrebbe aversi, semmai, suddista?
Perché ci arriva dal francese. ;)
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